La febbre tifoide è provocata da una batterio responsabile di infezioni e tossinfezioni a trasmissione alimentare
La febbre tifoide o tifo addominale e la febbre paratifoide sono malattie batteriche potenzialmente gravi, talvolta letali, causate rispettivamente da Salmonella del sierotipo Typhi e dalle Salmonelle del sierotipo Paratyphi (A, B e C). Complessivamente queste malattie vengono definite febbri enteriche.
L’uomo è l’unica fonte dei batteri che causano la febbre enterica; non sono stati identificati serbatoi animali o ambientali.
Il rischio di infezione è elevato nei Paesi a basso e medio reddito con malattia endemica (Asia orientale e meridionale, in Africa, nei Caraibi, in America centrale e meridionale e in Medio Oriente), scarso accesso a cibo e acqua sicuri e con servizi igienici carenti; queste condizioni, inoltre, favoriscono lo sviluppo di resistenza ai trattamenti antibiotici rendendo più facile la diffusione del tifo in questi Paesi.
Si ritiene che i bambini siano i soggetti più a rischio di contrarre la febbre tifoide. Ciò può essere dovuto al fatto che il loro sistema immunitario (la difesa naturale dell’organismo contro le infezioni e le malattie) è ancora in fase di sviluppo.
Per approfondire
L’infezione è provocata dal consumo d’acqua e di alimenti contaminati dalle feci di una persona con infezione in corso, o di un portatore asintomatico (convalescente o con infezione cronica) o tramite via diretta per contatto da persona a persona. Il contatto sessuale, in particolare tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, è stato documentato come una rara via di trasmissione.
Le salmonelle sono dotate di una notevole resistenza nell’ambiente esterno, soprattutto se contenute nei materiali organici e possono, pertanto, persistere per mesi nei liquami e nel fango; resistono a lungo anche nell’acqua e nel ghiaccio, mentre vengono rapidamente distrutte dal calore.
Sono particolari rilevanti ai fini della trasmissione dell’infezione l’ingestione di acqua contaminata proveniente da pozzi o condutture infiltrati dai liquami delle reti fognarie, oppure il consumo di frutta e verdura crude (irrigate con acqua contaminata o fertilizzata con concimi naturali) o di frutti di mare crudi (pescati in prossimità dello sbocco di reti fognarie).
Più raramente l’infezione viene trasmessa per ingestione di alimenti (latte, creme, gelati, carne) contaminati durante la loro preparazione da un soggetto portatore, per contatto con oggetti personali usati da un malato o per contaminazione degli alimenti da parte di insetti (mosche che si sono posate in precedenza sulle feci di un malato o di un portatore) fungendo da vettori passivi dei germi patogeni.
Mentre la trasmissione tramite consumo di acqua contaminata comporta solitamente l’assunzione di una bassa carica batterica, la trasmissione per via alimentare è associata all’infezione con un’elevata carica batterica, con un alto tasso di attacco.
Una volta ingeriti, i batteri della Salmonella Typhi e Paratyphi si moltiplicano e si diffondono nel flusso sanguigno.
Il periodo di incubazione delle infezioni tifoidi e paratifoidi è di 6-30 giorni.
L’esordio della malattia è insidioso, con un graduale aumento della stanchezza e una febbre progressiva che raggiunge i 38°C-40°C entro il terzo o quarto giorno di malattia. La febbre è generalmente più bassa al mattino e raggiunge il picco nel tardo pomeriggio o alla sera.
Anoressia, cefalea e malessere sono quasi universali, mentre sono comuni i dolori addominali, la costipazione o la diarrea. Diarrea e vomito sono più comuni nei bambini che negli adulti. Le persone possono anche avere tosse secca, affaticamento, mialgie e mal di gola. Spesso si può rilevare epatosplenomegalia. Occasionalmente si può osservare un’eruzione maculopapulare transitoria di macchie rosate sul tronco.
Emocoltura
I pazienti con febbre tifoide o paratifoide hanno tipicamente una batteriemia; la diagnosi si basa, pertanto, sull’emocoltura. Tuttavia, una singola coltura è positiva solo nel ≈50% dei casi. Possono essere necessarie per la diagnosi emocolture multiple che aumentano la sensibilità del metodo diagnostico. Sebbene la coltura del midollo osseo sia più invasiva (e quindi meno comunemente eseguita), aumenta la sensibilità fino al ≈80% dei casi e non è relativamente influenzata dall’uso precedente o concomitante di antibiotici. La coltura delle feci non è solitamente positiva durante la prima settimana di malattia e ha una sensibilità diagnostica inferiore rispetto all’emocoltura. L’urinocoltura ha una resa diagnostica inferiore rispetto alla coltura delle feci.
La scarsa sensibilità e specificità dei test rapidi per gli anticorpi e il tempo necessario per ottenere una coltura positiva fanno sì che la diagnosi iniziale spesso sia fatta clinicamente. Tuttavia, spesso, la presentazione aspecifica della febbre tifoidea rende difficile la diagnosi clinica in quanto può essere confusa con un’ampia gamma di altre malattie febbrili comuni in regioni in cui la febbre tifoide è endemica. Inoltre, febbre tifoide e paratifoide sono tra loro clinicamente indistinguibili.
Le complicazioni causate dalla febbre tifoidea si verificano di solito solo nelle persone che non sono state trattate con antibiotici adeguati o che non sono state curate subito. In queste circostanze, circa 1 persona su 10 va incontro a complicazioni, che di solito si sviluppano durante la terza settimana di infezione.
Le complicazioni gravi della febbre tifoidea si verificano nel 10%-15% dei pazienti ospedalizzati, generalmente dopo 2-3 settimane di malattia, e comprendono:
- emorragia gastrointestinale,
- perforazione intestinale
- encefalopatia.
