Il fumo è una delle cause principali del tumore del polmone, ma rappresenta anche il principale fattore di rischio per le malattie respiratorie non neoplastiche, tra cui la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), ed è uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare: un fumatore ha un rischio di mortalità, a causa di una coronaropatia, superiore da 3 a 5 volte rispetto a un non fumatore. Un individuo che fuma per tutta la vita ha il 50% di probabilità di morire per una patologia direttamente correlata al fumo e la sua vita potrebbe non superare un’età compresa tra i 45 e i 54 anni.
Le sostanze cancerogene contenute nel fumo stimolano anche in diversa misura i tumori del cavo orale e della gola, dell'esofago, del pancreas, del colon, della vescica, della prostata, del rene, del seno, delle ovaie e di alcune leucemie.
Il fumo è un fattore di rischio per lo sviluppo e la progressione di un precoce danno renale diabetico (albuminuria) e per il peggioramento della retinopatia nei giovani soggetti diabetici.
Non vanno sottovalutati, inoltre, i danni sulla sessualità maschile. Il fumo di sigaretta è un fattore di rischio importantissimo nello sviluppo sia dell'aterosclerosi sia della disfunzione erettile del pene.
Il fumo influisce negativamente sull'apparato riproduttivo femminile, provoca menopause più precoci di circa due anni rispetto alle non fumatrici in quanto il fumo altera la normale produzione di ormoni sessuali femminili. Una donna gravida che fuma ha un aumentato rischio di aborti di bambini nati morti e di avere neonati sottopeso. Il fumo durante la gravidanza può causare un ritardo di crescita e di sviluppo mentale oltre che polmonare (capacità respiratoria inferiore del 10%) del bambino.
Il fumo accelera l’invecchiamento della pelle e provoca un aumento dell'irsutismo del volto e della raucedine.
Il fumo diminuisce le difese immunitarie nei confronti della placca batterica, determina un ingiallimento della dentina, aumenta il rischio di gengiviti.
Non esiste una soglia di sicurezza sotto la quale il fumo non produce danni, anche perché le conseguenze tendono ad accumularsi nel tempo. Per questo, negli studi che indagano il legame del fumo con le varie malattie, si usa come unità di misura il "pacchetto-anno", un criterio che tiene conto del numero di sigarette fumate in media ogni giorno, ma anche della durata del periodo di esposizione. In altre parole, fumare mezzo pacchetto al giorno per due anni equivale a fumarne uno intero per un anno.
Aspettare un bambino è un'ottima occasione per smettere di fumare. Le future mamme possono trovare una forte motivazione a rinunciare alle sigarette, sapendo che proseguire significa, tra le altre cose, ridurre l'apporto di ossigeno al feto e quindi procurargli dei danni.
Molti studi hanno dimostrato che il fumo in gravidanza può portare ad aborto spontaneo e parto prematuro, così come essere causa di un aumento della mortalità e morbilità perinatale e infantile; il fumo in gravidanza, inoltre, aumenta il rischio di sindrome di morte improvvisa del lattante (Sudden infant death sindrome, SIDS), di basso peso alla nascita, di sindrome di astinenza neonatale da nicotina.
Gli studi evidenziano, inoltre, un ritardo nella crescita cognitiva nell’infanzia, un rischio maggiore di infezioni respiratorie, asma e alterazioni in alcuni cromosomi fetali più sensibili ai composti genotossici del tabacco.
Le madri che fumano hanno meno latte e di minore qualità rispetto ad una donna non fumatrice.
Oltre al tabacco, una sigaretta contiene molti componenti e, ad ogni boccata, durante la combustione, si sprigionano più di 4mila sostanze chimiche.
Tra le più pericolose c’è il catrame, che contiene sostanze cancerogene che si depositano nel polmone e nelle vie respiratorie, e sostanze irritanti, che favoriscono infezioni, bronchite cronica ed enfisema. Altra sostanza pericolosa è la nicotina, un alcaloide che influenza il sistema cardiovascolare e nervoso e induce dipendenza.
