La riforma psichiatrica, attuata con la Legge 13 maggio 1978, n. 180 e ulteriormente definita con la Legge 23 dicembre 1978, n. 833 "Istituzione del servizio sanitario nazionale", ha sancito sul piano giuridico i cambiamenti intervenuti nell'approccio alla malattia mentale, a seguito delle acquisizioni scientifiche sia nel campo della comprensione psicodinamica, sia nel campo della psicobiologia con la messa a punto di psicofarmaci ad azione sempre più mirata.
Tali acquisizioni hanno modificato in misura determinante le categorie diagnostiche e l'evoluzione stessa dei vari quadri clinici, con un notevole incremento della recuperabilità sociale, attraverso specifici interventi di riabilitazione. Si può affermare che la legge di riforma perseguiva tre obiettivi fondamentali:
Gli anni successivi alla riforma, tuttavia, sono stati caratterizzati da una carente azione di indirizzo, specialmente nel settore dell’organizzazione dei servizi. Carenza in parte dovuta alle più generali difficoltà connesse all’attuazione del Servizio Sanitario Nazionale.
Con l’emanazione del Progetto Obiettivo "Tutela della salute mentale 1994-1996" (pdf, 55 Kb), si è riattivato il processo di riforma.
Il progetto-obiettivo individuava quattro questioni principali da affrontare per dare basi più solide al settore dell’assistenza psichiatrica, riferita alla popolazione adulta, onde migliorarne la qualità complessiva:
La strategia di intervento proposta ha fornito un quadro di riferimento determinante per dare finalmente avvio ad una riorganizzazione sistematica dei servizi deputati all’assistenza psichiatrica.
Gli aspetti più significativi possono riassumersi nei seguenti:
A causa di incertezze e lentezze da parte di molte regioni, il Parlamento, attraverso ripetuti interventi legislativi (leggi finanziarie 1994, 1996 e 1997), l'introduzione di sanzioni in assenza di interventi operativi per la chiusura degli ospedali psichiatrici e l’attivazione dei dipartimenti di salute mentale, ha innescato un certo dinamismo nell’azione programmatica delle regioni, puntando ad una archiviazione definitiva del vecchio sistema ospedalocentrico e alla contestuale messa a punto della rete dei servizi territoriali.
L’azione di indirizzo è stata ulteriormente rafforzata dal Progetto Obiettivo "Tutela della salute mentale 1998-2000" (pdf, 122 Kb), operativamente caratterizzato da indicazioni precise sulla "missione" dei dipartimenti di salute mentale, sugli obiettivi di salute e sugli interventi che prioritariamente devono essere realizzati.
Nella progettazione delle attività volte a contrastare la diffusione dei disturbi mentali, i servizi di salute mentale, pur senza trascurare la domanda portatrice di disturbi mentali medio-lievi, devono dare, nell’arco del triennio, priorità ad interventi di prevenzione, cura e riabilitazione dei disturbi mentali gravi, da cui possono derivare disabilità tali da compromettere l’autonomia e l’esercizio dei diritti di cittadinanza, con alto rischio di cronicizzazione e di emarginazione sociale.
Le azioni più opportune, per realizzare tali interventi, sono:
L’individuazione di obiettivi specifici da perseguire da parte dei dipartimenti di salute mentale è sorretta da indicazioni esplicite sul modello organizzativo, ma, soprattutto, da specifiche indicazioni sulla qualità dei processi assistenziali, fondata su:
Il contributo programmatico è contenuto nello schema di Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 al Cap. 5.4 - La tutela della Salute Mentale.
Il Piano è stato approvato in Conferenza Unificata il 24 gennaio 2013.
Elaborato dal Ministero della salute in collaborazione con il Gruppo tecnico Interregionale Salute Mentale (GISM) della Conferenza delle Regioni, definisce gli obiettivi di salute per la popolazione, le azioni e gli attori necessari per conseguirli, i criteri e gli indicatori di verifica e valutazione.
