Le Malattie associate agli edifici o building- related illness (BRI) comprendono quadri patologici specifici, caratterizzati da una specifica etiologia (agente biologico o fisico o chimico).
Solitamente interessano una quota limitata degli occupanti di un determinato edificio e gli effetti sono a carico di:

  • apparato respiratorio
  • apparato cardiovascolare
  • cute e mucose esposte
  • sistema nervoso
  • sistema immunologico.

Recentemente si è concluso il progetto europeo EnVIE (2008)"European Coordination Action for Indoor Air Quality and Health Effects" che ha valutato gli effetti della qualità dell’aria indoor sulla salute della popolazione europea.
Il progetto, cui hanno partecipato anche gruppi di ricerca italiani, ha individuato quali sono le principali patologie causate o aggravate dall’esposizione a fattori di rischio indoor e ha indicato quali strategie adottare per ridurne l’impatto sulla salute della popolazione europea.

 

 


L’apparato respiratorio rappresenta la porta d’ingresso di vari contaminanti aerei presenti nell’aria indoor. L’esposizione ad alcuni inquinanti indoor aumenta il rischio di:

  • alterazioni transitorie della funzionalità polmonare
  • aumentata frequenza di sintomi respiratori
  • patologie irritative acute/croniche delle alte e basse vie respiratorie
  • patologie allergiche o condizionate dal sistema immunitario (rinite allergica, asma bronchiale, alveolite allergica estrinseca, febbre da umidificatore).

Il fumo attivo e passivo è il più importante fattore di rischio per lo sviluppo di broncopneumopatia cronica ostruttiva-BPCO. Si stima infatti che circa il 70% dei casi di BPCO siano attribuibili al fumo di sigaretta. Il fumo passivo è stato associato ad aumentato rischio di sviluppo di BPCO, con un rischio relativo stimato nell’intervallo 1,68-5,63.
Una quota non trascurabile di casi di BPCO è stata messa in relazione anche con altri fattori di rischio, come la combustione di biomasse utilizzata per cucinare o riscaldare le abitazioni.
Una recente revisione degli studi epidemiologici su un periodo di 10 anni, dal 1990 al 2010, (pubblicata su The Lancet Respiratory Medicine, 2014) ha evidenziato che nel mondo le malattie polmonari croniche legate all'inquinamento indoor, la BPCO e la bronchiectasia (dilatazione irreversibile di una porzione dell'albero bronchiale), nelle donne sono spesso correlate all'uso di combustibili solidi per cucinare.
Donne e bambini sono particolarmente sensibili agli effetti tossici degli inquinanti domestici e sono esposti a maggiori concentrazioni e per esposizioni più lunghe. A conferma di tali dati l’OMS (2014) evidenzia che circa la metà dei decessi nel mondo di bambini con età inferiore ai 5 anni a causa di infezioni respiratorie acute è correlata all'inalazione di inquinanti presenti nell'aria domestica. Vi è inoltre evidenza che l’esposizione a lungo termine a muffe e umidità sia associata ad aumentato rischio di tosse o dispnea nei bambini e negli adulti.

Tabella - Principali inquinanti chimici e loro effetti sull’apparato respiratorio

INQUINANTIFONTIEFFETTI SULLA SALUTE
BambiniAdulti
Fumo di tabacco ambientale (ETS)Fumo di tabacco
  • Incremento della frequenza di sintomi respiratori cronici
  • Incremento della frequenza di episodi infettivi acuti
  • Iperreattività bronchiale (aumentato rischio di sviluppare patologia asmatica)
  • Malattia più severa nei soggetti asmatici
  • Ridotto sviluppo della funzione respiratoria ventilatoria
  • Probabile aumento della frequenza di sintomi respiratori cronici
  • Probabile decremento della funzione respiratoria ventilatoria
Particolato totale sospeso (TPS)
  • Fumo di tabacco
  • Sistemi di riscaldamento
  • Inquinamento esterno
  • Combustione di legna
Incremento della frequenza di sintomi respiratori croniciProbabile decremento della funzione respiratoria ventilatoria
Biossido di azoto (NO2)
  • Cucine a gas
  • Stufe a gas
  • Caldaie
  • Autoveicoli posti nelle vicinanze
  • Probabile abbassamento della soglia di sensibilizzazione a vari allergeni
  • Incremento della frequenza di sintomi respiratori cronici
  • In soggetti asmatici: incremento del numero di episodi broncospastici e ridotta risposta alla terapia antiasmatica
  • Incremento della frequenza di sintomi respiratori cronici
  • Incerto l’effetto sulla funzione respiratoria ventilatoria
Fumo di legna
  • Caminetti
  • Stufe a legna
Incremento della frequenza di sintomi respiratori cronici (notevole produzione di particolato)Aumentato rischio per lo sviluppo di BPCO
Formaldeide 
  • Materiali da costruzione
  • Forniture e prodotti per la casa
  • Fumo di tabacco
  • Processi di combustione
Possibili fenomeni broncoreattivi in soggetti asmatici

