immagine raffigurante dei sacchetti di plastica

Agli inizi del mese di novembre 2013, la Commissione europea ha adottato una proposta di direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, volta a contenere l’uso delle borse di plastica in materiale leggero.

Ogni anno in Europa vi sono più di 8 miliardi di borse in plastica che sono destinate a tramutarsi in rifiuti con pesanti danni per l’ambiente; la Commissione vuole quindi armonizzare le condotte degli Stati membri perseguendo un obiettivo di massima di riduzione generale del consumo su livelli globali dell’80%.

Tecnicamente la Commissione agirà per modificare la direttiva 94/62/CE secondo due linee direttrici:

  • obbligo per gli Stati di adottare misure che riducano il consumo di borse di plastica con spessore < 50 micron, meno riutilizzate rispetto a modelli di spessore superiore e quindi a maggior rischio di dispersione ambientale
  • margine consentito agli Stati sul tipo di scelte concrete da assumere (imposte e prelievi, obiettivi nazionali di riduzione e restrizioni ai commerci di tali prodotti), anche sulla scia dei lusinghieri risultati registrati in alcuni Paesi che hanno fortemente ridotto l’uso di sacchetti inquinanti optando per regimi fiscali e altre misure di natura tributaria.

Per comprendere la volontà dell’azione da parte della Commissione occorre analizzare la fenomenologia che ne è alla base: il boom delle borse di plastica ha fatto sì che tali prodotti sfuggano ai flussi di gestione dei rifiuti e si accumulino nell’ambiente, con gravi danni per gli ecosistemi marini, la fauna ittica ed avicola.

Alcune statistiche risalenti al 2010 confermano una massiccia immissione sul mercato europeo di borse di plastica (98,6 miliardi di unità prodotte, con consumi pro-capite collegati che raggiungono picchi di valore a 168) con scarsi riutilizzi, alla luce del fatto che la maggior parte di queste borse sono di materiale leggero e di fatto vengono riutilizzate meno rispetto a prodotti di maggior robustezza. Altro dato che fa riflettere è la forbice esistente tra i vari Paesi dell’UE: si va dai 4 sacchetti annui pro-capite di Danimarca e Finlandia ai 466 di Polonia, Portogallo e Slovacchia.

Di qui, sorge l’esigenza di un intervento dell’Unione, che ridimensioni tali divari, sulla base di una complessa evidenza scientifica, frutto di studi, sfociati nella proposta in esame e di un’ampia ed estesa consultazione pubblica tra i cittadini e gli operatori del settore industriale.

Consulta sul sito della Commissione: Parckaging and Parckaging Waste

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Data di pubblicazione: 27 febbraio 2014, ultimo aggiornamento 27 febbraio 2014