L’Encefalopatia Spongiforme Bovina o BSE, il cosiddetto “Morbo della mucca pazza” è una malattia mortale per gli animali ed è anche una zoonosi, ovvero trasmissibile agli esseri umani. Nell’uomo viene indicata come “variante” giovanile della malattia di Creutzfeld–Jakob, è una malattia di tipo neurologico ad esito costantemente fatale.
La malattia è caratterizzata da un periodo di incubazione molto lungo (5 anni in media) e si manifesta principalmente in bovini destinati alla riproduzione o in vacche da latte che restano in allevamento per diversi cicli di lattazione. In microscopia, le lesioni anatomo-patologiche caratterizzate dalla presenza di vacuoli definiscono il tipico aspetto spugnoso della materia grigia e giustificano il nome spongiforme nella definizione della malattia.
Secondo l’opinione condivisa dagli esperti, nel caso della BSE classica, il contagio avviene prevalentemente nel primo anno di vita attraverso l’assunzione di alimenti (farine animali) contenenti tessuti di animali infetti. Le forme atipiche (le cosiddette L-BSE e H-BSE), sono forme sporadiche molto probabilmente correlate all’invecchiamento dell’animale.
L’origine della malattia viene collegata al recupero delle carcasse infette utilizzate come farine di carne nella dieta delle bovine da latte, trattate un processo produttivo che non ha determinato la disattivazione di quello che poi verrà identificato come prione.
La sostituzione dell’impiego dei solventi nell’estrazione dei grassi con la spremitura e la differente applicazione dei tempi e della pressione (bar) nel processo di lavorazione, per il raggiungimento delle temperature di trattamento delle proteine animali, non furano efficaci a garantire l’eliminazione del prione stesso.
E’ divenuta malattia denunciabile e notificabile dal 1991 secondo l’Ordinanza Ministeriale del 10 Maggio 1991.
Le prime azioni sanitarie di contenimento sono state adottate nel 1989 ma hanno subito nel tempo diverse modifiche, fino alla emanazione di un unico Regolamento comunitario (Regolamento CE n. 999/2001) che ha disposto l’adozione di misure comuni in tutta l’Unione europea.
Il Regolamento CE n. 999/2001 e le successive modifiche, segue le indicazioni della nuova politica comunitaria diretta ad assicurare un controllo su tutte le fasi di produzione partendo dalla “stalla” per arrivare alla “tavola”, si tratta pertanto di un Regolamento “orizzontale “che individua misure di controllo in tutte le fasi produttive, partendo dall’allevamento, per passare all’utilizzo dei mangimi, fino ad arrivare alla macellazione ed immissione in commercio dei prodotti di origine animale.
La diagnosi di BSE può essere fatta solo dopo la morte dell’animale (post-mortem), prelevando un tratto del sistema nervoso centrale, il così detto obex o tronco encefalico. Questo tessuto, presso i laboratori degli IIZZSS distribuiti a livello nazionale, viene sottoposto a screening tramite appositi test risposta rapidi (Elisa, Western blot) in grado di dare esito in 24 ore. In caso di esito positivo il campione di obex viene sottoposto a ulteriori prove diagnostiche di conferma presso il Centro di referenza per le Encefalopatie Spongiformi animali - CEA - (istopatologiche, immunoistochimiche, western blot) e successivamente alla caratterizzazione molecolare, presso l’ISS Centro di referenza per la caratterizzazione dei ceppi per tutte le TSE, che permette di differenziare di quale forma si tratta: forma Classica ( C-BSE) o le cosiddette forme atipiche L-BSE e H-BSE.
Al momento non esiste né terapia né profilassi per la BSE. L’unico sistema di prevenzione è attualmente il monitoraggio dei capi attraverso la sorveglianza e il rispetto dei divieti previsti dai regolamenti europei e la normativa nazionale riguardo l’uso dei mangimi piuttosto che della corretta rimozione e distruzione del materiale considerato a rischio (SRM).
Le prime segnalazioni della malattia si hanno nel Regno Unito, nel 1986, nei bovini affetti da sintomatologia nervosa (comparsa di aggressività, tremori, barcollamenti, zoppie, diminuzione della produzione lattea e perdita di peso).
Le informazioni relative al rischio di BSE in Europa e quindi anche in Italia, oltre alla distribuzione temporale e geografica della malattia, sono ora a disposizione nei Report annuali sulla sorveglianza delle encefalopatie spongiformi trasmissibili disponibili per il periodo 2001-2018.
