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La gravidanza è un momento ideale per iniziare ad adottare uno stile di vita sano, sia per l’aumento della motivazione della donna a prendersi cura di sé, sia per la maggiore frequenza di visite mediche.

In assenza di condizioni patologiche specifiche, le donne in gravidanza dovrebbero iniziare o mantenere uno stile di vita attivo, praticare un'adeguata attività fisica e proseguirla anche durante la fase post partum e l’allattamento.

La scelta di iniziare o continuare un programma di attività fisica deve prevedere una valutazione iniziale delle condizioni cliniche, in particolare per le donne a rischio ostetrico o con patologie, al fine di consigliare attività o esercizi specifici e adattati alle condizioni della gestante.

In assenza di complicazioni ginecologiche/ostetriche o altre controindicazioni, l'attività fisica è sicura e desiderabile per tutte le donne incinte, che devono essere incoraggiate a continuare o a iniziare un programma di attività fisica.

Indicazioni all’esercizio fisico in gravidanza

Le future mamme dovrebbero praticare almeno 150 minuti di attività fisica a intensità moderata ogni settimana (o 30 minuti per 5 giorni) durante tutta la gravidanza, cominciando gradualmente.

Camminare è un ottimo mezzo per allenarsi senza sforzi eccessivi. E’ bene preferire percorsi pianeggianti, soprattutto nell’ultimo trimestre ed è consigliabile camminare in compagnia così da avere un aiuto in caso di bisogno (stanchezza, crampi etc.).

Consigliati anche ginnastica dolce, esercizi in acqua, yoga e pilates modificati e adattati per facilitare l’attività fisica.

A partire dall’8° mese sono utili gli esercizi per la respirazione e di rilassamento.

Si consiglia di effettuare attività fisica nelle ore più fresche della giornata, cercando di reintegrare i liquidi bevendo acqua.

Cosa evitare in gravidanza

Evitare, soprattutto dopo il terzo mese, le attività che comportino rischio di caduta (bicicletta, sci, pattinaggio, equitazione), bruschi cambi di direzione, scatti, saltelli, slanci (tennis, pallavolo o pallacanestro), esercizi in posizione supina o che comportino il mantenimento prolungato della posizione supina.

Evitare l’esercizio fisico intenso ad altitudini oltre 2500m, le attività a elevato rischio di contatto, caduta o trauma addominale e le immersioni subacquee.

Benefici dell’attività fisica in gravidanza

L’esercizio fisico in gravidanza permette di migliorare la funzionalità cardiocircolatoria, la forza e la resistenza muscolare, di evitare l’aumento eccessivo di peso, prevenire o ridurre la gravità dei disturbi muscoloscheletrici collegati alla gravidanza, quali mal di schiena e dolori pelvici, ridurre il rischio di macrosomia fetale o neonati large for gestational age, di diabete gestazionale, di pre-eclampsia, prevenire o ridurre l’incontinenza urinaria.

Nel post partum, inoltre, l’attività fisica contribuisce a ridurre la depressione e l'ansia, a tenere sotto controllo il peso, a migliorare l'umore e la funzionalità cardiorespiratoria.


L’attività fisica nel paziente obeso comporta numerosi benefici, ma è necessario che l’attività venga protratta nel tempo.

Sono da privilegiare le attività in scarico come esercizi in acqua, ginnastica a terra, pedalate in bicicletta (non è consigliabile la corsa per non sovraccaricare l’apparato locomotore).

E' consigliabile frazionare l’attività fisica nell’arco della giornata; questo consente di ridurre i livelli di sedentarietà, adottare uno stile di vita più attivo e abbattere alcune barriere, che contrastano la pratica di attività fisica (scarsità di tempo e/o di motivazione).

L’attività fisica nel paziente obeso comporta numerosi benefici:

  • a carico dell’apparato cardiovascolare si osserva un miglior controllo della pressione arteriosa, delle aritmie e riduzione degli eventi cardio e cerebrovascolari maggiori
  • a livello metabolico si registra un miglior controllo del profilo lipidico
  • migliora la funzionalità osteo-articolare
  • migliora il benessere generale e la qualità della vita attraverso l’attenuazione di depressione e ansia e l’aumento dell’autostima e della socializzazione

L’attività fisica è in grado di influire positivamente sulla composizione corporea, inducendo una riduzione della massa grassa e un mantenimento/aumento di quella magra. Sia l’esercizio aerobico che quello contro resistenza svolgono un ruolo fondamentale nella riduzione dell’eccesso ponderale. Il primo, in particolare, promuove un aumento del dispendio energetico favorendo il dimagrimento (bilancio energetico negativo); il secondo, invece, favorisce un aumento della massa muscolare così da evitarne una riduzione a seguito delle diete ipocaloriche e, al tempo stesso, fondamentale per aumentare il ritmo metabolico giornaliero.

I benefici dell'esercizio fisico possono essere ottenuti solo a condizione che l’attività venga protratta nel tempo.

Lo svolgimento di qualunque tipo di attività fisica deve essere comunque valutato dallo specialista, attraverso la collaborazione di diversi professionisti della salute. Un team multiprofessionale (medico di medicina generale/pediatra di libera scelta, psicologo, dietologo, medico dello sport, laureato in scienze motorie) può accompagnare e supportare un percorso di cambiamento consapevole dello stile di vita, orientando e fidelizzando il paziente ad un’adeguata alimentazione e alla pratica costante di attività fisica affinché la riduzione del peso possa persistere nel tempo, migliorando così lo stato di salute e la qualità di vita della persona obesa.

