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Influenza Aviare - Sorveglianza

FONTE: Ministero della Salute

Capitolo 1. Attività svolta

L’attività di sorveglianza viene svolta al fine di individuare la presenza e prevalenza dei virus influenzali a bassa patogenicità LPAI, nonché quelli ad alta patogenicità HPAI, sia negli avicoli domestici che nei volatili selvatici.

Il metodo di sorveglianza attuato nel 2019 in Italia è stato definito in base al rischio, tenendo in considerazione i seguenti fattori:

  • ubicazione delle aziende avicole in zone ad alta densità di volatili selvatici migratori, in particolare di quelli appartenenti alle “specie bersaglio” elencate nella parte 2 dell’Allegato II della Decisione della Commissione 2010/367/UE;
  • presenza di aree ad alta densità di aziende avicole (DPPA);
  • caratteristiche strutturali e gestionali del sistema produttivo avicolo;
  • situazione epidemiologica presente e pregressa (fattori di rischio di introduzione e diffusione rilevati nel corso delle precedenti epidemie);
  • flusso e tipologia di scambi commerciali;
  • tipologia produttiva e misure di biosicurezza degli allevamenti commerciali di specie a rischio (presenza nell’azienda di categorie di pollame a lunga vita produttiva, multi-età e multispecie);
  • presenza di aziende avicole free-range in cui il pollame può entrare in contatto con i volatili selvatici (assenza di barriere o barriere non funzionali);
  • Criteri di attribuzione del rischio (ai diversi tipi di territori) elencati nella Decisione della Commissione 2018/1136/UE.


Il DM 14 marzo 2018, ha classificato le Regioni e Province autonome ad alto o basso rischio di introduzione e diffusione dei virus influenzali, con assegnazione ad ognuna di un determinato livello di rischio, individuato dall’IZSVe, Centro di Referenza Nazionale (CRN) per influenza aviaria.

In base al rischio di introduzione e di diffusione di virus di Influenza Aviaria, sono stati testati sia allevamenti del settore industriale sia del settore rurale (svezzatori, commercianti e rurali).

Sono stati presi in considerazione, quali fattori di valutazione, le specie a maggior rischio di infezione nonché il numero di focolai di influenza aviaria confermati in allevamenti industriali nel corso degli ultimi 5 anni, sono state identificate le province “ad alto rischio”, nelle quali attuare un monitoraggio con frequenza elevata (regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto) e le province “a rischio medio” da sottoporre a monitoraggio con frequenza meno elevata (regioni Friuli-Venezia-Giulia, Lazio e Umbria). La restante parte del territorio nazionale è stata classificata “a basso rischio” e le attività di sorveglianza si sono basate sulla notifica di casi e sospetti di IA (sorveglianza passiva) e sulla sorveglianza attiva negli allevamenti rurali (svezzatori), come definito dalla legislazione nazionale.

Le province considerate ad alto rischio di introduzione e diffusione e quindi da sottoporre a monitoraggio con frequenza elevata, suddivise per regione, sono:

  • Emilia Romagna: province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena e Ravenna;
  • Lombardia: province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova;
  • Piemonte: province di Cuneo;
  • Veneto: l’intero territorio regionale a esclusione della provincia di Belluno.


Le province considerate a rischio medio sono:

  • Friuli-Venezia-Giulia: province di Pordenone e Udine;
  • Lazio: provincia di Viterbo;
  • Umbria: province di Perugia e Terni.


Su tutto il territorio nazionale è in vigore l’Ordinanza 26 agosto 2005, e successive modifiche (ultima con OM 10 dicembre 2019) relativa alle misure di biosicurezza da applicare negli allevamenti.


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Data di pubblicazione: 30 novembre 2020

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