
Gli antibiotici sono una delle più importanti scoperte per l’umanità, in quanto hanno permesso di curare malattie gravi e letali (come la tubercolosi, le polmoniti pneumococciche, le infezioni da ferite chirurgiche, le infezioni delle vie urinarie), segnando una pietra miliare nella lotta alle malattie infettive e contribuendo a migliorare in modo significativo la salute della popolazione.
Ciò ha significato anche miglioramento della qualità della vita, in quanto una società sana è una società più produttiva.
Antibiotico-resistenza
Da subito è comparso, però, il fenomeno dell’antibiotico-resistenza (ABR). I microbi hanno, infatti, la capacità di modificare il proprio corredo genetico per poter sopravvivere. Ciò significa che un determinato antibiotico, precedentemente efficace nei confronti di un batterio, può perdere nel tempo la capacità di uccidere quel microrganismo. Oggi, in Europa:
- 1/3 delle infezioni è causato da batteri resistenti agli antibiotici
- il 75% delle infezioni da batteri resistenti agli antibiotici è rappresentato da infezioni correlate all’assistenza (ICA)
- l’impatto delle infezioni da batteri resistenti agli antibiotici è pari a quello di tubercolosi, influenza e HIV/AIDS messe insieme.
I rischi per l’uomo e gli animali
Il fenomeno dell’ABR deve essere considerato dal punto di vista sia della salute umana sia della salute e del benessere degli animali, irrevocabilmente e strettamente interconnesse, nonché della sicurezza degli alimenti e della salubrità dell’ambiente. Infatti a causa dell’ABR:
- Uomo - È più difficile riuscire a curare le malattie infettive e aumenta il rischio di complicanze, fino ad arrivare ad esiti invalidanti o addirittura alla morte.
- Animali - La stessa difficoltà di cura si ripercuote anche negli animali domestici e negli animali produttori di alimenti.
- Ambiente - I residui di antibiotici nell’ambiente possono contaminare acqua, suolo e vegetazione. Questi residui continuano ad essere attivi e a svolgere la loro azione nei confronti dei batteri che comunemente lo popolano, contribuendo così a renderli resistenti.
Approccio “One Health”
È necessario, pertanto, un approccio “One Health”, ovvero uno sforzo congiunto di più discipline professionali (medicina umana e veterinaria, settore agroalimentare, ambiente, ricerca e comunicazione, economia e altre) che operano, a livello locale, nazionale e globale, con uno scopo comune che si può riassumere in tre obiettivi prioritari:
- prevenire e ridurre le infezioni, soprattutto quelle correlate all’assistenza sanitaria
- promuovere e garantire un uso prudente degli antimicrobici
- ridurre al minimo l’incidenza e la diffusione dell’antibiotico-resistenza e i rischi per la salute umana e animale ad essa correlati.
Il Piano di contrasto italiano
Partendo da queste considerazioni e da un’analisi della situazione epidemiologica e dell’organizzazione delle diverse realtà del Paese, il Ministero della Salute, adottando il metodo “one health”, e riunendo tutti i possibili attori, istituzionali e non, si è dotato del primo Piano nazionale per il contrasto dell’antimicrobico-resistenza (PNCAR) approvato con Intesa in Conferenza Stato-Regioni il 2 novembre 2017.
L’attuazione del Piano è strettamente monitorata, poiché la situazione da cui parte il nostro Paese è tale da richiedere un impegno costante. E i risultati cominciano a farsi vedere. I dati sulla diffusione dell’ABR mostrano come l’Italia sia tra i Paesi con il più alto livello, ma nell’ultimo anno è evidente un trend in calo, che indica che la strada intrapresa è quella giusta.
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