FONTE: Guardia di Finanza
Attività svolta dalla Guardia di Finanza nel settore delle frodi agroalimentari
L'impegno della Guardia di Finanza nel settore agroalimentare trova fondamento nelle specifiche competenze di polizia economico-finanziaria e di polizia giudiziaria affidate al Corpo dal vigente quadro normativo.
Nelle sue linee generali, l'azione dell'Istituzione si sviluppa attraverso:
In linea con le primarie responsabilità operative affidatele dalla legge, la Guardia di Finanza è impegnata prioritariamente nel contrasto alle falsificazioni e alle contraffazioni alimentari e, solamente in via incidentale, perlopiù in occasione dello sviluppo di risultanze operative emerse nel corso di altre attività investigative, nelle sofisticazioni ed adulterazioni, ambiti rispetto ai quali sussiste una competenza preminente di altre Forze di Polizia e dell'Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari (I.C.Q.R.F.), con i quali il Corpo intrattiene costanti rapporti di collaborazione operativa.
In particolare, i comportamenti delittuosi che, per i loro riflessi economico-finanziari, rientrano a pieno titolo nella competenza della Guardia di Finanza, sono riconducibili essenzialmente alle condotte di:
Analogamente, nell'espletamento delle funzioni di vigilanza dei traffici di merci nell'ambito degli spazi doganali i Reparti del Corpo agiscono in sinergia con le articolazioni territoriali dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Posto che le frodi nel settore agroalimentare sovente presentano risvolti in termini di falsificazione di documentazione contabile o di accompagnamento delle merci, le specifiche competenze di polizia economica e finanziaria del Corpo risultano particolarmente efficaci ai fini dell'approfondimento delle implicazioni di carattere fiscale, patrimoniale e finanziario, oltre che per i profili direttamente attinenti all'uso distorto di marchi o denominazioni di qualità o di origine.
Dal punto di vista organizzativo, il contrasto all'insieme dei fenomeni in argomento è assicurato da un dispositivo dinamico, flessibile e coordinato che agisce:
La crescente attenzione dei Reparti operativi della Guardia di Finanza verso i fenomeni illeciti che interessano questo specifico settore è testimoniata dai risultati conseguiti nel 2015.
In tale periodo, infatti, sono stati complessivamente sequestrati oltre 8.800 tonnellate di prodotti agroalimentari solidi e oltre 31 milioni di litri di generi alimentari liquidi, oggetto di frode commerciale e/o sofisticazione (cfr. prospetto in allegato 1).
I sequestri più consistenti hanno riguardato, nell'ordine, il vino e gli spumanti (oltre 31 milioni di litri), i cereali (7.400 tonnellate), le paste alimentari (oltre 1.000 tonnellate) e gli ortaggi (oltre 220 tonnellate).
Il confronto tra i valori percentuali dei sequestri eseguiti nel 2015 per le principali tipologie di prodotto solido evidenzia la prevalenza di cereali (oltre l'84%), seguiti dalle paste alimentari (oltre il 11%) e dagli ortaggi (oltre il 2,5%).
Tra i prodotti liquidi, oltre il 99% dei sequestri totali eseguiti ha interessato il vino.
Dal punto di vista territoriale, la maggior parte dei sequestri eseguiti nel 2015 è stata registrata nelle regioni del Nord e Sud Italia (cfr. prospetto in allegato 2).
Il primato dei sequestri dei prodotti solidi spetta alla Basilicata con oltre 7.400 tonnellate, seguita dalla Liguria con circa 1.000 tonnellate e dalla Sicilia con più di 216 tonnellate. Tali quantità corrispondono rispettivamente al 84,6%, 11% e 2,5% sul totale sequestrato sull'intero territorio nazionale (oltre 8.800 tonnellate).
Per quanto riguarda i prodotti liquidi, la maggior parte dei sequestri è stata eseguita in Lombardia (oltre 214.000 ettolitri), seguita dall'Emilia Romagna (oltre 95.000 ettolitri). Tali quantità corrispondono rispettivamente al 68,8% e 30,5% sul totale sequestrato sull'intero territorio nazionale (oltre 311.000 ettolitri).
Si segnalano, di seguito, due attività di servizio di rilievo eseguite dai Reparti del Corpo nel 2015, a contrasto delle frodi nel settore in argomento.
Operazione "Hydrias"
L'operazione, condotta dal Nucleo di polizia tributaria di Bologna con la collaborazione dell'Unità Investigativa Centrale del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, trae origine da una verifica fiscale nei confronti di un'azienda agricola operante nel settore vitivinicolo ed ha permesso di disvelare un sofisticato sistema fraudolento attraverso il quale venivano commercializzati vini da tavola e mosti, anche concentrati, sofisticati.
Il sistema fraudolento si sostanziava nella miscelazione dei prodotti vitivinicoli con zucchero di barbabietola e di canna preventivamente trattati termicamente con l'aggiunta di acqua e acidi, al fine di ottenere un incremento della massa del prodotto finito e del relativo volume alcolico.
L'indagine ha permesso di individuare una vera e propria centrale di sofisticazione, all'interno della quale venivano stoccati e lavorati ingenti quantitativi di zucchero, anche di origine ignota, utilizzati successivamente per alterare le qualità dei vini commercializzati.
L'indagine, complessivamente, ha portato:
Operazione "Cana"
L'attività d'indagine, condotta dal Nucleo di polizia tributaria di Pavia in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato e l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (I.C.Q.R.F.), ha permesso di scoprire un'articolata frode nel settore vitivinicolo posta in essere da una nota cantina della provincia di Pavia che commercializzava vino di qualità diversa da quella dichiarata.
L'attività illecita, peraltro, veniva perpetrata anche mediante l'emissione di false fatturazioni, utilizzate non solo per l'evasione di imposta, ma anche per l'approvvigionamento meramente cartolare di uva e vino pregiati "I.G.T." o "D.O.C.".
Infatti, la produzione dei prodotti falsamente etichettati "I.G.T." e "D.O.C." veniva incrementata attraverso la predisposizione di documentazione attestante falsamente la qualità delle uve conferite dai soci.
Il sistema fraudolento prevedeva, inoltre, la simulazione del pagamento ai soci conferitori del corrispettivo indicato sulle false fatture, superiore a quello spettante per le uve effettivamente conferite, dietro restituzione, solitamente in contanti, della differenza tra il reale valore dell'uva fornita e quella fittiziamente indicata in fattura.
L'indagine, complessivamente, ha portato:
Documentazione
Vedi anche
Nella Relazione
Nel PNI 2015-2018
Sul portale del Ministero della Salute