 Il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta, in particolare, sono in grado di comprendere quali sono le necessità e le priorità della persona, cosa essa si aspetta dalla pratica di attività fisica e di identificare eventuali barriere, reali o psicologiche, alla pratica di esercizio. Insieme al medico dello sport può essere definito (dopo visita medica e controlli clinico-diagnostici) il programma di attività fisica più idoneo al paziente per Frequenza, Intensità, Tempo e Tipologia alle condizioni dell’individuo, specie in caso di comorbidità obesità-specifiche quali diabete mellito, insulino-resistenza, malattie cardiovascolari, ecc.) e con particolare attenzione per coloro che sono sedentari.

L’attività fisica può e deve, comunque, essere inserita nella routine giornaliera, ad esempio attraverso il cammino, attività alla portata di tutti e a qualsiasi età, che non richiede abilità particolari né tempi di apprendimento, si può fare ovunque, è piacevole e socializzante. Anche al lavoro, è possibile fare una breve passeggiata durante la pausa, preferire l’uso delle scale e aderire a programmi specifici di promozione di sana alimentazione e attività fisica ove presenti.

Per aumentare la compliance è fondamentale dare al paziente obeso la possibilità di essere seguito anche sul piano dell’attività fisica e poterne verificare i benefici. Realizzare un programma di attività fisica e utilizzare indicatori che rinforzano la motivazione (modifica del peso, vedersi e sentirsi meglio, etc.) rappresentano elementi motivazionali di forte impatto.


L’attività fisica è importante sia per il trattamento della malattia diabetica che per la prevenzione del diabete di tipo 2, specie nelle persone che presentano fattori di rischio cardiovascolare e/o per lo sviluppo di diabete di tipo 2.

Adottare una corretta alimentazione, praticare attività fisica, ridurre la sedentarietà, mantenere un peso corporeo ottimale, evitare fumo e alcol contribuiscono a prevenire l’insorgenza del diabete di tipo 2 e aiutano a gestire anche il diabete di tipo 1, con risultati più duraturi e vantaggiosi rispetto alla sola terapia farmacologica anche in termini di prevenzione delle complicanze.

Benefici dell’attività fisica nelle persone con diabete mellito

Lo svolgimento di una regolare attività fisica riduce le complicanze a lungo termine del diabete mellito (infarto miocardico, ictus, arteriopatia periferica, nefropatia, neuropatia diabetica, piede diabetico, ecc.) e apporta benefici di tipo psicologico e cognitivi, determinando un miglioramento del benessere e della qualità della vita.

A livello metabolico favorisce un miglior controllo della glicemia, del profilo lipidico, del peso corporeo e dell’adiposità viscerale, mentre a livello muscolo-scheletrico preserva e/o migliora la funzionalità osteo-articolare. Piccole quantità di attività fisica durante il giorno che interrompono la sedentarietà riducono l’insulino-resistenza nel diabete di tipo 2 e l’iperglicemia post-prandiale in entrambi i tipi di diabete.

Per i bambini con diabete di tipo 1, maggiormente esposti all’incidenza di complicanze cardiovascolari nel corso della vita anche in presenza di un buon controllo glicemico, praticare attività fisica è particolarmente importante. L’esercizio fisico, infatti, migliora la composizione corporea e, se svolto con regolarità, si associa a livelli più bassi di emoglobina glicata, potenzia gli effetti ipoglicemizzanti della terapia insulinica diminuendone il fabbisogno, favorisce il controllo della pressione arteriosa, migliora la qualità della vita, le relazioni sociali e il benessere psicofisico.

Indicazioni all’esercizio fisico

Per le persone con diabete di tipo 2 le linee d’indirizzo italiane, in linea con l’OMS raccomandano la pratica settimanale di attività fisica aerobica per almeno 150-300 minuti a intensità moderata oppure per almeno 75-150 minuti a intensità vigorosa o combinazioni equivalenti delle due. Tale attività deve essere svolta frequentemente, possibilmente ogni giorno, cercando di evitare due giorni consecutivi di inattività, aggiungendo almeno 2-3 sessioni di esercizi di forza per la maggior parte dei gruppi muscolari svolte in giorni non consecutivi. L’attività fisica aerobica deve essere integrata con esercizi di riscaldamento, flessibilità, respirazione e propriocezione.

Praticare quantità superiori di attività fisica, ove possibile, apporta ulteriori benefici alla salute. Le attività di tipo aerobico contribuiscono a favorire il benessere psicologico, il controllo della glicemia, la riduzione della massa grassa, la gestione delle complicanze del diabete e la prevenzione di altre condizioni patologiche, come l’ipertensione arteriosa e la cardiopatia ischemica, più frequenti nel paziente diabetico.

Le attività fisiche di forza, meglio se associate allo stretching, sono importanti per il miglioramento o il mantenimento della massa e della forza muscolare. Lo yoga, il tai-chi e la ginnastica dolce, unendo varie tipologie di esercizio (forza, flessibilità, equilibrio, aerobico) di intensità lieve-moderata, contribuiscono a raggiungere i livelli di attività fisica raccomandati e migliorano la qualità di vita.

Prima di iniziare un programma di esercizio fisico è necessaria una accurata valutazione medica multidisciplinare volta ad accertare l’intero quadro clinico e la sua stabilità, nonché l’adeguatezza della terapia farmacologica, indispensabile anche per definire gli obiettivi da raggiungere. L’eventuale presenza di complicanze non impedisce la pratica di attività fisica, ma rende ancora più necessario definire la tipologia di programma che meglio si adatta alle condizioni di salute e alle capacità del singolo.

