Sono molte le evidenze che i programmi di educazione alla salute, nel campo ad esempio dell’alimentazione, della guida, dell’uso di sostanze e delle dipendenze, della sicurezza nei rapporti sessuali, possono fallire o essere addirittura controproducenti se le campagne non sono accompagnate da interventi diretti a cambiare gli atteggiamenti, a promuovere le competenze sociali e il senso di autoefficacia. Al contrario, sono ormai molte ormai le evidenze disponibili sull’efficacia di interventi di promozione della salute mentale nelle scuole come modalità di intervento per prevenire comportamenti a rischio, problematici e disadattativi agendo, anziché specificamente e direttamente su questi comportamenti, sui fattori di rischio comuni a essi sottostanti.
Numerose ricerche, condotte negli ultimi anni, sui programmi di promozione del benessere psicologico dimostrano che i migliori programmi sono quelli che promuovono la cosiddetta “salute mentale positiva” (resilienza, autostima, autoefficacia) mediante il potenziamento di abilità psicosociali come il senso di autoefficacia. Inoltre i programmi più efficaci sono quelli condotti nell’ambito di attività scolastiche curriculari e che iniziano precocemente, ovvero in età pre-adolescenziale.
In questo contesto la Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria ha finanziato, nell’ambito del progetto “Un programma psicoeducativo, rivolto ai giovani, di autoregolazione delle emozioni per favorire l’utilizzo consapevole e prevenire l’uso problematico di internet” che si è proposto di realizzare un programma strutturato, perlopiù basato su strumenti multimediali interattivi (Learning objects e APP), di promozione della salute mentale finalizzato alla conoscenza dei principali fattori di rischio e la prevenzione dei disturbi mentali comuni e in particolare dei comportamenti problematici a rischio nell’uso di Internet, mediante, da una parte, il riconoscimento precoce di segni e sintomi di malessere e, dall’altra, il rafforzamento di fattori protettivi.
Il programma, rivolto agli studenti che frequentano la scuola media inferiore e il primo anno della scuola superiore ha interessato un campione di scuole di differenti realtà regionali e si è proposto, tramite la promozione di abilità di regolazione emotiva, di problem solving e abilità relazionali, di prevenire fenomeni di ansia, anedonia e inadeguatezza con un migliore funzionamento emotivo e sociale e quindi una minore probabilità di sviluppare comportamenti a rischio, problematici e disadattivi.
L’idea di avvalersi di serious games per potenziare queste abilità deriva dalle preferenze che i giovani mostrano per i dispositivi tecnologici e alcuni metodi interattivi per comunicare e apprendere.
I ragazzi possono anche sperimentarli ciascuno per proprio conto, ma i giochi sono stati pensati per essere fruiti ed integrati in un programma da svolgersi a scuola con i compagni e con gli insegnanti, perché è nella scuola che ne possono essere pienamente realizzate le potenzialità.
Il programma di gioco prevede sia possibile fare delle interruzioni in corrispondenza di determinate fasi, per riflettere collettivamente e discutere sulla base di alcuni stimoli predefiniti. A questi stimoli è poi possibile aggiungerne altri in base alla storia della classe e/o alla sensibilità dell’insegnante/facilitatore. La discussione, come il gioco, si può svolgere in presenza o anche a distanza nel caso la classe o parte della classe sia collegata online mediante piattaforme. Il gioco non ha un tempo massimo e il suo fluire è strettamente legato al tipo di attività didattica che si sta effettuando.
Nella sperimentazione i ragazzi hanno “giocato” una volta a settimana per due mesi, durante l’orario scolastico e sotto la guida di un insegnante o di un educatore suddivisi in piccoli gruppi per discutere e decidere le “mosse” da attuare.
Sono 3 i serious games realizzati e che hanno i nomi dei principali protagonisti: Alessandro, Mirko e Loredana.
