Perché ci sono alcune malattie che possono essere sconfitte solo grazie ad un trapianto di cellule staminali emopoietiche provenienti da un donatore che risulti compatibile con il paziente. Purtroppo la compatibilità completa in ambito familiare (tra sorelle/fratelli) è solo 1 su 4 mentre tra non consanguinei è pari a 1 su 100.000. Per questo è importante che si iscrivano al Registro IBMDR il più ampio numero possibile di persone. È un gesto di grande solidarietà che può davvero valere una vita. Infatti, con il trapianto possono essere curate le talassemie, le leucemie, i linfomi, i mielomi e, in alcuni casi, i tumori solidi e le malattie autoimmuni.
Per iscriversi è necessario avere tra i 18 e i 35 anni, pesare più di 50 chilogrammi ed essere in buona salute. Per l’iscrizione è necessario sottoporsi ad un colloquio anamnestico con un medico e ad un prelievo venoso o di un campione salivare (il prelievo è necessario per ricavare il profilo genetico e procedere, quindi, con la tipizzazione). Solo se non si riscontrano controindicazioni cliniche si entrerà a far parte del Registro IBMDR che è in collegamento con tutti i Registri internazionali.
Sono diverse le condizioni che portano all'esclusione dall'arruolamento nell'elenco dei possibili donatori di midollo osseo: malattie cardiovascolari (aritmie, gravi alterazioni della pressione arteriosa), respiratorie (asma, bronchite cronica in trattamento), gastrointestinali (morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa), autoimmuni (lupus, tiroidite autoimmune, artrite reumatoide, fibromialgia, connettiviti indifferenziate), del sistema nervoso centrale (epilessia), la maggior parte dei tumori (anche una volta guariti), problemi nella coagulazione (come l'emofilia) e psichiatrici (se in trattamento). Non è inoltre possibile diventare donatori durante la gravidanza, se si è alcolisti, se si hanno comportamenti sessuali a rischio e se si assumono sostanze stupefacenti in particolare se per via endovenosa.
Su tutto il territorio nazionale sono presenti dei centri donatori e poli di reclutamento, in cui sarà possibile fare il primo screening necessario per l’iscrizione. L’elenco completo di queste strutture è disponibile sul sito del Registro IBMDR. È possibile anche compilare il modulo di pre-registrazione online (presente sul sito dell’IBMDR); in questo modo potrai essere ricontattato dal centro a te più vicino e fissare un appuntamento per sottoporti al primo screening. Inoltre, ti puoi rivolgere alle associazioni di settore, come l’ADMO e l’ADOCES.
Chi si è iscritto al registro IBMDR sarà a disposizione fino al raggiungimento del 55° anno di vita; questo limite è stato posto a tutela del donatore volontario. Per la donazione di cellule staminali emopoietiche in ambito familiare non sono previsti dei limiti di età; ovviamente anche il donatore familiare è sottoposto ad una serie di esami per accertare la sua idoneità clinica.
La persona sarà contattata soltanto nel caso in cui venga accertata la compatibilità con un paziente. Quando si è ricontattati vengono svolti ulteriori esami necessari anche a confermare l’assenza di controindicazioni cliniche alla donazione. Ciò non esclude comunque la possibilità di cambiare idea in corso d’opera e ritirare il proprio consenso alla donazione. La disponibilità, anonima e gratuita, non ha limiti geografici. Si può essere chiamati a donare anche per una persona che vive dall’altra parte del mondo, ma il prelievo delle cellule staminali sarà comunque eseguito in strutture ospedaliere, autorizzate a svolgere questa attività, più vicine alla residenza del donatore. Sarà il personale sanitario a preoccuparsi di far giungere a destinazione le cellule prelevate, per poter procedere al trapianto per il paziente interessato.
Le cellule staminali emopoietiche possono essere prelevate direttamente dal midollo osseo o dal sangue periferico. Il sangue midollare è prelevato dalle ossa del bacino (creste iliache), in anestesia generale o epidurale, e dura circa un’ora. Nel caso di donazione di cellule staminali emopoietiche da sangue periferico, 4-5 giorni prima del prelievo è indispensabile assumere dei farmaci (noti come “fattori di crescita”) in grado di stimolare il midollo a produrre e rilasciare nel circolo sanguigno nuove cellule staminali. Il donatore è costantemente monitorato e le procedure di prelievo non necessitano di anestesia. In questo caso, il prelievo avviene attraverso una procedura di aferesi (simile a quella per la donazione di plasma e piastrine) ed è indolore. Sarà il medico che ha in cura il paziente in attesa di trapianto a proporre il tipo di donazione (da midollo osseo o sangue periferico); questa indicazione è formulata sulla base delle necessità del paziente, della disponibilità e idoneità del donatore.
La donazione di cellule staminali emopoietiche, da sangue midollare o periferico, è una procedura sicura che non comporta danni o menomazioni per il donatore. Tuttavia esistono dei rischi minimi, rari, collegati sia all’anestesia che all’insorgere di infezioni o ematomi nella sede di prelievo (per il midollo osseo). Nel caso del prelievo delle cellule da sangue periferico, in seguito alla somministrazione dei farmaci “fattori di crescita” si possono manifestare, in alcuni casi, febbre, senso di stanchezza diffuso e dolori ossei. Questi sintomi scompaiono al termine della somministrazione. Per approfondire i rischi collegati alla donazione, si può consultare questa pagina del sito del Registro IBMDR.