Coloro che non sono in grado di raggiungere i livelli raccomandati dovrebbero svolgere attività fisica in base alle proprie condizioni di salute, capacità e abilità, cercando di aumentare gradualmente quanto più possibile frequenza, intensità e durata. È importante, inoltre, interrompere, almeno ogni 30 minuti, i periodi trascorsi in posizione seduta o reclinata con pause, anche brevi, di attività (2-3 minuti, cosiddette pause attive).

Brevi camminate, esercizi aerobici a intensità lieve/moderata, esercizi a corpo libero effettuati sul posto (ad esempio piegamenti sulle gambe effettuati alzandosi ripetutamente da una sedia o dal divano) e l’alternanza ripetuta della posizione seduta con quella in piedi possono essere ugualmente efficaci. Interrompere le attività sedentarie svolgendo piccole quantità di attività fisica durante il giorno può contribuire, infatti, a contenere i livelli postprandiali di glucosio e insulina. Pertanto, il messaggio da promuovere è muoversi di più e stare meno tempo seduti.

Oltre alle attività di vita comuni, come camminare e salire le scale, è auspicabile l’integrazione di attività fisiche specifiche a casa o in palestra (ad esempio, cyclette,) o all’aperto (ad esempio, camminate a passo veloce, bicicletta, ecc.), anche al fine di raggiungere i livelli raccomandati. Ѐ importante ricordare che qualunque tipo di attività fisica, anche se svolta a fini ludici come ad esempio la danza, può avere un effetto benefico nel paziente diabetico.

L’esercizio fisico eseguito nel periodo postprandiale, opportunamente programmato evitando sforzi eccessivi, può apportare notevoli benefici poiché facilita il controllo dei picchi ematici di glucosio. A tal fine sono consigliate semplici camminate a ritmo confortevole, della durata di circa 20 minuti, eseguite dopo i pasti principali.

Rispetto ai pazienti anziani, per i quali è necessario consigliare esercizi adattati per tipologia, intensità, durata, frequenza e progressione, gli adulti con un buon controllo glicemico e stabilità di altri parametri cardio-respiratori e osteo-muscolo-articolari possono svolgere attività fisica di intensità da moderata a vigorosa in sicurezza e praticare vari tipi di sport, previa valutazione medica.

Alle persone con diabete di tipo 2 che utilizzano insulina o secretagoghi dell’insulina si consiglia il monitoraggio della glicemia prima, durante e dopo lo svolgimento di attività/esercizio fisico e l’eventuale integrazione di assunzione di carboidrati (o riduzione dell’insulina o dei secretagoghi) secondo necessità per prevenire l’ipoglicemia durante e dopo l’esercizio fisico.

È indispensabile raccomandare di non praticare attività fisica a digiuno, specie se di intensità moderata-vigorosa, di bere acqua al fine di garantire un’adeguata idratazione e di controllare la glicemia in caso di malessere durante o dopo lo svolgimento della stessa, al fine di una eventuale ottimizzazione della terapia, specie in caso di utilizzo di insulina. È fondamentale, inoltre, informare il paziente circa l’aumentato rischio dei colpi di calore, soprattutto negli anziani.

È, altresì, necessario raccomandare di indossare calzature idonee per evitare traumi e/o lesioni di continuo a livello della cute delle estremità inferiori. E’ buona norma prestare una particolare prudenza agli sfregamenti derivati dalle scarpe nuove, o che si utilizzano per la prima volta, preferendo l’acquisto di scarpe da cammino con caratteristiche che possano supportare l’attività fisica e alleviare le problematiche neuropatiche (giusta misura, punta larga, tessuto morbido, lacci elastici, plantari adeguati, ecc.).

Per quanto riguarda il diabete di tipo 1, l’attività fisica è considerata, insieme alla terapia insulinica e all’alimentazione, una delle variabili più incisive sull’equilibrio metabolico e rappresenta una componente importante nella gestione di questo tipo di diabete per tutta la durata della vita, che richiede una forte sinergia tra diabetologo curante e medico dello sport.

Ѐ fondamentale supportare bambini e adolescenti con diabete di tipo 1 affinché possano adottare uno stile di vita sano e attivo, contribuendo a semplificare le modifiche terapeutiche indispensabili per minimizzare le variazioni glicemiche correlate all’attività fisica. Il diabetologo e il pediatra possono suggerire il tipo di attività fisica adatto all’età, dando una maggiore preferenza a quella aerobica soprattutto in epoca prepuberale.

Un esercizio fisico moderato e costante è sempre raccomandato a un bambino o a un ragazzo con diabete di tipo 1. Previa valutazione medica, può essere consigliata anche l’attività fisica intensa o l’attività agonistica regolarmente certificata. Il timore dell'ipoglicemia, durante e dopo l’esercizio fisico, è uno degli ostacoli più forti all’integrazione dell’attività fisica nella vita quotidiana. Durante la pratica dell’attività fisica possono, infatti, verificarsi episodi di ipoglicemia o iperglicemia. Per evitare l’insorgere di tali episodi o contrastarne gli effetti è importante conoscere la farmacocinetica dell’insulina che si utilizza prima dell’allenamento e controllare sempre i valori della glicemia prima, durante (se l’allenamento è molto lungo) e dopo l’esercizio fisico, anche per le 24 ore successive, soprattutto quando all’allenamento sia stato particolarmente inusuale. Oltre alla basilare educazione terapeutica, è sempre necessaria una collaborazione attiva tra medico di medicina generale (MMG)/pediatra di libera scelta (PLS), medico dello sport e dell’esercizio fisico e diabetologo al fine di motivare, responsabilizzare e supportare i ragazzi con diabete di tipo 1 a migliorare la capacità di autocontrollo della glicemia. Tenendo conto delle preferenze personali dei bambini e dei ragazzi con diabete, delle loro tendenze fisiche e naturali e dell’attività fisica e/sportiva praticata, il diabetologo indica il programma insulinico e alimentare più adatto. L’obiettivo è quello di mantenere un buon profilo glicemico sia durante l’attività fisica che dopo.

