Dati ISTAT, riferiti al 2012, indicano che in Italia ogni giorno il volume di acqua potabile, immesso nelle reti di distribuzione, è pari a 22,9 milioni di metri cubi, corrispondente a un volume complessivo di 8,4 miliardi di metri cubi, corrispondenti mediamente a 385 litri per abitante al giorno. A fronte del volume di risorse idriche immesso in rete esiste una considerevole dispersione, pari globalmente al 37,4%, dovuta all’obsolescenza e alla scarsa manutenzione delle infrastrutture di distribuzione; ciò determina uno scarto importante ma differenziato significativamente nel territorio.

In questo contesto, il volume complessivo di acqua a disposizione della popolazione – che contempla anche usi pubblici - tra cui fontane pubbliche, innaffiamento di verde pubblico, pulizia delle strade - è pari a 14,3 milioni di metri cubi, corrispondente a 241 litri pro capite con una perdita netta media di 144 litri al giorno per abitante.

Figura 6. Tasso di dispersione di acque destinate a consumo umano nel territorio italiano (elaborazione da dati ISTAT, 2012.)

Tasso di dispersione di acque destinate a consumo umano nel territorio italiano (elaborazione da dati ISTAT, 2012.)

Circa l’uso domestico, si registra una tendenza alla riduzione dei consumi negli anni più recenti, con un consumo medio pro-capite, stimato nel 2012, pari a 172 litri per abitante il giorno; sussistono comunque differenze geografiche significative, con il 7,8% dei capoluoghi caratterizzati da consumi superiori ai 200 litri per abitante il giorno e il 42% con consumi giornalieri inferiori ai 150 litri pro capite.I comuni con più di 200.000 abitanti hanno consumi giornalieri tra 150 e 200 litri per abitanti. 

Si assiste anche a misure di razionamento dell’acqua per uso domestico per diverse criticità, che interessano anche comuni capoluogo di provincia, localizzati prevalentemente nell’Italia meridionale e insulare.

Le inefficienze delle infrastrutture nel servizio idro-potabili sono anche da confrontare con le deficienze dei servizi di fognatura – assenti per il 15% della popolazione – e depurazione – che non coprono circa il 30% della popolazione. La situazione ha un rilevante impatto sulla qualità e fruibilità delle risorse idriche nell’ambiente, determinando anche il ricorso a processi di trattamento per garantire l’idoneità delle acque al consumo umano.

 

Figura 7. Volumi di acqua potabile fatturata per uso civile domestico nei grandi comuni (elaborazione dati ISTAT, 2012)

Volumi di acqua potabile fatturata per uso civile domestico nei grandi comuni (elaborazione dati ISTAT, 2012)

 


Il servizio idrico integrato è costituito dall'insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua a usi civili, di fognatura e depurazione delle acque reflue; il servizio è considerato prioritario, sebbene rappresenti una parte minoritaria rispetto agli usi irrigui e industriali e deve essere opportunamente garantito e tutelato attraverso una gestione improntata a principi di efficienza, efficacia ed economicità.

Le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici sono state attribuite all'Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico - AEEGSI. Le funzioni riguardano, in particolare, diversi aspetti del servizio idrico integrato che vanno dalla definizione dei costi ammissibili e dei criteri per la determinazione delle tariffe, alle competenze in tema di qualità del servizio, la verifica dei piani d'ambito e la predisposizione delle convenzioni tipo per l'affidamento del servizio. Restano in capo al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare le funzioni d’indirizzo inerenti la pianificazione dei servizi idrici, la definizione degli standard di qualità, i criteri per la definizione del costo ambientale e del costo della risorsa nei vari settori d’impiego, la modulazione differenziata delle tariffe.

Le azioni dell’AEEGSI riconoscono la natura dell'acqua come bene pubblico, di qualità ed effettivamente disponibile a tutti i cittadini al minor costo.Su tali basi, l'Autorità definisce, attraverso una regolazione stabile, certa e condivisa, un sistema tariffario equo e trasparente, che garantisca gli investimenti necessari, per un servizio efficiente e di qualità, salvaguardando le utenze economicamente disagiate.

Tra i diversi provvedimenti approvati dall’Autorità rientra la definizione del metodo per la determinazione delle tariffe del servizio idrico integrato e la prima Direttiva per la trasparenza dei documenti di fatturazione che obbliga i gestori a mettere a disposizione degli utenti la Carta dei servizi e le informazioni sulla qualità dell’acqua fornita.

La quasi totalità (8.067 pari al 99,7%) dei comuni in Italia è servita dalla rete di distribuzione dell’acqua potabile; la mancanza di allacciamenti alla rete acquedottistica interessa un totale di 25 comuni, tutti dell’Italia settentrionale, in cui risiede una popolazione pari allo 0,2% della popolazione italiana, con approvvigionamenti autonomi, principalmente pozzi privati (dati ISTAT, 2012).

La Legge 36/1994 (Legge Galli) e il decreto legislativo. 152/2006 (Codice dell’Ambiente), prevedono che l’organizzazione del servizio idrico integrato sia attuata dagli Enti di governo d’ambito individuati dalle Regioni. L’Ambito Territoriale Ottimale (ATO), quindi, rappresenta l’unità territoriale di organizzazione del servizio idrico per la realizzazione degli obiettivi di efficienza, efficacia, economicità e trasparenza, sostenibilità ambientale.

Pur tuttavia, in Italia i sistemi di gestione idropotabili, più in generale dei servizi idrici, risultano notevolmente frammentati. E’ questo un retaggio storico dello sviluppo locale degli approvvigionamenti e delle reti di distribuzione, dovuto sia alla differente geomorfologia dei territori, sia a un differenziato modello di urbanizzazione, rispetto ad altri Paesi europei. I dati ISTAT 2012 dal censimento delle acque per uso civile riportano n. 3161 gestori dei servizi idrici, l’82,8% di questi rappresentati da amministrazioni comunali.

In molti casi, essi sono“piccoli sistemi di gestione” che forniscono volumi d’acqua compresi fra 10-1000 m3/giorno, equivalenti a una popolazione di 50-5000 persone; in minor misura, sono censiti “sistemi di gestione molto piccoli” che erogano volumi d’acqua inferiori a 50 m3/giorno, equivalenti a una popolazione di ≤ 50 persone. Al riguardo, la Legge 28 dicembre 2015 n. 221 (articolo 62 comma 4 - a modifica e integrazione dell’articolo 147 (comma 2-bis) del Decreto legislativo 152/2006 - fa salve le gestioni autonome dei servizi idrici dei comuni montani al di sotto dei 1000 abitanti, le gestioni da fonti qualitativamente pregiate e quelle derivanti da sorgenti situate in parchi naturali e aree protette. Ad ogni modo, tali gestioni devono garantire l’utilizzo efficiente delle risorsa e la tutela del corpo idrico.

In alcuni casi, questi sistemi, caratterizzati da gestioni in economia, possono manifestare  criticità nel garantire la conformità agli standard normativi rispetto ai più grandi sistemi di gestione.

Informazioni aggiornate di dettaglio sui servizi idrici, inclusi, tra l’altro, i dati su prelievi e utilizzi delle risorse idriche, sviluppo e investimenti relativi alle infrastrutture idriche, enti di governance, sono pubblicati sul Portale Acque, in collaborazione tra la Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche e l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat).

Per approfondire consulta: Dati Istat. Distribuzione dell'acqua

     

 


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Data di pubblicazione: 6 ottobre 2016, ultimo aggiornamento 6 ottobre 2016

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