La contaminazione microbica degli ambienti indoor è comune ed è in grado di causare infezioni a carico delle vie aeree soprattutto nei soggetti suscettibili. I più suscettibili sono: bambini, anziani, immunodepressi, malati cronici, fumatori, etc., nei quali si realizzano più facilmente quelle condizioni che portano all’insorgenza del processo patologico.
La via di trasmissione più comune è quella aerea, da persona a persona o da sorgente a persona. La contaminazione microbica è favorita da:

  • scarsa o, talvolta, assente idoneità delle condizioni igienico-edilizie dei locali
  • sovraffollamento dei locali
  • inadeguata ventilazione
  • carente manutenzione dei sistemi di climatizzazione.

La possibilità di trasmissione di infezioni in comunità chiuse quali scuole, asili, carceri, caserme, uffici fa comprendere quanto importante siano le misure di sorveglianza sanitarie e le misure igienico-ambientali volte a prevenire l’insorgere di epidemie.

E’ ben documentata la maggiore diffusione di infezioni aerogene, come: morbillo tubercolosi, sindromi influenzali, SARS e legionellosi.
La legionellosi è prevalentemente sostenuta dalla Legionella pneumophila che è un microorganismo che utilizza come reservoir i sistemi acquatici quali impianti di condizionamento, condensatori, umidificatori, tubature dell’acqua (in quest’ultimo caso l’esposizione avviene durante l’aerosolizzazione prodotta durante l’utilizzo di acqua).
L’infezione avviene principalmente per via respiratoria, mediante inalazione o microaspirazione di goccioline o particelle di polvere umida e il rischio di acquisire la malattia è prevalentemente correlato alla suscettibilità del soggetto esposto (fattori predisponenti la malattia sono l’età avanzata, il fumo di tabacco, la presenza di malattie croniche e l’immunodeficienza). La Legionella è considerata responsabile di gran parte delle malattie infettive respiratorie in ambienti ospedalieri e comunità. L’infezione può dar luogo a due distinti quadri clinici, la Legionellosi (forma grave di polmonite)e la febbre di Pontiac (sindrome simile all’influenza).
Consulta anche il documento Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi

Le micosi sono causate da miceti, i microrganismi più frequentemente isolati nell’aria di ambienti chiusi soprattutto se climatizzati con ristagno di umidità. Aspergillus e Candida sono i generi più ricorrenti tra i patogeni umani. I quadri clinici dell’aspergillosi sono la bronchite asmatiforme, la broncopolmonite, l’aspergilloma, l’aspergillosi generalizzata. Tutte queste forme si trasmettono per via aerogena. L’infezione è favorita negli ambienti adibiti alla raccolta e conservazione e lavorazione di cereali, fieno, vegetali dove, la muffa è largamente diffusa.


Le malattie allergiche (asma, alveolite allergica, congiuntivite, febbre da umidificatori, ecc.), rappresentano, nell’ambito delle patologie influenzate dagli ambienti indoor, un settore che pone problematiche del tutto particolari. In questo caso, infatti, l'effetto potenzialmente nocivo delle sostanze presenti nell'ambiente non è riferibile alle loro proprietà intrinseche, ma alla risposta anomala dell'organismo (di una quota di popolazione) che si sensibilizza nei confronti di sostanze allergizzanti. Gli allergeni non sono inquinanti, ma componenti "normali" dell'ambiente, privi di tossicità intrinseca.