Per le persone con diabete mellito, la promozione e l’implementazione di programmi di attività fisica deve mirare a un approccio personalizzato che tenga conto non solo della gravità della malattia e delle eventuali complicanze e comorbilità, ma anche delle esigenze e preferenze della persona, nonché delle pregresse esperienze di attività motoria e del livello di capacità fisica (un soggetto sedentario inizierà a un livello di intensità più basso).

Per approfondire


Per le persone con disabilità, l’attività fisica e lo sport, oltre a ricoprire un ruolo essenziale in campo riabilitativo, sono uno strumento essenziale per lo sviluppo psicofisico, per promuovere ed educare all’autonomia, potenziare le capacità esistenti, accrescere l’autostima e per favorire l’integrazione sociale.

Praticare attività fisica significa acquisire abilità motorie, ampliare e differenziare lo sviluppo delle proprie competenze. L’esercizio fisico produce importanti benefici per tutti i livelli di gravità della disabilità: consente, ad esempio, maggiore autonomia negli spostamenti, l’acquisizione di capacità motorie e il loro corretto utilizzo nella vita scolastica e di relazione e, nei casi meno gravi, l’acquisizione di capacità motorie più complesse che permettono anche la pratica di una attività sportiva. Migliora sia le funzioni neuromuscolari, respiratoria e cardiocircolatoria che le capacità di organizzare, direzionare e regolare il movimento.

I bambini e gli adolescenti con disabilità, ove possibile, devono svolgere attività fisica secondo i livelli raccomandati per i coetanei, scegliendo con il pediatra il tipo di attività e la frequenza più adatta. Se non possono soddisfare le raccomandazioni devono, comunque, essere incoraggiati ad evitare la sedentarietà e a mantenere uno stile di vita attivo.

Persone con patologie psichiatriche

L’attività fisica può migliorare la qualità della vita delle persone con disagio o disturbo mentale, soprattutto se caratterizzato da isolamento sociale, in quanto oltre ad attenuare i disturbi psichici e l'eventuale disabilità sociale, migliora anche la salute fisica. 

Le persone affette da patologie psichiatriche presentano maggiori rischi di mortalità prematura rispetto alla popolazione generale, a causa oltre che della maggiore frequenza di suicidi, anche per la presenza di comorbilità (come patologie cardiovascolari, diabete, obesità). Ci sono in causa diverse variabili: stili di vita scorretti (maggiore sedentarietà e ridotta attività fisica), effetti metabolici di una eventuale terapia con farmaci psicotropi, scarsa attenzione riguardo alla salute fisica da parte dei pazienti stessi. Inoltre, alcuni dei farmaci, efficaci nella riduzione dei sintomi psichiatrici, possono incidere sullo stato di salute fisica dei pazienti, interferendo principalmente con il normale funzionamento cardio-metabolico. Ciò rende necessario un approccio multidisciplinare alle patologie psichiatriche, che preveda, nella scelta del trattamento più appropriato, anche l’uso di strategie non farmacologiche.

Benefici

L’attività fisica migliora la qualità della vita delle persone con disagio/disturbo mentale, soprattutto se caratterizzato da isolamento sociale. Sia l’esercizio aerobico che quello anaerobico di forza si sono dimostrati efficaci nel ridurre i sintomi di molte patologie psichiatriche, come ad esempio la depressione.

Anche nei disturbi d’ansia l’attività fisica determina un miglioramento dei sintomi, con conseguenze positive sullo stato di salute e sulla qualità della vita e rappresenta un supporto indispensabile alle terapie di prima scelta.

Nelle persone affette da disturbi dello spettro schizofrenico l’attività fisica risulta un’efficace strategia terapeutica per migliorare i sintomi e la qualità della vita, con benefici che sarebbero paragonabili a quelli di altri interventi psicologici (psicoterapie) nelle alterazioni cognitive.
Contribuisce anche a migliorare la salute fisica, tenuto anche conto della notevole comorbilità con patologie cardio-metaboliche e degli effetti collaterali dei farmaci utilizzati per la gestione di tali condizioni.

Poiché sono frequenti gli abbandoni dei programmi di allenamento è fondamentale che gli interventi siano supervisionati da professionisti qualificati in grado di incitare la componente motivazionale di queste persone.

Nelle persone con disturbi affettivi possono verificarsi alterazioni piuttosto variabili del livello di attività fisica svolta. Solitamente negli episodi depressivi il livello di attività diminuisce, mentre negli episodi maniacali o ipomaniacali si riscontra un’iperattività motoria. L'esercizio fisico sembra in grado di migliorare i sintomi depressivi e lo stress percepito nelle persone con disturbo bipolare.  In sinergia alla terapia farmacologica, l’attività fisica migliora alcuni quadri sintomatologici in soggetti affetti da disturbo bipolare, soprattutto in fase depressiva, in particolar modo sui domini cognitivi.

