L’Italia è stata tra i primi Paesi in Europa a vietare l’utilizzo e la produzione dell’amianto nel 1992. Tra i principali interventi effettuati nel nostro Paese si ricordano:
L’attuazione della Legge 257 del 27 marzo 1992 è stata realizzata attraverso una serie di decreti applicativi scaturiti dal lavoro della “Commissione per la valutazione dei problemi ambientali e dei rischi sanitari connessi all’impiego dell’amianto” istituita, a norma dell’articolo 4 della legge, presso il Ministero della salute.
Queste le norme tecniche principali (trasferite in 7 decreti ministeriali).
Il bando totale nell’Europa comunitaria è stato sancito con la Direttiva 1999/77/CE e fissato al 1° gennaio 2005.
L’armonizzazione delle regole comunitarie ha dato occasione al nostro Paese (già normativamente coperto) di chiarire e ribadire l’approccio gestionale riguardo ai divieti, in particolare rispetto all’utilizzo di prodotti contenenti amianto intenzionalmente aggiunto e ai materiali ancora presenti e in opera sul territorio nazionale.
Il DM 20 gennaio 2005 chiarisce, infatti, che non si possono utilizzare prodotti contenenti amianto intenzionalmente aggiunto e che il materiale ancora esistente in opera, in condizioni di efficienza e manutenzione controllata, può essere lasciato in situ fino alla fine della vita utile di esercizio.
Questo concetto è in linea con quanto già espresso dalla normativa nazionale, che pone, nella valutazione del rischio, il razionale per qualsiasi intervento da attuare, che vada dalla manutenzione alle varie forme di bonifica, dall’incapsulamento /confinamento alla bonifica terminale mediante rimozione finale affidata a ditte /imprese iscritte all’Albo bonificatori.
L'accordo della Conferenza unificata 66/CU/2016
Il Ministero della Salute per garantire la continuità del percorso normativo e per indirizzare le attività di prevenzione, assistenza e supporto alle vittime dell’amianto con un approccio omogeneo su tutto il territorio nazionale, nel gennaio 2016 ha collaborato alla realizzazione dell’Accordo della Conferenza Unificata 66/CU/2016 tra il Governo, le regioni, le province, i comuni e le comunità montane, finalizzato a un Tavolo interistituzionale per la gestione delle problematiche relative all’amianto.
La mortalità in Italia
Tutte le tipologie di amianto sono cancerogene per l’uomo e causano il mesotelioma, il tumore del polmone, della laringe e dell’ovaio. Oltre a queste patologie neoplastiche, l’esposizione ad amianto causa asbestosi.
Uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha evidenziato che il carico sanitario in Italia stimato ammonta a circa 4.400 decessi/anno dovuti all’esposizione ad amianto nel periodo 2010-2016: 3.860 uomini e 550 donne.
Di questi
L’ISS ha anche analizzato i dati sulla mortalità precoce (prima dei 50 anni) per mesotelioma: nel periodo 2003-2016 in Italia sono stati registrati circa 500 decessi. Si tratta verosimilmente di persone che da bambini hanno vissuto in aree italiane contaminate da amianto e/o che sono stati esposti indirettamente a fibre di amianto in ambito domestico a causa delle attività professionali dei genitori o connessa ad attività ricreative. Questi casi rappresentano il 2,5% del totale dei decessi per mesotelioma nello stesso periodo.
I dati del VII Rapporto Registro Nazionale Mesoteliomi INAIL sulll’incidenza del mesotelioma maligno (MM) in Italia, che registra i soggetti con una diagnosi di mesotelioma della rete COR (Centri operativi Regionali) indicano che:
La percentuale di casi di mesotelioma, quindi, per i quali l’analisi anamnestica ha rilevato un’esposizione ad amianto lavorativa, ambientale, familiare, o a causa di attività ricreative è, sull’intero set di dati, pari all’80%. Considerando l’intera finestra di osservazione (1993 - 2018) e i soli soggetti colpiti dalla malattia per motivo professionale, i settori di attività maggiormente coinvolti sono l’edilizia (16,2% del totale della casistica), la metalmeccanica (8,8%), il settore tessile (6,3%) e le attività dei cantieri navali sia di costruzione che di riparazione e manutenzione (7,4%).
Attualmente è in corso da parte dell'ISS ed INAIL, interpellati dal ministero della Salute nel Gruppo salute del Nucleo Tecnico, la lettura integrata delle diverse banche-dati sanitarie, delle patologie che riconoscono tra i loro fattori di rischio l’esposizione ad amianto, per una stima complessiva dell’impatto sanitario dell’esposizione ad amianto nel nostro Paese.
Data di ultimo aggiornamento 12 settembre 2022