Le misure di monitoraggio in Italia hanno portato all’esecuzione dal 2001 di 7.555.000 test per il controllo della malattia.
L'epidemia italiana si è concentrata nelle regioni settentrionali; è stata comunque di piccole dimensioni raggiungendo un totale di 145 casi (due identificati in animali importati) con una tendenza temporale di riduzione (figura 1) mostrando un crollo dei casi già a partire dal 2009.
Andamento del numero di casi di BSE classica in Italia
Annualmente si elabora un Piano di sorveglianza e controllo per la BSE, presentato alla Commissione europea per l’approvazione tecnica e finanziaria, che prevede l’esecuzione di test rapidi sui bovini la c.d. sorveglianza passiva, attiva ed eradicazione in caso di conferma positività sul capo interessato ed eventuali animali che hanno condiviso i medesimi alimenti, piuttosto che, della progenie se trattasi di animale femmina.
Secondo il Regolamento CE n. 999/2001 l’eradicazione si attua: attraverso abbattimento dell’animale risultato positivo, tutti gli altri capi presenti in azienda oppure abbattimento della coorte di nascita (tutti gli animali nati nei 12 mesi precedenti o successivi la data di nascita del bovino infetto) e della coorte alimentare (soggetti che hanno condiviso nel loro primo anno di vita lo stesso alimento utilizzato nel primo anno di vita dal capo risultato positivo).
Attualmente, grazie all’efficiente sistema di sorveglianza, i test per l'individuazione dei casi di BSE, sono concentrati sui bovini delle categorie a rischio di età superiore ai 48 mesi: morti, macellati d'urgenza e per differita, in cui è più probabile riscontrare casi di malattia.
Il trend epidemiologico positivo nei confronti della malattia e all’efficacia delle misure di contrasto ha permesso all’Italia di poter accedere con fiducia alle revisioni del Regolamento (CE).
Il regolamento CE n. 999/2001 individua 5 capisaldi sui cui concentrare le misure di sorveglianza:
Le misure di sorveglianza, di eradicazione negli allevamenti colpiti e la classificazione dei paesi in funzione del rischio BSE, rappresentano i punti salienti per quanto riguarda i principali aspetti di sanità animale.
La sorveglianza viene distinta in “passiva” e “attiva”:
Per sorveglianza “passiva” si intende principalmente la notifica da parte di tutti gli operatori del settore di un capo bovino sospetto di malattia (presenza di sintomi neurologici)
In caso di denuncia, il veterinario “ufficiale” della ASL è chiamato ad esaminare il capo sospetto che se clinicamente confermato, viene macellato e sottoposto alle prove diagnostiche.
La sorveglianza “attiva” si basa sulla esecuzione di specifici test diagnostici definiti rapidi perché in grado di rispondere entro 24-48 ore, su campione di tessuto prelevato da bovini di età pari e superiore a 48 mesi.
A differenza di altre patologie, la diagnosi di BSE non può essere effettuata sull’animale ancora in vita (ad esempio tramite esami condotti sul sangue) ma solo dopo l’avvenuta morte dell’animale. La diagnosi infatti si effettua solo sul tronco encefalico (obex) prelevabile solo dopo l’abbattimento o la macellazione del soggetto. Nel gennaio del 2009 l’Italia insieme ad altri Stati Membri della UE ha beneficiato di un nuovo regime di sorveglianza che ha alzato l’età dei bovini da sottoporre a test, pertanto in applicazione alla Decisione CE n. 2008/908 attualmente sono eseguiti test rapidi su tutti i bovini morti in azienda, macellati d’urgenza e regolarmente macellati di età pari e superiore a 48 mesi.
La sorveglianza attiva ha avuto inizio nel gennaio del 2001 e fino al gennaio del 2009 è stata condotta su tutti i bovini sani macellati di età superiore ai 30 mesi. Per i capi che alla visita veterinaria al macello presentavano sintomi generici di malattia, il test rapido veniva effettuato sui soggetti a partire dai 24 mesi di età.
I risultati delle misure di sorveglianza applicate dagli Stati Membri hanno consentito di rivedere l’analisi del rischio ed innalzare l’età dei bovini da sottoporre a campionamento. Misure più restrittive, a titolo precauzionale, sono applicate dagli Stati Membri che recentemente hanno aderito alla UE e da quelli che successivamente aderiranno. Nel caso venga rilevato un capo positivo al macello l’intera carcassa viene eliminata e distrutta, evitandone in questo modo l’immissione nella catena alimentare umana o animale.