Raccomandazioni

Le persone affette da depressione e da disturbi bipolari possono seguire le attuali indicazioni delle linee d’indirizzo italiane, in linea con quelle dell’OMS, per le persone sane o con patologie croniche e praticare, ove possibile, attività fisica aerobica a intensità moderata, raggiungendo i 150-300 minuti alla settimana, meglio se di gruppo, come la camminata, la ginnastica aerobica, il ballo, la corsa, la bicicletta. Dovrebbero, inoltre, svolgere, almeno per due volte alla settimana, esercizi per il rinforzo muscolare a intensità moderata o superiore coinvolgendo i maggiori gruppi muscolari (gambe, braccia, dorso, addome). Gli esercizi possono essere svolti a corpo libero o con l’utilizzo di piccoli attrezzi (come pesi, fasce elastiche, palle mediche, ecc.) o di macchine specifiche per il rinforzo muscolare.

Si raccomanda di evitare l'inattività e di impegnarsi a svolgere una regolare attività fisica adattandola alle proprie capacità.

I programmi d’esercizio fisico strutturato possono assicurare i livelli adatti e appropriati di attività fisica in un ambiente supervisionato.

L’attività di camminare, sia sotto forma di passeggiate di gruppo assistite sia come attività di marcia non assistita in ambiente familiare, costituisce il tipo di attività fisica di più facile esecuzione.

Prima di iniziare un programma di attività/esercizio fisico è necessaria una valutazione medica specifica attraverso un team multidisciplinare, che possa indirizzare alle attività motorie più idonee, prevedendo, nel caso di disturbi psichiatrici con una rilevante compromissione del quadro psicopatologico, un progetto personalizzato e la supervisione da parte dello specialista di riferimento

Spesso non è facile per una persona con patologie psichiatriche accedere all’attività motorie e sportive, a causa sia di ostacoli interni sia di barriere esterne. Il setting sanitario può svolgere un ruolo fondamentale nel facilitare la partecipazione ad attività motorie e sportive. Una delle barriere principali è la scarsa motivazione.
È fondamentale che i professionisti sanitari siano in grado di aiutare le persone con patologia psichiatrica a sviluppare una maggiore motivazione, anche coinvolgendo famiglie e caregiver.
È necessaria, pertanto, la collaborazione tra strutture diverse del servizio sanitario e i servizi socio-sanitari, gli Enti locali, il mondo della scuola, le Associazioni di promozione sportiva e sociale e le famiglie.Per queste persone è necessario, inoltre, favorire un approccio complessivo alla promozione di sani stili di vita, affinché conoscano i benefici e i vantaggi che derivano, non solo da una regolare attività fisica integrata nella vita quotidiana, ma anche da una corretta alimentazione e dal contrasto ai fattori comportamentali che possono aggravare il rischio di patologie croniche.

Le persone con disabilità neuro-sensoriale, ritardo mentale e disagio/disturbo psichico in grado di svolgere attività fisica ad intensità medio-alte dovrebbero essenzialmente seguire le linee guida per gli adulti, svolgendo almeno 150 minuti a settimana di attività fisica di intensità media o 75 minuti a settimana di attività aerobica ad intensità elevata/vigorosa o una combinazione di attività aerobica di intensità moderata e vigorosa. Sono raccomandate anche attività di rafforzamento muscolare (per allenare forza e resistenza muscolare) di intensità moderata o alta, che coinvolgano tutti i principali gruppi muscolari, due o più giorni alla settimana. Se le persone non fossero in grado di raggiungere tali livelli, si raccomanda di evitare l'inattività e svolgendo una regolare attività fisica in base alle capacità, adattandola alle proprie loro abilità.

Persone con disabilità fisica

Anche per le persone con disabilità fisica è vitale ridurre la sedentarietà e intraprendere uno stile di vita attivo. Le persone con disabilità locomotoria e in particolare quelle con lesione del midollo spinale, amputazione degli arti inferiori e cerebrolesione grave (che non consente la postura eretta) hanno una prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolare maggiore del resto della popolazione, per gli individui mielolesi l’attività fisica è vitale considerando il loro aumentato rischio cardiovascolare. Queste persone per ottenere benefici sulla salute cardiometabolica devono essere incoraggiate a svolgere almeno 3 sedute settimanali di 30 minuti di esercizio.

L’attività fisica praticata da individui mielolesi ad intensità moderata o superiore, per almeno 30 minuti per sessione di lavoro e per 3 giorni a settimana, previa valutazione clinica e funzionale da parte di operatori sanitari adeguatamente formati, migliora la funzionalità cardiocircolatoria, riduce il rischio di sindrome metabolica e di osteoporosi, contrasta gli effetti negativi dello stile di vita sedentario ed è un modo ancor più efficace rispetto al resto della popolazione per prevenire l’insorgenza di malattie.

La partecipazione ad attività sportive e la regolare attività fisica apportano benefici sia fisici che psicologici agli individui con amputazioni degli arti che devono, pertanto, essere incoraggiati a perseguire una vita fisicamente attiva dopo la dimissione dall'ospedale e la riabilitazione.
Queste persone possono trarre beneficio dallo svolgimento di esercizi di allungamento, di esercizi specifici per la forza e la resistenza muscolare di braccia, spalle, gambe, addominali, petto e schiena.

Le amputazioni degli arti superiori, avendo un minore effetto sulla capacità di deambulazione dell’individuo, dovrebbero influenzare poco il livello di attività fisica svolta da questi pazienti, che, pertanto, possono praticare tutti gli esercizi e le attività motorie, che coinvolgono le estremità inferiori, come il resto della popolazione.

Attività fisica e deficit cognitivo/demenza

L’aumento demografico della popolazione anziana ha portato progressivamente anche ad un aumento dei soggetti affetti da disturbi cognitivi, sia in relazione alle modifiche fisiologiche correlate all’età sia per la maggiore frequenza di malattie concomitanti, in particolare quelle cardio-metaboliche, che rappresentano fattori di rischio per danno cerebrale.