L'aumentata propensione alle allergie ha reso pericolose alcune normali componenti biologiche del nostro ambiente di vita (un tempo innocue), quali: gli acari della polvere, i derivati del pelo e della saliva degli animali domestici, pollini e muffe. L’esposizione agli allergeni indoor può verificarsi sia nei luoghi pubblici (scuole, uffici e mezzi di trasporto) che nelle abitazioni.
È stato ormai ampiamente dimostrato che le patologie allergiche, quali l’asma, sono il risultato dell’interazione tra la predisposizione genetica dell’individuo e l’esposizione ambientale. Inoltre esiste l’evidenza di una relazione dose risposta tra l’esposizione ambientale ad alcuni allergeni indoor e la sensibilizzazione (presenza di anticorpi IgE specifici), nonché tra l’esposizione ambientale e lo scatenamento della sintomatologia allergica negli individui già sensibilizzati.

Nell’ambito degli ambienti indoor, gli agenti responsabili dell’insorgenza e dell’aggravamento di malattie allergiche o dell'asma includono agenti biologi e chimici.
Tra gli agenti biologici si annoverano gli allergeni prodotti dagli acari della polvere o provenienti da animali domestici, le endotossine prodotte da batteri gram-negativi, le spore e i frammenti fungini, le cellule batteriche e metaboliti microbici.
Tra le sostanze chimiche in grado di scatenare un attacco di asma vi sono la formaldeide e composti aromatici e alifatici. Inoltre è noto che l’esposizione al fumo è in grado di determinare la comparsa di sintomatologia asmatica.
Anche il particolato ultrafine, così come il fumo prodotto dalla combustione di legname e carburante rappresenta un fattore di rischio. Vi sono segnalazioni di una associazione tra la patologia asmatica e l’esposizione indoor a ftalati, a materie plastiche in generale ed a prodotti chimici risultanti dalla ozonolisi dei terpeni.

Alveolite allergica estrinseca. Tale patologia consegue ad un'abnorme risposta immunitaria ad esposizioni ripetute a polveri organiche. Nei bambini viene osservata specialmente intorno ai 10 anni di età in forma prevalentemente subacuta. La cessazione dell'esposizione fa regredire il quadro clinico. Anche se l'impatto epidemiologico sulla popolazione italiana non è rilevante rispetto alle altre allergie respiratorie, tuttavia, essa riveste un notevole interesse in medicina del lavoro.

Febbre da umidificatore, indica alcuni episodi a carattere micro-epidemico, in cui è emerso il chiaro coinvolgimento dell'impianto di condizionamento, tuttavia l'agente eziologico coinvolto può rimanere sconosciuto, pur nell'ambito di allergeni, tossine batteriche, endotossine.


Le esposizioni a monossido di carbonio (CO) ed a fumo passivo sono state associate ad effetti cardiovascolari nell’uomo e, in particolare, alla malattia ischemica del cuore (Coronary Heart Disease – CHD). Quest’ultima comprende un ampio spettro di manifestazioni cliniche, delle quali le più rilevanti sono l’infarto del miocardio, l’angina pectoris e la morte improvvisa. Recenti studi mostrano che l’esposizione a particolato indoor risulta associata ad aumentato rischio di malattia cardiovascolare, tuttavia ulteriori indagini sono necessarie, soprattutto per definire il ruolo della quota di particolato ultrafine.

Il monossido di carbonio esercita la sua influenza principalmente attraverso il legame con l’emoglobina circolante verso la quale ha un’affinità molto maggiore di quella dell’O2. Organi con una elevata domanda di ossigeno, quali il cervello e il cuore, sono particolarmente sensibili all'esposizione a CO. A livelli elevati di questo inquinante, gli effetti cardiaci comprendono aritmie e infarto del miocardio.

E’ dimostrato che anche il fumo di tabacco ambientale aumenta il rischio di malattia del miocardio ed è una importante causa prevenibile di malattia e di morte per malattie cardiovascolari.