Gli obiettivi della sorveglianza nei bovini sono molteplici. Essi vanno dalla individuazione ed eliminazione dalla catena alimentare umana ed animale dei bovini affetti da BSE, alla raccolta di informazioni sull’andamento della malattia, alla verifica della efficacia delle misure di controllo.
Il nuovo regime di sorveglianza è stato accordato dalla Commissione europea in funzione del costante miglioramento della situazione epidemiologica della BSE in Italia. Solo per dare un’idea dello sforzo messo in campo per l’effettuazione della sorveglianza “attiva” sono stati spesi dal 2001 ad oggi oltre 6 milioni di test finanziati dallo Stato italiano per un costo stimabile intorno oltre i 100 milioni di euro.
Il numero di casi rilevati per anno è andato progressivamente calando, in particolare a partire dall’anno 2004.
La sorveglianza ha progressivamente consentito di individuare i capi che erano stati esposti al contagio prima dell’applicazione delle misure di restrizione (bando delle farine animali, eliminazione e distruzione del materiale specifico a rischio: cervello, midollo spinale, occhi, tonsille, pacchetto intestinale dal duodeno al retto) e dal 2001 ad oggi, il rilevamento di capi risultati positivi, ai test diagnostici di conferma, non hanno destato particolare preoccupazione ma anzi hanno rafforzato il successo dell’attività del sistema di sorveglianza e delle misure di azioni intraprese.
Il favorevole andamento della situazione, che vede ormai un’incidenza della malattia pari a 0,66 casi per milione di bovini di età superiore ai 24 mesi, non porterà comunque ad uno smantellamento del sistema di controllo della BSE ma ad un suo riposizionamento, che sarà deciso di comune accordo tra tutti gli Stati membri e solo dietro motivati pareri scientifici espressi dall’EFSA (Agenzia Alimentare Europea di Parma).La tabella sottostante indica il numero di casi di BSE rinvenuti per anno
Anno |
Numero casi |
2001 |
50 * |
2002 |
26* |
2003 |
31 |
2004 |
7 |
2005 |
8 |
2006 |
7 |
2007 |
2 |
2008 |
1 |
2009 |
2 |
2010 (maggio) |
0 |
Totale |
142 |
(*)due bovini esteri
Regolamento CE n. 999/2001 Allegato VII capitolo A
La misura di controllo consiste nell’abbattimento del capo infetto e nel rintraccio della coorte. Per coorte si intende:
L’eradicazione ha l’obiettivo di eliminare tutti i bovini dell’allevamento ritenuti potenzialmente a rischio perché venuti a contatto con il mangime contaminato.
Qualora il riscontro di caso sospetto di BSE si verifichi al macello si deve:
Le misure di sequestro cautelativo sono rimosse nel caso in cui il sospetto non venisse confermato.
Qualora il caso sospetto venisse confermato si deve:
Qualora il caso sospetto di BSE si verifichi in azienda si provvede a:
Le misure di sequestro cautelativo sono rimosse nel caso in cui il sospetto non venisse confermato.
Qualora il caso sospetto venisse confermato si deve:
Considerata la particolarità della malattia, a differenza della scrapie, non è necessario effettuare nessuna misura di disinfezione.
Per approfondire
Gli esseri umani si possono contagiare assumendo carni bovine di dubbia provenienza. Per questo è bene assumere prodotti tracciabili e sottoposti a controlli da parte dei servizi veterinari delle aziende sanitarie locali di ogni Regione e Provincia Autonoma.
Per contrastare attivamente la malattia bisogna rispettare la regolamentazione sull’uso e lo smaltimento dei sottoprodotti animali, sulla prevenzione delle contaminazioni crociate nelle strutture di separazione dei materiali utilizzati nella lavorazione delle farine e nei mangimifici.
Utilizzare prodotti europei e soprattutto italiani è la migliore garanzia. L’Italia infatti ha ricevuto già dal 2013 dall’OIE (Office International des Epizooties), l’organizzazione mondiale che fissa le condizioni sanitarie per le transazioni commerciali di animali e prodotti in tutto il mondo, la qualifica di Paese con un livello di rischio ‘trascurabile’ per BSE, la più alta qualifica sulla base della classificazione in tre categorie: trascurabile, controllato e indeterminato.
Data di ultimo aggiornamento: 25 novembre 2021