Dal momento che allo stato attuale non sono disponibili opzioni farmacologiche per il trattamento di una demenza conclamata, il controllo dei fattori di rischio e degli stili di vita rappresentano cardini essenziali anche nella gestione di coloro che mostrano un iniziale deficit cognitivo.
Le persone anziane fisicamente attive mantengono più frequentemente livelli cognitivi adeguati rispetto a coloro che non lo sono. Quantità di attività fisica maggiori nel corso della vita sono stati associati a una riduzione significativa dell'insorgenza di demenza.

Lo svolgimento regolare di attività fisica da parte di persone già affette da demenza ha dimostrato di essere in grado di migliorare le capacità cognitive e i disturbi comportamentali e psicologici che accompagnano la comparsa e l’evoluzione di tali patologie, inclusa la depressione, sebbene l’effetto dipenda molto dai protocolli utilizzati ma soprattutto dalla severità della malattia.

Tutte le tipologie di attività fisica (da lieve a intensa) sembrano comunque essere utili, ma le evidenze più numerose sono a favore di un esercizio di intensità moderata (compresa la camminata veloce) per almeno 30 minuti per 5 giorni/settimana. Praticare più tipologie di attività fisica, specie se in gruppo, è particolarmente vantaggioso.

L’attività fisica è importante anche per i benefici indiretti che se ne possono trarre (miglioramento della perfusione cerebrale che soprattutto nelle demenze di tipo vascolare risulta essenziale nel ridurre e/o rallentare la progressione della malattia, ma anche stimolazione visiva e uditiva che aiuta la conservazione e lo sviluppo della neuroplasticità).

Bisogna, però, ricordare che, poiché per i soggetti affetti da demenza molte attività motorie possono essere ostacolate o limitate dalla perdita di memoria, da problemi di concentrazione e da difficoltà fisiche, necessitano di una costante supervisione durante l’esecuzione degli stessi, e soprattutto una precisa definizione delle loro capacità fisiche oltre che cognitive.
In questi casi, un’utile indicazione per favorire lo svolgimento e l’aderenza (solitamente difficile da mantenere) ad un programma di attività fisica è quella di proporre le attività che la persona maggiormente predilige (o prediligeva, se deve ricominciare dopo un periodo di sedentarietà).
Nel caso di un anziano potrebbero essere le attività che praticava con piacere quando era giovane (recupero di informazioni dalla memoria a lungo termine). Tuttavia, anche lo svolgimento di semplici attività ricreative o anche la sola ripetizione di atti della vita quotidiana (alzarsi e sedersi dalla sedia, alzare ed abbassare le braccia) aiutano a restare attivi, a essere indipendenti, ad avere interessi e, talora, a favorire la socializzazione, mantenendo e stimolando le capacità mentali e fisiche. Infine, non si deve dimenticare che il fattore umano, il contatto fisico nella ginnastica dolce, posturale ed espressiva possono favorire la consapevolezza corporea e la percezione delle sensazioni e dell’ambiente circostante.


Nel paziente con neoplasie qualsiasi tipo di attività motoria apporta beneficio alla salute psicofisica, percentualmente maggiore se comparato al solo utilizzo delle terapie abituali specifiche.

L’attività fisica contrasta il decadimento fisico, consentendo il mantenimento della massa muscolare, la protezione e il miglioramento della densità ossea, migliora la mobilità, la forza, la resistenza, e le capacità coordinative. Contribuisce a preservare l’efficienza cardiovascolare, quella respiratoria e a mantenere il peso nella norma, rappresentando così, insieme a una alimentazione adeguata, un momento focale nella gestione delle malattie neoplastiche. Inoltre, favorisce la socializzazione, il divertimento, influisce positivamente sull’umore e riduce gli stati di ansia e depressione.

Ha efficacia anche sulle complicanze oncologiche, come il dolore, il linfedema post-chirurgico nel tumore della mammella, la cardio- e neuro-tossicità di alcuni farmaci chemioterapici e della radioterapia, gli effetti avversi delle terapie ormonali sostitutive o complementari e la fatica.

L’esercizio fisico, inoltre, migliora lo stato funzionale di pazienti oncologici che devono affrontare la chirurgia (specie cancro del colon e del polmone) con conseguente miglioramento dell’outcome chirurgico e, dopo l'intervento chirurgico, ha un ruolo fondamentale per migliorare prognosi e qualità di vita.

È, infine, da ricordare che le persone con neoplasie hanno spesso anche altre condizioni cliniche (patologie cardiometaboliche, osteomuscolari, reumatologiche, ecc.) che beneficiano di una regolare esecuzione di attività fisica.

Indicazioni all'esercizio fisico

Per ottenere benefici in termini generali di salute in un soggetto adulto sono necessari almeno 150-300 minuti di attività aerobica d’intensità moderata o 75-150 minuti di attività fisica vigorosa, distribuita in modo uniforme ed equilibrato nel corso della settimana. Tale concetto deve comunque tenere conto di alcune peculiarità, come problemi di articolarità dell’arto superiore, in caso di cancro mammario, di colostomia, di posizionamento di catetere a permanenza.

È importante non interrompere mai del tutto l’attività fisica per non perdere i benefici acquisiti.

Nelle persone già normalmente attive, che ad esempio camminano e fanno le scale, per ottenere ulteriori benefici, è auspicabile l’inserimento di attività specifiche, in palestra (ad es. attrezzi aerobici, pesi) o all’aperto (sci di fondo, ciclismo, jogging) che possano portare all’aumento dell'intensità.

