La carie e la malattia parodontale possono essere, se non adeguatamente trattate, causa di edentulismo, parziale o totale ovvero della perdita parziale o totale dei denti.
In merito all’edentulismo, pur non avendo dati relativi al territorio nazionale, a seguito di un indagine effettuata nell’area milanese è emerso che il 42,3% di un campione di individui anziani, ospedalizzati e non, presenta edentulismo, con un numero medio di denti permanenti per persona di 3,95 negli ospedalizzati e di 10.02 nei pazienti non ospedalizzati.

Terapia

Il trattamento dell’edentulismo prevede, a seconda del numero di elementi dentari mancanti, l’utilizzo di protesi mobili o fisse e, a volte, la combinazione delle due.

Tra le prime vanno annoverate le protesi scheletrate che, preparate sull’impronta presa al paziente, servono a ripristinare la masticazione di zone edentule tramite strutture in metallo che supportano denti in resina.
Per la loro stabilità viene sfruttata la perfetta aderenza alle zone gengivali prive di denti (selle edentule) e la presenza di ganci oppure di attacchi di precisione. Per un loro corretto funzionamento vanno riadattate (“ribasate”) periodicamente e deterse dopo ogni pasto principale.

Un'altra metodica di risoluzione dell’edentulia è quella che prevede l’utilizzo di protesi fissa. Gli elementi dentari precedenti e seguenti la zona edentula vengono ridotti di volume ("preparati") dal dentista e “foderati” con strutture in metallo-resina/ceramica costruite in laboratorio dall’odontotecnico. Gli elementi dentari preparati rappresentano i pilastri del “ponte” che vanno a sostituire gli elementi dentari mancanti.
La preparazione dei denti pilastro si rivela particolarmente destruente se si è in presenza di denti sani privi di carie. Di conseguenza, a volte, i denti devono essere devitalizzati dopo la preparazione. Altro problema, in caso di preparazione dei denti, consiste nella possibilità di insorgenza di recessioni gengivali con conseguenti risultati estetici sicuramente poco soddisfacenti.

Un altro sistema utilizzato per la risoluzione dell’edentulia è quello che prevede il posizionamento di impianti dentari, a supporto di corone protesiche.
Gli impianti costituiscono le radici dentarie artificiali, sono fatti di materiale biocompatibile (titanio) e vengono impiantati nell’osso mascellare o mandibolare al quale si legano intimamente attraverso un processo noto come osteointegrazione Hanno forma varia, cilindrica o conica a vite, sono di lunghezza e diametro variabile.
L’intervento di inserimento dell’impianto è preceduto da un’accurata pianificazione (valutazione delle condizioni generali e locali dell’individuo, misurazione radiografica dell’osso disponibile, valutazione della posizione ideale di inserzione) e viene fatto, nella stragrande maggioranza dei casi, in anestesia locale.
A seconda delle tecniche operative, solitamente la gengiva della zona edentula viene delicatamente aperta tramite un’incisione. Con una serie di frese calibrate si prepara il letto ricevente l’impianto all’interno dell’osso. L’impianto ritenuto adatto viene inserito nel sito e la gengiva viene quindi richiusa con suture che andranno rimosse dopo 8-10 giorni.
Dopo una fase di guarigione, normalmente di 3-4 mesi, l’osteointegrazione dell’impianto è completa; si procede, quindi, alla scopertura della testa dell’impianto e, dopo qualche settimana, viene presa l’impronta della posizione dell’impianto con la quale l’odontotecnico sarà facilitato nella costruzione delle varie componenti protesiche sovra-implantari (perno-moncone e capsula singola e/o ponte).
Gli impianti possono anche fare da ancoraggio per protesi mobili. I limiti anatomici che riducono l’utilizzo degli impianti vengono ampiamente superati con tecniche di rigenerazione ossea tramite innesti prelevati in altri siti donatori, con metodiche di rialzo del seno mascellare o con tecniche di trasposizione di tronchi nervosi.


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Data di pubblicazione: 14 dicembre 2007, ultimo aggiornamento 18 febbraio 2013

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