Il donatore di midollo osseo è equiparato a tutti gli altri donatori. Quindi l’assenza dal posto di lavoro per il tempo necessario (indipendentemente da quanto esso sia) a effettuare gli esami necessari a verificare l’eventuale compatibilità con un paziente e la donazione effettiva è regolarmente retribuita e a carico del servizio sanitario nazionale. Inoltre, lo stato di salute del volontario che ha donato è monitorato, anche in assenza di particolari disturbi, a cadenze prestabilite per un periodo di 10 anni.
La legge, così come nel caso delle donazioni di organi, non prevede la possibilità di conoscere il ricevente. Il centro in cui avviene la donazione può fornire solo indicazioni generali sul ricevente o sul donatore che comunque non ne consentano l'identificazione.
La conservazione ad uso autologo del sangue cordonale è vietata nel nostro Paese poiché, ad oggi, non esistono evidenze scientifiche riguardo ad un suo utilizzo a scopo personale. In sostanza, nel caso in cui vi fosse bisogno, non si potrebbero utilizzare queste cellule per curare il proprio bimbo. Infatti, al di là di alcuni casi specifici (vedi domanda sulla "donazione dedicata"), per trattare le principali malattie curabili con il trapianto è necessario che le cellule staminali provengano non dal paziente stesso (poiché porterebbero con sé tracce della malattia) ma da un donatore.
Per donare alla collettività il sangue del cordone ombelicale, che sarà conservato presso una delle 18 banche pubbliche presenti sul nostro territorio, la coppia (madre/padre) dovrà sottoscrivere un consenso informato, sottoporsi ad una valutazione anamnestica e ad esami del sangue (gratuiti) al parto e dopo sei mesi per escludere la presenza di malattie infettive che possono essere trasmesse al paziente. Il sangue cordonale potrà essere donato solo nelle strutture autorizzate e accreditate per la raccolta; l’elenco completo è disponibile sul sito del Centro Nazionale Sangue.
Come per ogni donazione è fondamentale tutelare sia il potenziale ricevente che il donatore stesso. Questo vuol dire che la mamma deve essere in buone condizioni di salute per escludere la trasmissione di malattie ad un eventuale ricevente. Inoltre, non si può procedere alla donazione nel caso di parti difficili che richiedono la massima assistenza per la mamma e il neonato. Ci sono poi altre situazioni che escludono la donazione come una gestazione inferiore alla 37° settimana (34° nel caso di donazione dedicata); malformazioni congenite del feto; stress fetale; febbre della mamma superiore ai 38° al momento del parto.
La donazione dedicata è un tipo di donazione completamente a carico del Sistema Sanitario Nazionale, quindi gratuita, indicata in alcuni casi specifici:
per il neonato con patologia in atto al momento della nascita o evidenziata in epoca prenatale, o per uso dedicato a consanguineo (fratello/sorella) con patologia in atto al momento della raccolta o pregressa, che risulti curabile con il trapianto di cellule staminali emopoietiche;
per le famiglie a rischio di avere figli affetti da malattie geneticamente determinate per le quali sussistano comprovate evidenze scientifiche di impiego di cellule staminali del sangue cordonale;
per uso autologo‐dedicato nell’ambito di sperimentazioni cliniche, approvate secondo la normativa vigente, finalizzate a raccogliere le evidenze scientifiche di un possibile impiego del sangue cordonale nel caso di particolari patologie.
Il cordone ombelicale non dovrebbe essere clampato prima di un minuto e non oltre i due minuti dalla nascita. Queste tempistiche determinano una raccolta sufficiente e adeguata di cellule staminali per il trapianto permettendo nello stesso tempo di mantenere al neonato donatore il beneficio di una adeguata trasfusione placentare. Oltre i 2 minuti non vi è con certezza ulteriori vantaggi per il neonato, mentre può essere significativa la riduzione delle cellule staminali raccolte.
La conservazione nelle banche pubbliche avviene solo se il campione risponde a specifiche caratteristiche qualitative e quantitative. Solo il 7% circa delle unità raccolte risulta valido per la conservazione e un possibile utilizzo a scopo di trapianto. Esistono protocolli che stabiliscono i criteri di accettazione delle unità cordonali e che riguardano una serie di parametri quali la quantità minima di cellule, il volume dell’unità e la sterilità del campione. Le unità di sangue cordonale giudicate non idonee alla conservazione possono essere utilizzate, ad esempio:
a scopo di ricerca scientifica;
per migliorare i processi di congelamento delle staminali emopoietiche;
per ottenere globuli rossi concentrati ad uso trasfusionale per i neonati non a termine;
per ottenere plasma ricco di piastrine per la produzione di collirio o di gel da utilizzare in diversi ambiti: oculistico, per il trattamento di lesioni corneali; dermatologico per il trattamento di ulcere cutanee in pazienti diabetici o affetti da epidermolisi bollosa, in ambito ortopedico per la riduzione del dolore osteo-articolare, nelle epicondiliti, nelle lesioni ligamentose, in ambito odontostomatologico, mucositi, e per il trattamento di altre patologie (perforazioni timpaniche, fistole anali, ecc).