Home / Argomenti - Amianto / Il problema

Il problema


tetto amianto


Amianto

Con il termine amianto (dal greco amiantos - inattaccabile, incorruttibile) o asbesto (dal greco asbestos - che non brucia, perpetuo) si indica un minerale, anzi un gruppo di minerali a struttura microcristallina e di aspetto finemente fibroso, composti da silicato di magnesio, calcio e ferro.

Oggi sull’amianto non si hanno difficoltà ad acquisire notizie, da quelle storico-tecnico-normative, a quelle scientifico-epidemiologico-sanitarie o socio-economico-previdenziali. Non si hanno, tuttavia, risposte completamente esaustive. Quelle di interesse sanitario, in particolare, richiedono ancora sforzi conoscitivi e applicativi relativamente, ad esempio, al nuovo tema delle esposizioni naturali, ma ancora di più agli interventi di diagnosi e cura, alla sorveglianza sanitaria degli ex lavoratori esposti e alla prevenzione di quelli attualmente potenzialmente esposti.

I tragici effetti sanitari, lentamente sempre più evidenti, hanno evidenziato, senza possibilità di replica, la pesante azione cronico-irritativa e le capacità di induzione cancerogena a carico dell’apparato respiratorio, con aspetti addirittura “patognomonici” cioè di unica ragionevole ed effettiva causa-effetto, per quanto riguarda la comparsa del mesotelioma maligno della pleura.
Il lento progredire delle conoscenze si può far risalire, in concreto, a partire gli anni '40-'50.

Limiti di esposizione

Le prime importanti, ma ancora generali norme sulla salubrità e la sicurezza dei posti di lavoro, vengono correlate con il rischio di esposizione all’amianto, e diventano man mano sempre più specifiche sino al D.Lgs. n. 277 del 15 agosto 1991, recepimento di direttive comunitarie che stabilivano i limiti di esposizione per l’effettuazione di attività in cui vi era presenza di amianto. Attualmente quest’ultima norma è stata abrogata e sostituita dal D.Lgs. n. 257 del 25 luglio 2006, numero che, quasi per magia, appare indissolubilmente legato al tema amianto.

Vietato utilizzo in Italia

L’Italia è stata tra i primi Paesi che hanno vietato l’impiego del minerale fibroso amianto con la messa al bando delle attività ad esso correlate, operata attraverso la Legge 257 del 27 marzo 1992 “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto” (propriamente vietandone l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la produzione industriale e la commercializzazione - consentito è, per forza di cose l’utilizzo, considerati i necessari interventi di manutenzione e bonifica).

Per approfondire:

Amianto in cifre

La mortalità in Italia

Tutte le tipologie di amianto sono cancerogene per l’uomo e causano il mesotelioma, il tumore del polmone, della laringe e dell’ovaio. Oltre a queste patologie neoplastiche, l’esposizione ad amianto causa asbestosi.

Uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha evidenziato che il carico sanitario in Italia stimato ammonta a circa 4.400 decessi/anno dovuti all’esposizione ad amianto nel periodo 2010-2016: 3.860 uomini e 550 donne.
Di questi

  • 1.515 sono persone decedute per mesotelioma maligno (più dell’80% dei mesoteliomi è causata dall’amianto)
  • 58 per asbestosi (malattia polmonare causata da inalazione di fibre di amianto)
  • 2.830 per tumore polmonare
  • 16 per tumore ovarico.

L’ISS ha anche analizzato i dati sulla mortalità precoce (prima dei 50 anni) per mesotelioma: nel periodo 2003-2016 in Italia sono stati registrati circa 500 decessi. Si tratta verosimilmente di persone che da bambini hanno vissuto in aree italiane contaminate da amianto e/o che sono stati esposti indirettamente a fibre di amianto in ambito domestico a causa delle attività professionali dei genitori o connessa ad attività ricreative. Questi casi rappresentano il 2,5% del totale dei decessi per mesotelioma nello stesso periodo.

I dati del VII Rapporto Registro Nazionale Mesoteliomi INAIL sulll’incidenza del mesotelioma maligno (MM) in Italia, che registra i soggetti con una diagnosi di mesotelioma della rete COR (Centri operativi Regionali) indicano che:

  • dal 1993 al 2018 riportate informazioni su 31.572 casi di MM
  • 93,5% a carico della pleura; 6,3% peritoneo; 0,2% pericardio; 0,3% tunica vaginale del testicolo
  • modalità di esposizione approfondite per 24.864 casi (78,8% del totale) di cui 69,1% professionale (certa, probabile, possibile); 5,1% familiare; 4,3% ambientale; 1,5% hobbistica; 20% esposizione improbabile o ignota.

La percentuale di casi di mesotelioma, quindi, per i quali l’analisi anamnestica ha rilevato un’esposizione ad amianto lavorativa, ambientale, familiare, o a causa di attività ricreative è, sull’intero set di dati, pari all’80%. Considerando l’intera finestra di osservazione (1993 - 2018) e i soli soggetti colpiti dalla malattia per motivo professionale, i settori di attività maggiormente coinvolti sono l’edilizia (16,2% del totale della casistica), la metalmeccanica (8,8%), il settore tessile (6,3%) e le attività dei cantieri navali sia di costruzione che di riparazione e manutenzione (7,4%). 

Attualmente è in corso da parte dell'ISS ed INAIL, interpellati dal ministero della Salute nel Gruppo salute del Nucleo Tecnico, la lettura integrata delle diverse banche-dati sanitarie, delle patologie che riconoscono tra i loro fattori di rischio l’esposizione ad amianto, per una stima complessiva dell’impatto sanitario dell’esposizione ad amianto nel nostro Paese.

Lista allegati:


Data di ultimo aggiornamento 12 settembre 2022



Condividi

Argomenti - Amianto

Tag associati a questa pagina