Per sigaretta e elettronica (spesso abbreviata in e-cig, dall'inglese) si intende un dispositivo con cui inalare vapore, che può contenere quantità variabili di nicotina. Questa raggiunge l'apparato respiratorio senza che ci sia combustione del tabacco. Le e-cig contengono in genere tra 6 e 20 mg di nicotina, in una miscela composta anche da acqua, glicole propilenico, glicerolo ed altre sostanze, tra cui gli aromatizzanti, tutte sostanze potenzialmente dannose.
Si tratta di un tipo di prodotto entrato nel mercato solo recentemente, che si usa inserendo una piccola sigaretta di tabacco all’interno un apparecchio, che scalda il tabacco senza bruciarlo. I prodotti del tabacco riscaldato sono entrati in commercio in Italia alla fine del 2014 e in 8 anni le loro vendite sono aumentate vertiginosamente, diventando il prodotto del tabacco più venduto dopo le sigarette con una quota di mercato superiore al 18% nel 2023, anche grazie alle minori restrizioni previste dalla normativa e ad un trattamento fiscale di favore.
Per questi prodotti si è dimostrato l’effetto nocivo a livello cardiovascolare a causa del contenuto in nicotina, che anche con questa modalità di assunzione procura dipendenza, e sui rischi di cancerogenicità per le vie respiratorie dovuti all'esposizione cumulativa a lungo termine a nitrosammine, acetaldeide e formaldeide.
Le prove che questi dispositivi servano a smettere di fumare, invece, sono deboli e scarse.
Più convincenti, al contrario, seppure non definitivi, gli indizi per cui questi prodotti possano rappresentare per i giovani un primo passo verso il tabagismo.
Dopo anni in cui si era assistito a un calo dell'accettazione sociale della sigaretta, l’utilizzo di questi nuovi dispositivi ha infatti riportato i giovani a riscoprire il gesto e la ritualità del fumo.
Da quando questi prodotti sono arrivati sul mercato, si è interrotto il calo nella percentuale di fumatori nella popolazione, e la loro prevalenza è ricominciata a risalire.
Dal 2018 il sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) ha iniziato a raccogliere informazioni sull’uso di questo prodotto, che in Italia è ancora appannaggio di pochissime persone, meno del 3% nel biennio 2021-2022, ma in aumento significativo dallo 0,5% del 2018 al 3,4% nel 2022.
Non è mai troppo tardi per smettere, a prescindere dalla quantità di tabacco inalata e il tempo trascorso.
Per quanto riguarda i benefici a breve termine:
Entro 20 minuti la frequenza cardiaca e la pressione del sangue si riducono
Entro 12 ore il livello di monossido di carbonio nel sangue diminuisce e torna a livelli normali.
Entro 2-12 settimane la circolazione del sangue migliora così come le funzioni polmonari
Entro 1-9 mesi diminuiscono la tosse e il respiro corto.
Dopo mesi di sospensione:
Entro un anno il rischio di infarto diventa la metà di quello di un fumatore.
Entro 5-15 anni dopo il rischio di ictus diventa uguale a quello di un non fumatore.
Entro 10 anni il rischio di tumore ai polmoni diminuisce fino alla metà e si riduce anche il rischio di tumori alla bocca, alla gola, all’esofago, alla vescica, alla cervice uterina e al pancreas.
Entro 15 anni il rischio di infarto diventa uguale a quello di un non fumatore.
Inoltre, se smetti di fumare:
a 30 anni si guadagnano almeno 10 anni di vita attesa.
a 40 anni si guadagnano 9 anni di vita attesa.
a 50 anni si guadagnano 6 anni di vita attesa.
a 60 anni si guadagnano 3 anni di vita attesa.
Se smetti di fumare, inoltre, proteggi chi ami dal fumo passivo, riducendo ad esempio il rischio di molte malattie dei bambini da esposizione al fumo, come le malattie respiratorie, l’asma, e infezioni alle orecchie (otiti).