Particolare attenzione è stata rivolta al possibile rischio di tumori legato alla presenza negli ambienti indoor di composti con dimostrata evidenza di cancerogenicità.
I principali cancerogeni che possono essere presenti negli ambienti indoor sono il fumo di sigaretta, il radon e l’amianto.
Inoltre si è ipotizzato che l'inquinamento dell’aria da composti organici volatili, in particolare formaldeide e benzene, costituisca un significativo rischio cancerogeno per i soggetti che trascorrono molto tempo in ambienti confinati e contribuisca al rischio cancerogeno complessivo della popolazione generale.
In Europa il tumore del polmone rappresenta la principale causa di morte per cancro. La maggior parte dei casi di tumore del polmone insorge in soggetti fumatori, tuttavia una quota non trascurabile insorge anche in soggetti che non hanno mai fumato.
Il fumo passivo è classificato come cancerogeno del gruppo I dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC).
Uno studio recente ha indicato come lo 0,5% dei casi di tumore del polmone nell’uomo ed il 4,6% dei casi di tumore nelle donne può essere ricondotto a esposizione a fumo passivo.
Tra le sostanze cancerogene indoor, il radon è considerato la seconda causa del tumore del polmone (dopo il fumo passivo). Un recente lavoro, che ha valutato 13 studi epidemiologici condotti in Europa, ha permesso di stimare che circa il 9% delle morti per tumore del polmone può essere attribuito ad esposizione domestica a radon.
Tra le cause di tumore del polmone devono essere anche annoverate le esposizioni croniche a polveri sottili. Il risultato di un recente studio europeo (ESCAPE) non lascia dubbi: per ogni incremento di 5 μg/m3 di PM2,5, il rischio relativo di ammalarsi di tumore al polmone aumenta del 18%, mentre cresce del 22% a ogni aumento di 10 μg/m3 di PM10. Lo studio dimostra anche che non esistono limiti al di sotto dei quali l'effetto cancerogeno. Dopo questi risultati, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) nel 2013 ha incluso l'inquinamento atmosferico e le polveri sottili fra i carcinogeni umani di tipo 1. Anche l’esposizione a prodotti di combustione diesel può aumentare il rischio di tumore del polmone, così come l’esposizione a vapori di oli di cottura e a prodotti di combustione del carbone utilizzato in apparecchiature domestiche.



Tra le patologie determinate dall'esposizione ad agenti indoor, le forme più frequenti sono quelle che comprendono quadri clinici caratterizzati da effetti irritativi a carico della cute e effetti neurosensoriali che causano condizioni di malessere, diminuzione del comfort degli occupanti e percezione negativa della qualità dell'aria.
L'esposizione della cute o delle mucose di occhio, naso e gola a inquinanti aerodispersi può causare manifestazioni irritative a carico della cute nella sede di contatto.
I principali composti chimici responsabili di reazioni irritative sono: formaldeide e altre aldeidi, composti organici volatili (COV e sostanze presenti nel fumo di tabacco ambientale, fibre minerali artificiali.
L'intensità della risposta dell'organismo all'effetto irritante dipende anche da alcuni parametri microclimatici, quali temperatura ed umidità. Stime dell'OMS indicano che effetti sensoriali primari o secondari, espressione di disagio, si rilevano nei soggetti che risiedono nel 30% di tutte le nuove costruzioni.
Si tratta di  edifici moderni, dotati di ventilazione artificiale e di condizionamento dell’aria. Esempi di tali effetti di una certa rilevanza sono assenteismo, conflittualità, decremento della produttività. Sono legati alla presenza di inquinanti di varia natura (fisica, chimica e biologica) e/o all’alterazione dei parametri microclimatici.

Comfort ambientale e benessere termico

Il microclima assieme all’inquinamento chimico incide in maniera significativa sulla qualità degli ambienti indoor, influenzando significativamente il comfort ambientale e il benessere termico delle persone.
Una temperatura ambientale eccessiva, può associarsi ad un maggiore affaticamento sia fisico che mentale e può causare un’eccessiva perdita di liquidi dal corpo (soprattutto attraverso la sudorazione) con conseguente comparsa  di sintomi aspecifici (cefalea, scarsa capacità di concentrazione ecc).
E’ dimostrato che incrementi eccessivi di temperatura ambientale (associata a incrementi di umidità), come nel corso di un’ondata di calore, possono causare effetti sulla salute che comprendono sintomi che non arrivano all’attenzione clinica (ad esempio riduzione delle capacità fisiche e psichiche) fino ad effetti più gravi che possono determinare il ricorso al pronto soccorso, il ricovero in ospedale o causare la morte di sottogruppi più suscettibili, quali: anziani, malati cronici, neonati e bambini (0-4 anni).
Senza dubbio l’uso di aria condizionata è un fattore protettivo per questi sottogruppi di popolazione, tuttavia incrementare l’uso di questi impianti determina a sua volta un incremento dei consumi di energia  e di emissioni di CO2 in atmosfera.

Per approfondire consulta l'area tematica Ondate di calore 


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Data di pubblicazione: 16 dicembre 2015, ultimo aggiornamento 16 dicembre 2015

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