Se non trattata, la malattia può durare un mese e il tasso di letalità riportato è del 10%-30%. Mentre, il tasso di letalità nei pazienti trattati precocemente è di solito <1%.
La febbre paratifoide, pur avendo un tasso di letalità più basso rispetto alla febbre tifoide, può complicarsi con lo sviluppo di casi gravi.
La febbre tifoide e la febbre paratifoide vengono solitamente trattate con antibiotici che ne abbreviano il decorso clinico e ne riducono il rischio di morte.
Se l’infezione viene accertata (diagnosticata) precocemente, la malattia sarà lieve e potrà essere curata a casa con un ciclo di antibiotici per via orale per 7-14 giorni. Oltre alle cure antibiotiche, bere molti liquidi aiuta a prevenire la disidratazione causata da una febbre prolungata e dalla diarrea.
I casi più gravi, invece, richiedono il ricovero in ospedale, dove sarà possibile effettuare la somministrazione dell’antibiotico e la reidratazione, in caso di disidratazione grave, per via endovenosa.
Le decisioni terapeutiche sono, tuttavia, complicate dagli alti tassi di resistenza a molti agenti antimicrobici e il trattamento antimicrobico deve essere guidato dai test di suscettibilità. Un’attenta anamnesi del viaggio può informare le scelte terapeutiche empiriche in attesa dei risultati delle colture.
Anche quando i sintomi scompaiono, le persone possono essere ancora portatrici del batterio e potenzialmente in grado di diffonderlo ad altri attraverso l’eliminazione con urine e feci. È importante, al fine di ridurre la possibilità di trasmettere l’infezione a terzi, che le persone in cura per la febbre tifoidea adottino i seguenti comportamenti:
- Assunzione degli antibiotici prescritti per tutto il tempo stabilito dal medico.
- Lavarsi le mani con acqua e sapone dopo aver usato il bagno
- Evitare di preparare o servire cibo ad altre persone.
Vaccinazione
Febbre tifoide e paratifoide sono più comuni nei Paesi con scarso accesso a cibo e acqua sicuri e con servizi igienici carenti, i viaggiatori che si recano in Asia orientale e meridionale (in particolare Pakistan, India e Bangladesh), in Africa, nei Caraibi, in America centrale e meridionale e in Medio Oriente sono quindi maggiormente a rischio di contrarre le febbri enteriche.
Inoltre le persone che visitano amici o parenti nei Paesi endemici per le febbri enteriche hanno maggiori probabilità di contrarre la febbre tifoidea rispetto agli altri viaggiatori per una serie di fattori, quali:
- permanenza maggiore nel Paese
- minore cautela verso gli alimenti o alle bevande che assumono presso le abitazioni di amici e parenti
- non pensare di vaccinarsi prima del viaggio.
I vaccini contro la febbre tifoide sono disponibili in tre forme:
- Orale “Ty21a” in capsule: è un vaccino vivo, costituito da un ceppo mutante della Salmonella typhi Ty21a attenuato, somministrabile con ciclo di immunizzazione a 3 dosi, a giorni alterni (due giorni una dall’altra)
- “Capsulare Vi polisaccaridico” iniettabile per via intramuscolare: è un vaccino costituito da antigeni del polisaccaride della capsula del batterio, somministrabile in un’unica dose. Si stima che la protezione immunitaria fornita da questo tipo di vaccino abbia una durata di circa tre anni.
- Vaccino “coniugato Vi”: Il vaccino coniugato tifoide, costituito dall’antigene Vi purificato legato a una proteina carrier, viene somministrato come singola dose iniettabile nei bambini a partire dai 6 mesi di età e negli adulti fino a 45 anni o 65 anni (a seconda del vaccino). E’ disponibile in India e in alcune regioni del Pakistan.
Entrambi i vaccini sono efficaci, tuttavia, non conferiscono una protezione del 100%.
Non sono disponibili vaccini per la febbre paratifoide.
Pertanto, per tutti i viaggiatori è importante osservare sempre le precauzioni nei confronti delle infezioni veicolate dagli alimenti e dall’acqua.
In particolare, si raccomanda ai viaggiatori di assumere le seguenti precauzioni per prevenire le febbri enteriche:
Scegliere con cura cibi e bevande:
- Consumare solo alimenti cotti e serviti caldi
- Evitate alimenti che sono rimasti a temperatura ambiente per parecchie ore, per esempio il cibo non coperto dei buffet, il cibo dei venditori di strada o di spiaggia.
- Non consumare prodotti crudi ad eccezione di frutta e verdura adeguatamente lavata in acqua pulita o sbucciata. Non consumare frutta la cui buccia è alterata.
- Bere solo bevande provenienti da contenitori sigillati in fabbrica. Se non disponibile acqua imbottigliata, o in caso di dubbio sulla sigillatura, si raccomanda di bollire l’acqua per almeno un minuto; se questo non è possibile, utilizzare un filtro efficiente e ben conservato o un disinfettante.
- Evitare il ghiaccio perché potrebbe essere stato prodotto con acqua non sicura.
- Bere solo latte pastorizzato
Lavarsi le mani:
- Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per 20 secondi, soprattutto dopo essere andati in bagno e prima di mangiare.
- Se acqua e sapone non sono prontamente disponibili, utilizzare un disinfettante per mani a base di alcol con almeno il 60% di alcol.
- Evitare il contatto delle mani con viso e bocca
- Evitare di lavarsi i denti con acqua non potabile
Le persone con febbre tifoide dovrebbero seguire alcuni comportamenti per ridurre la possibilità di trasmettere l’infezione a terzi:
- assumere la terapia antibiotica, per tutto il tempo stabilito dal medico
- lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone, dopo aver usato il bagno
- non preparare o servire cibo ad altre persone