SMETTERE DI FUMARE
fa bene anche a chi ha già sviluppato malattie correlate al fumo
riduce del 50% la probabilità di avere un altro attacco in persone che smettono di fumare dopo un attacco cardiaco
riduce il rischio di impotenza, di avere difficoltà a concepire, di aborto spontaneo o di partorire bambini prematuri o con basso peso alla nascita.
Sebbene molte persone riescano a smettere di fumare anche da sole, grazie a una forte motivazione e forza di volontà, molte altre hanno bisogno di un supporto specialistico, a causa della dipendenza che può essere fisica, psicologica e comportamentale. Questi aspetti sono molto correlati tra loro e dipendono da fattori individuali, culturali e ambientali.
Negli ultimi anni per aiutare le persone a smettere di fumare sono state rese disponibili terapie efficaci, sia farmacologiche sia psicologiche.
Le terapie farmacologiche servono per contrastare la dipendenza fisica agendo sui sintomi dell'astinenza.
L'intervento di tipo psicologico, invece, ha la finalità di aiutare la persona ad affrontare i temi legati alle motivazioni che la spingono a fumare, ai costi e ai benefici dello smettere ecc.
È possibile rivolgersi al proprio medico di famiglia o a uno dei centri antifumo accreditati, afferenti sia al Servizio sanitario nazionale (strutture ospedaliere e unità sanitarie locali) sia al privato sociale. I centri antifumo garantiscono trattamenti basati su prove di efficacia, che tengono conto delle linee guida nazionali e internazionali e rappresentano un'importantissima risorsa per aiutare le persone a smettere di fumare.
Disponibile anche il Telefono verde contro il fumo 800 554088 dell’Istituto Superiore di Sanità, che svolge attività di consulenza sulle problematiche legate al fenomeno del tabagismo e rappresenta un collegamento tra Istituzione e cittadino-utente, un punto d'ascolto e di monitoraggio.
Si parla di esposizione a fumo passivo quando, involontariamente, una persona respira il fumo di tabacco consumato da altri. In questo caso il non fumatore respira il fumo prodotto dalla combustione della sigaretta più quello che è stato prima inalato e successivamente espirato dai fumatori. Un’altra denominazione di uso comune per riferirsi al fumo passivo è: Esposizione a Fumo di Tabacco Ambientale (Enviromental Tabacco Smoke - ETS).
Le persone esposte al fumo passivo possono andare incontro a disturbi e malattie gravi pari a quelli di un fumatore. I bambini sono particolarmente a rischio. I danni dipendono dal periodo della vita in cui si verifica l’esposizione. Se l’esposizione avviene nella vita fetale, aumenta il rischio di basso peso alla nascita e morte improvvisa del lattante; se l’esposizione avviene nell’età infantile aumentano i rischi di avere otite media, asma, bronchiti e polmoniti; nell’età adulta, aumenta il rischio di infarto del miocardio, ictus cerebrale, cancro del polmone e cancro del naso. Le persone non fumatrici esposte a fumo passivo presentano maggiori rischi di aborto spontaneo, difficoltà di apprendimento, meningiti, leucemia, rispetto ai non fumatori.
No, la vendita di sigarette è proibita ai minori di 18 anni. La legge di conversione 8 novembre 2012, n. 189 del decreto 13 settembre 2012 ha innalzato, infatti, il limite dei 16 anni previsto dall'art. 25 del regio decreto 1934. I rivenditori sono tenuti a chiedere il documento d’identità agli acquirenti se la loro maggiore età non è manifesta.
Sono previste, inoltre, sanzioni pecuniarie tra 500 e 3000 Euro per i rivenditori che violano le norme (Decreto Lgs. n. 6 del 12 gennaio 2016, art.24) e sospensione della licenza per 15 giorni. In caso di recidiva la sanzione pecuniaria va dai 1.000 agli 8.000 euro con la revoca della licenza.
Dal 1° gennaio 2013 i distributori automatici sono dotati di un sistema automatico di rilevamento dell’età.
Ministero della Salute
Direzione Generale della Prevenzione sanitaria - Ufficio 8