La febbre gialla è presente in 34 paesi dell’Africa Sub-Sahariana e in 13 paesi dell’America Latina. Circa il 90% dei casi segnalati ogni anno si verifica nell’Africa Sub-Sahariana. Occasionalmente, viaggiatori infetti provenienti da aree dove esiste la febbre gialla hanno esportato casi in paesi indenni da febbre gialla, tuttavia la malattia può solo diffondersi facilmente se in quel paese esistono le specie di zanzara capaci di trasmetterla, se esistono specifiche condizioni climatiche e se sono presenti gli animali serbatoio necessari a mantenerla.
La malattia da febbre gialla inizia con una fase “acuta” caratterizzata da sintomi generali quali febbre, dolori muscolari, dolori alla schiena, cefalea, brividi, mancanza di appetito, nausea e vomito. La maggior parte dei pazienti mostra un miglioramento dopo 3-4 giorni. Circa il 15% dei malati evolverà in una seconda fase “tossica” entro 24 ore dalla remissione iniziale, caratterizzata da febbre alta, itterizia, dolori addominali associati a vomito e deterioramento delle funzioni renali. Può aversi sanguinamento dalla bocca, naso, occhi e stomaco, e comparsa di sangue nel vomito e nelle feci
Non esiste un trattamento specifico antivirale per il virus della febbre gialla, tuttavia un trattamento sintomatico può alleviare i sintomi della malattia, quali deidratazione e febbre. Le infezioni batteriche associate possono essere trattate con antibiotici. La gestione specifica delle insufficienze d’organo (reni, fegato, ecc.) può aiutare i pazienti gravemente malati, tuttavia è raramente disponibile in ambienti che dispongono di poche risorse.
Il virus della febbre gialla si trasmette tramite la puntura di zanzare infette delle specie Aedes e Haemogogus. Queste zanzare possono riprodursi in ambiente urbano, intorno alle abitazioni, nelle foreste e nelle giungle.
La diagnosi di febbre gialla è difficile (specialmente nelle fasi iniziali) perché la sintomatologia può essere confusa con altre malattie comuni, quali la malaria, la dengue, la leptospirosi e la malattia da virus Zika, oppure con avvelenamenti. I medici o i clinici che visitano un paziente malato possono avere difficoltà ad effettuare una diagnosi di febbre gialla esclusivamente sulla base di sintomi clinici, specialmente se operano in un’area dove sono presenti molte di queste malattie nello stesso periodo. Devono essere effettuati test di laboratorio per confermare una diagnosi di caso sospetto di febbre gialla. I test sul sangue possono evidenziare gli anticorpi prodotti in risposta alla febbre gialla, confermando che la persona è stata infettata. Sono utilizzate diverse altre tecniche per identificare il virus in campioni di sangue o tessuti epatici prelevati dopo il decesso. Questi test necessitano di personale di laboratorio molto qualificato ed attrezzature e materiali specializzati.
La febbre gialla può essere prevenuta attraverso la vaccinazione e il controllo delle zanzare. Il vaccino per la febbre gialla è sicuro ed economico, ed una singola dose fornisce un’immunità contro la malattia che dura per tutta la vita. Consulta la pagina vaccinazione febbre gialla. Anche il controllo delle zanzare può essere utile per prevenire la febbre gialla, ed è di vitale importanza nelle situazioni in cui la copertura vaccinale è bassa o il vaccino non è immediatamente disponibile. Il controllo delle zanzare include l’eliminazione dei siti dove le zanzare possono riprodursi, e l’uccisione delle zanzare adulte e delle larve utilizzando insetticidi in aree ad alta densità di zanzare. E’ molto importante ed efficace la partecipazione comunitaria in attività, per controllare le zanzare, quali mantenere puliti gli scarichi domestici, e coprire i contenitori dell’acqua dove le zanzare possono riprodursi.
La vaccinazione è la misura più importante per prevenire la febbre gialla. Nei paesi in cui si verifica la febbre gialla, l’OMS raccomanda fortemente la vaccinazione di routine nei bambini di età superiore ai 9 mesi e l’effettuazione di campagne di vaccinazione di massa per aumentare la copertura nella popolazione adulta. La copertura vaccinale deve raggiungere almeno l’80% della popolazione per prevenire l’insorgenza di focolai.
Alcune categorie di persone non dovrebbero essere vaccinate di routine:
i bambini di età inferiore ai 9 mesi (o inferiore ai 6 mesi durante un focolaio, dove il rischio di contrarre la malattia è maggiore della comparsa di un evento avverso causato dal vaccino)
le donne in gravidanza (eccetto durante un focolaio)
le persone con gravi allergie alle proteine dell’uovo, e
le persone con severe immunodeficienze.
Organizzazione Mondiale della sanità
Traduzione: Ministero della salute, D.G.Prevenzione sanitaria