L’esportazione di prodotti alimentari verso Paesi Terzi richiede garanzie sanitarie diverse rispetto a quelleL’esportazione di prodotti alimentari verso Paesi Terzi richiede garanzie sanitarie diverse rispetto a quelle necessarie per la circolazione degli stessi prodotti all’interno dell’Unione europea, dove le regole sanitarie sono dettate dalla norma comunitaria. Per i Paesi Terzi destinatari del Made in Italy agroalimentare, infatti, possono essere richieste garanzie sanitarie addizionali.
Il commercio internazionale, infatti, deve in ogni caso rispondere all’esigenza di garantire la sicurezza degli alimenti in rapporto alla tutela della salute delle persone e prevenire la trasmissione di malattie animali e delle piante da un Paese all’altro.
Per questo motivo è obbligatorio conoscere lo stato sanitario e fitosanitario dei luoghi di produzione, avendo riguardo sia delle malattie degli animali e dell’uomo, sia delle malattie delle piante, prevenendo o, in alcuni cassi, limitando il commercio di prodotti alimentari a rischio o provenienti da aree geografiche che, in relazione alla natura del prodotto alimentare, possono presentare dei rischi.
In Italia, secondo il Regolamento Comunitario 625/2017 e il DPCM del 30 ottobre 2023 n. 196, il Ministero della salute è l’autorità centrale competente per il superamento e la gestione delle barriere sanitarie che impediscono l’accesso dei prodotti agroalimentari italiani ai mercati dei Paesi Terzi.
Nello specifico, la Direzione generale per la sicurezza alimentare (DGISAN) ha il compito di coadiuvare l’esportazione degli alimenti assicurando il coordinamento e la gestione dei processi sanitari a servizio dell’export, sia nei casi in cui gli accordi (con il Paese Terzo o con Gruppi di Paesi Terzi) ricadono sotto la competenza primaria UE (Accordi Commerciali UE), ed ancora di più nei casi in cui l’accordo sia stato negoziato sul piano bilaterale.
In base allo stesso Regolamento Comunitario 625/2017, Il controllo Ufficiale sui prodotti alimentari compete ai Servizi di igiene degli alimenti e della nutrizione (SIAN) ed ai Servizi veterinari della ASL, agli organi competenti delle Regioni e Province Autonome in materia di sicurezza degli alimenti.
In particolare all’Autorità sanitaria spetta la verifica delle procedure di autocontrollo attuate dai produttori e l’adozione dei provvedimenti nei casi di procedure inadeguate.
Il requisito generale per l’esportazione di prodotti alimentari è dunque la conformità alle disposizioni in materia di igiene degli alimenti vigenti nel Paese esportatore; il rispetto dei Regolamenti (CE) 852/2004 e 853/2004 per i Paesi comunitari e quindi per l’Italia è il requisito di base per poter esportare.
Per il produttore è indispensabile garantire la tracciabilità dei prodotti alimentari dall’origine della materia prima fino al tavolo del consumatore.
Qualora venga identificato un potenziale pericolo per il consumatore in un lotto di produzione di un alimento, è necessario che questo lotto venga bloccato prima che arrivi sulla tavola, attraverso l’applicazione di apposite procedure che consentano di rintracciare il prodotto immesso in commercio e di ritirarlo, anche nel caso di prodotti esportati in altri Paesi.
Garantendo la sicurezza dei prodotti esportati si creano così le condizioni di reciprocità con i Paesi terzi, ai quali possono e devono essere richieste le stesse garanzie di sicurezza per i prodotti che vengono importati in Italia.
Alla fine dell’intera procedura di controllo il Ministero della Salute, insieme ai servizi veterinari italiani dell’Servizio Sanitario Nazionale, provvede poi all’emissione dei certificati sanitari necessari all’export.
Anche l’esportazione di prodotti alimentari verso Paesi dove l’accesso al mercato per determinate tipologie di prodotto sia stato già conseguito, come Stati Uniti d’America, Giappone, Canada, Cina e, a seguito della Brexit, anche Regno Unito, richiede un monitoraggio e un lavoro costante in termini di gestione delle barriere sanitarie poiché le regole di accesso devono essere non solo garantite al momento dell’accordo, ma anche mantenute nel tempo e dunque costantemente verificate dal Ministero della Salute e dai servizi veterinari italiani del Servizio Sanitario Nazionale.
La governance del settore che regola gli scambi prevede anche l’intervento e la partecipazione di diversi organismi internazionali: WTO, Codex Alimentarius e WOAH.
All’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO) organismo internazionale impegnato nell’eliminazione delle barriere al commercio, anche sanitarie, spetta la gestione del contenzioso internazionale nell’ambito di questa materia nel rispetto dell’Accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie.
Nell’ambito del Codex Alimentarius, organismo internazionale coordinato dalla FAO (Organizzazione mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura) e dall’OMS(Organizzazione mondiale della sanità), vengono invece stabilite le regole internazionali per la produzione di alimenti sicuri. Nel Codex sono state individuate le procedure HACCP (analisi del rischio e controllo dei punti critici) alla base di processi di produzione che minimizzano il rischio per i pericoli microbiologici, fisici e chimici.
L’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (WOAH) si occupa invece della prevenzione delle malattie trasmissibili degli animali.
Carni e prodotti a base di carne
Il settore delle carni e dei prodotti a base di carne è quello maggiormente regolamentato da accordi internazionali.
Tali accordi pongono limiti alla commercializzazione in rapporto alla specie animale oggetto dello scambio ed all’area geografica di produzione.
Altri prodotti di origine animale
I prodotti a base di latte rappresentano una categoria di prodotti largamente esportata in numerosi Paesi terzi con un minore livello di limitazioni.
Prodotti alimentari di origine non animale
Nel caso dei prodotti vegetali non si dispone di accordi specifici con Paesi terzi. In generale l’esportazione avviene senza particolari ostacoli.
Sistema informatico SINVSA
Il Sistema SINVSA consente alle aziende abilitate all’esportazione di alimenti di inserire annualmente i dati per la ricertificazione degli stabilimenti (verifica annuale del possesso dei requisiti export) e, ove prevista, per la raccolta dei dati sulle attività di controllo svolte negli stabilimenti, oltre ai dati relativi ai piani di campionamento e di analisi di laboratorio.
SINVSA è attualmente in uso per gli stabilimenti abilitati all’esportazione verso gli Stati Uniti d’America di prodotti a base di carne, sia ai fini della ricertificazione annuale che ai fini della raccolta degli esiti di analisi per i piani relativi alla ricerca di Salmonella e Listeria monocytogenes.
Per approfondire
- modulistica per esportazione degli alimenti
- tabella degli accordi
- Linee guida operative per l’attività di certificazione per l’esportazione di animali e prodotti da parte delle autorità competenti.