Per le persone non attive, non allenate o che non abbiano svolto alcuna attività da almeno un anno, è necessario iniziare con attività semplici per 30 minuti e aumentando gradualmente la durata delle sessioni.

Attività di tipo forza, meglio se associata allo stretching, sono invece importanti per il miglioramento/mantenimento della massa muscolare e la riduzione della cachessia. Anche attività come yoga, tai-chi, ginnastica dolce, che uniscono vari tipologie di esercizio (forza, flessibilità, equilibrio, endurance svolte a lieve-moderata intensità), contribuiscono a raggiungere i livelli raccomandati e migliorano la qualità di vita.

Prima di iniziare il programma di attività fisica, le persone con neoplasie devono essere valutate da un team multi-professionale (onco-ematologo, oncologo, medico di medicina dello sport e dell’esercizio fisico, cardiologo, fisiatra, fisioterapista) al fine di consigliare il programma di attività fisica più adatta al paziente, sulla base del tipo di neoplasia, dello stadio clinico della stessa, delle condizioni e caratteristiche della persona e di eventuali terapie farmacologiche in atto.

È importante verificare la presenza di controindicazioni allo svolgimento dell’attività fisica, quali febbre, infezioni, anemia, fratture ossee. Alcuni impedimenti possono essere temporanei e una volta risolti il paziente può essere avviato al programma, se ritenuto opportuno dallo specialista di riferimento.

Il medico di medicina generale (MMG) anche per questi pazienti svolge un ruolo importantissimo, sia per motivarli a una graduale ripresa di uno stile di vita attivo e per sensibilizzare i familiari affinché anch’essi facilitino la ripresa dell’attività motoria e supportino i pazienti che seguono un programma di esercizi, sia per orientarli ad un programma specifico, interagendo con altri specialisti. È utile che sia facilitata la conoscenza delle opportunità offerte dal territorio per praticare attività fisica, specie in contesti socializzanti e motivanti (es. gruppi di cammino, ecc.).

Anche in caso di ritorno al lavoro, i pazienti possono beneficiare, previa accurata valutazione clinica, di eventuali programmi di promozione dell’attività fisica messi in atto nei luoghi di lavoro.

Neoplasia mammaria

Nelle donne con carcinoma mammario, l’attività fisica praticata regolarmente, a qualunque età e indipendentemente dal peso corporeo, è in grado di ridurre la mortalità e il rischio di recidive. Migliora, inoltre, la qualità e lo stile di vita, motiva ad adottare comportamenti salutari, facilita il miglioramento e il recupero dell’autonomia, favorisce la socializzazione, riduce gli stati di ansia e la depressione.

Lo svolgimento di una regolare attività fisica modula positivamente il sistema immunitario, riduce l’aumento ponderale e la massa grassa, migliora le capacità coordinative, la flessibilità, forza e resistenza, la capacità cardiovascolare e respiratoria, mantiene una buona massa ossea ed aumenta quella muscolare e riduce il rischio di rigidità articolare.

È opportuno scegliere tipologie di attività il più possibile gradevoli; tra quelle aerobiche, da praticare 3- 5 volte a settimana per 20-60 min/giorno (in modo continuo o intermittente), sono consigliate nuoto, ballo, ginnastica dolce (per le anziane), bicicletta o cicloergometro, fit walking o nordic walking; camminare, fare le faccende domestiche o dedicarsi al giardinaggio, sono attività di moderata o lieve intensità che possono essere svolte quotidianamente con facilità.
Attività tipo aerobico che prevedono anche un minimo di impatto sull’osso (come ad esempio la camminata a passo veloce) possono essere utili anche per ridurre il rischio di osteoporosi, spesso presente.
Attività con grande impatto sull’osso (come correre, saltare, ecc.) trovano indicazione in donne che non presentano rischio di frattura ossea conseguenti ad osteopenia/osteoporosi o altre problematiche ossee. È bene anche aggiungere esercizi di flessibilità (stretching) e per il rinforzo muscolare.

Per facilitare l’adesione al programma di esercizi è possibile che la donna si alleni in casa. In questo caso è utile apprendere bene gli esercizi ed eseguirli regolarmente, meglio ancora tutti i giorni (quelli di flessibilità) e 2-3 volte alla settimana quelli di rinforzo muscolare, con calma e tranquillità, integrandone alcuni nelle attività quotidiane. I singoli esercizi devono essere ripetuti più volte, aumentando gradualmente le ripetizioni e interrompendoli immediatamente se si avverte dolore.

Anche nelle donne che sono state o sono in trattamento ormonale, gli esercizi di forza, contro resistenza e con sovraccarico, sono fondamentali per ridurre la perdita di massa ossea e mantenere/migliorare la massa muscolare e quindi prevenire il rischio di osteoporosi e sarcopenia, rispettivamente. 

Le donne sottoposte a linfadenectomia hanno il rischio di sviluppare un linfedema. Esercizi leggeri di allungamento muscolare (stretching), di mobilità articolare e rinforzo muscolare permettono di ripristinare gradualmente la funzionalità del braccio, facilitando il ritorno linfatico. Se svolti con regolarità permettono di migliorare i movimenti dell’arto e ridurre il gonfiore. 

Neoplasie del colon

Nelle persone con neoplasia del colon retto l’attività fisica migliora la qualità della vita, la forza muscolare, la depressione, lo stato funzionale e riduce il rischio di recidiva di malattia prima e dopo la diagnosi e di mortalità tumorale specifica e complessiva.