Il Piano nazionale della prevenzione delinea un sistema di azioni per la promozione della salute e la prevenzione, che accompagnano il cittadino in tutte le fasi della vita, nei luoghi di vita e di lavoro.
La salute mentale costituisce parte integrante della salute e del benessere generale. I primi anni di vita sono cruciali per la promozione della salute mentale e la prevenzione dei disturbi mentali, poiché fino al 50% delle patologie psichiatriche dell’adulto iniziano prima dei 14 anni d’età. Per questo il Piano nazionale della prevenzione 2014-2018 prevede tra i macro obiettivi stategici quello dedicato a "Promuovere il benessere mentale nei bambini, adolescenti e giovani".
Consulta la pagina Promuovere il benessere mentale nei bambini, adolescenti e giovani.
Anche il PNP 2020-2025 considera essenziale, nel contesto degli interventi volti a sviluppare e attuare programmi per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, tener conto delle persone con disturbi mentali, ma anche promuovere il benessere mentale di tutti i cittadini in tutte le fasi della vita.
Il Sistema informativo per la salute mentale, istituito con Decreto ministeriale 15 ottobre 2010, è concepito per costituire una base dati integrata, incentrata sul paziente, dalla quale rilevare informazioni obiettivo è la condivisione delle informazioni tra aziende sanitarie, regioni o provincie autonome e amministrazioni centrali. Il sistema risulta particolarmente utile ai fini del monitoraggio dell’attività dei servizi, della quantità di prestazioni erogate, nonché delle valutazioni sulle caratteristiche dell’utenza e sui pattern di trattamento, inoltre rappresenta un valido supporto alle attività gestionali dei Dipartimenti di salute mentale (DSM) per valutare il grado di efficienza e di utilizzo delle risorse.
Vai alla sezione Salute mentale (SISM) dell'area tematica Nuovo sistema informativo sanitario - NSIS.
Il Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM) elabora il Rapporto sulla salute mentale che rappresenta un'analisi a livello nazionale dei dati rilevati a livello nazionale. La rilevazione costituisce la più ricca fonte di informazioni sugli interventi sanitari e socio-sanitari dell’assistenza alle persone adulte con problemi di salute mentale e alle loro famiglie. Ha lo scopo di offrire un prezioso strumento conoscitivo per la definizione e l'attuazione delle politiche sanitarie del settore della salute mentale, per gli operatori e per i cittadini utenti del Servizio Sanitario Nazionale.
Vai alla pagina Rapporto sulla salute mentale.
La legge n. 81 del 30 maggio 2014 (che ha modificato l'art. 3 ter della legge n. 211 del 22 dicembre 2011) ha delineato il percorso per giungere all'eliminazione degli ospedali psichiatrici (OPG). L'eliminazione degli OPG prevedeva la sostituzione, ad opera delle regioni, con una pluralità di strutture denominate REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) con un limitato numero di posti letto, a gestione sanitaria e con attività perimetrale di sicurezza e di vigilanza esterna, ove necessaria.
Il processo di chiusura di tutti i 6 OPG attivi sul territorio nazionale si è completato a febbraio 2017.
Nel frattempo, inoltre, con l’Accordo in conferenza Unificata del 26 Febbraio 2015, è stato approvato il cosidetto "Regolamento REMS", che prevedeva un percorso di chiusura degli OPG, sostituiti dalla rete residenziale sanitaria di livello regionale delle REMS integrata dai percorsi territoriali di cura e riabilitazione gestiti dai Dipartimenti di salute mentale delle ASL.
Nel febbraio 2016, su proposta dell’allora Ministro della salute e dell’allora Ministro della Giustizia, è stato nominato un Commissario Unico per concludere il processo di superamento degli OPG in 6 Regioni commissariate. A Febbraio 2017 il Commissario ha concluso il suo lavoro presentando al Parlamento una Relazione finale.
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Data di pubblicazione: 9 novembre 2006 , ultimo aggiornamento 20 gennaio 2022