La malattia stessa e ogni modalità di trattamento applicata (chirurgia, chemioterapia e radioterapia) possono provocare effetti collaterali come affaticamento, dolore, debolezza muscolare, neuropatia periferica, complicazioni cardiovascolari e polmonari, alterazioni endocrine, anemia, disfunzione immunitaria, disturbi del sonno, depressione, ansia, disturbi gastrointestinali e alterazioni della pelle. In queste persone, i programmi di esercizio fisico migliorano la fatigue, la capacità funzionale, la qualità del sonno, i sintomi e gli effetti collaterali della chemioterapia, insieme alla qualità della vita.

L’esercizio aerobico e l’esercizio di forza a moderata intensità (o vigorosa, se consigliati e tollerati) sono sicuri e benefici, sia durante che dopo i trattamenti della neoplasia. 

Nella persona compromessa o sedentaria si raccomanda di iniziare con bassi carichi per aumentarli gradualmente: per esempio se 20-30 minuti di attività continuativa possono essere troppo estenuanti, è consigliato svolgere blocchi più brevi di esercizio (es. 5-10 minuti), da ripetere più volte nell’arco della giornata.

Tra le attività aerobiche sono consigliate la camminata, la bicicletta (o cyclette), il nordic walking, mentre per gli esercizi di forza si possono consigliare esercitazioni a carico naturale per i soggetti maggiormente debilitati (es. piegamenti delle gambe, alzate dalla sedia per gli arti inferiori e piegamenti delle braccia alla parete per gli arti superiori) oppure esercizi con sovraccarico, usando attrezzi classici per il fitness (fasce elastiche, manubri, cavigliere) o attrezzi informali come bottigliette riempite d’acqua.

Particolare attenzione deve essere posta alle persone con stomia. Praticare attività fisica con la sacca non rappresenta una controindicazione assoluta all’esercizio. Occorre fare attenzione al tipo di attività scelta sia tra quelle endurance che di forza, ad esempio l’esercizio fisico svolto in piscina. Devono essere evitati gli esercizi che creano pressioni intraddominali e gli esercizi con flessione del tronco, mentre possono essere utili quelli di rinforzo dei muscoli profondi (core), abbinati ad una corretta respirazione. Sono inoltre controindicate le attività che potrebbero comprimere o perforare la sacca, come gli sport di contatto o con rischio di scontri e cadute. 

Neoplasie della prostata

L’attività fisica è importante per ridurre i sintomi, per prevenire e ridurre gli effetti collaterali delle terapie e per migliorare il benessere psicologico dei pazienti.

Nel caso di prostatectomia, l’attività fisica è importante sia prima dell’intervento, allo scopo di migliorare il recupero e gli esiti, sia dopo l'intervento chirurgico, in particolare per il trattamento dell’eventuale incontinenza.

L’età mediana di insorgenza del tumore della prostata è tipicamente anziana, quindi i pazienti sono caratterizzati frequentemente da una riduzione della massa muscolare e da un aumento della massa grassa. Un programma di esercizi fisici adeguatamente consigliati è in grado di aumentare la massa muscolare e la forza neuromuscolare, migliorare le prestazioni funzionali e ridurre i fattori di rischio per sindrome metabolica, malattie cardiovascolari e diabete mellito di tipo 2.

Tra le attività aerobiche consigliate vi sono la camminata, la corsa, il nuoto, la bicicletta, il nordic walking. Le linee d'indirizzo italiane, in linea con quelle dell'OMS, consigliano di svolgere gli esercizi di forza come minimo 2 volte alla settimana, almeno a intensità moderata, coinvolgendo i maggiori gruppi muscolari (arti superiori, inferiori, tronco). Anche gli esercizi per il miglioramento dell’equilibrio, della coordinazione e della flessibilità muscolare e articolare (come tai-chi, yoga, stretching ) sono da tenere in considerazione in quanto migliorano la capacità funzionale e riducono il rischio di caduta. Sono attività fondamentali soprattutto per i soggetti più anziani e andrebbero svolte almeno 3 volte alla settimana. 

E’ sempre fondamentale che ci sia una valutazione clinica pre-esercizio, per escludere eventuali controindicazioni e per personalizzare al meglio il programma di attività fisica, in ragione dell’età, delle patologie concomitanti e delle caratteristiche di malattia. È consigliato, infatti, iniziare con carichi bassi per poi incrementare gradualmente intensità, durata e frequenza.

È opportuno svolgere gli esercizi fisici sotto la supervisione di personale specializzato e adeguatamente formato (fisioterapisti e chinesiologi delle attività motorie preventive ed adattate).

In caso di metastasi ossee o di un'osteoporosi clinicamente significativa, il programma di esercizi dovrà essere personalizzato per evitare i rischi di una sollecitazione eccessiva sui distretti a rischio.

Nello svolgimento degli esercizi, si raccomanda particolare attenzione ai pazienti trattati con terapia ormonale di deprivazione androgenica (ADT) in quanto potenzialmente a maggior rischio di fratture ossee.

Per i pazienti che hanno subito una prostatectomia, si consiglia di includere anche esercizi per il pavimento pelvico, al fine di migliorare il controllo sfinterico e favorire il mantenimento di una buona funzionalità sessuale.

Inoltre, è consigliabile evitare l'uso di biciclette e/o cicloergometri dotati di sellino tradizionale a favore di cicloergometri della tipologia “recumbent” dotati di una seduta con superficie piana assimilabile a quella di una normale sedia.


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Data di pubblicazione: 8 maggio 2024, ultimo aggiornamento 23 dicembre 2024

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