“Alessandro” consente di sperimentare alcune abilità di comunicazione (come esprimere sentimenti piacevoli e spiacevoli) e di espressione delle proprie idee e stati d’animo in modo sincero e diretto ma non aggressivo, senza offendere gli altri o negando i loro diritti, in modo cioè assertivo;
“Mirko” consente di conoscersi ed esercitarsi nel problem solving per affrontare/risolvere problemi e raggiungere obiettivi in modo strutturato;
“Loredana” consente di conoscere i pensieri disfunzionali o negativi che ci fanno provare emozioni spiacevoli ed avere comportamenti disfunzionali, come l’uso problematico di Internet e, quindi, i pensieri funzionali che aiutano a sentirsi e a comportarsi come, invece, si vorrebbe.
Gli insegnanti aderenti al progetto hanno seguito un breve percorso formativo curato dall’Istituto Superiore di Sanità su come condurre le sessioni di gioco, stimolare la discussione plenaria e sulle possibili soluzioni.
Gli educatori sono stati, inoltre, dotati di un supporto documentale di utilizzo dei serious game da consultare in caso di necessità durante le attività didattiche e di indicazioni utili per la discussione da integrare liberamente per i momenti di riflessione. Si sono, inoltre, avvalsi dell’affiancamento del personale dei Servizi di salute mentale, dei Dipartimenti di prevenzione e universitari coinvolti nel progetto.
Il programma realizzato nell’ambito del progetto è replicabile anche in altre scuole che non sono state primariamente coinvolte nella sperimentazione ma che desiderino avviare iniziative analoghe.
I risultati del progetto e il sito internet realizzato verranno presentati nel corso della Web Conference “Gioco o son serio? I serious games a scuola per imparare a gestire le emozioni” che si terrà il 6 giugno 2022
L'evento sarà fruibile online sulla piattaforma Lifesize in due modalità:
Per approfondire
Per decenni le dipendenze sono state associate all’uso di sostanze psicoattive. Negli ultimi anni la Comunità scientifica ha individuato comportamenti patologici associati a un’attività o a un comportamento, evidenziando la presenza di nuove dipendenze o dipendenze comportamentali. Le indagini sul gioco d’azzardo si sono moltiplicate, portando in breve tempo al riconoscimento del Disturbo da gioco d’azzardo, descritto nel DSM 5.
La dipendenza da Internet (IAD - Internet Addiction Disorder) pur non essendo stata inserita come categoria diagnostica all’interno del Manuale, è stata oggetto di un’attenzione crescente da parte degli esperti. Si tratta perlopiù di un super investimento nelle attività online, che satura il tempo e le energie dedicate alle altre sfere esistenziali, accompagnandosi a incapacità di controllo, sintomi astinenziali e talvolta a fenomeni di ritiro sociale. L’attaccamento allo smartphone è simile alle altre forme di dipendenza, causando interferenze nella produzione della dopamina, il neurotrasmettitore che regola il circuito della ricompensa, portando a innalzare i livelli di questa sostanza ogni volta che compare una notifica sul cellulare. All’interno di tale macro-categoria di comportamenti rientrano: il gaming, che sarà prossimamente incluso nell'ICD-11 (lnternational Classification of Disease) come Gaming Disorder ed è riconosciuto come meritevole di ulteriori approfondimenti dal DSM-5, la dipendenza da relazioni virtuali (cyberrelational addiction), la dipendenza dal sesso virtuale (cyber-sex addiction) e il sovraccarico emotivo (information overload) caratterizzato dalla ricerca ossessiva di informazioni sul web. Sebbene tali forme di comportamenti problematici siano diffuse in tutta la popolazione, particolare attenzione è stata rivolta alla fascia adolescenziale, soprattutto ai “nativi digitali” il cui accesso alla rete è concomitante all’ingresso nel più ampio mondo sociale.
A tal fine la Direzione Generale del Ministero della salute ha finanziato il Progetto “Rete senza fili – Salute e Internet Addiction Disorder (IAD): tante connessioni possibili”, il cui obiettivo generale è quello di prevenire l’insorgere della dipendenza da Internet attraverso azioni di riduzione del rischio di sviluppare un uso scorretto ed eccessivo di strumenti tecnologici (social media, videogiochi, Internet) migliorando le capacità e le competenze (life skills) dei ragazzi e favorendo l’accesso dei soggetti a rischio ai servizi sociosanitari. Le attività progettuali hanno il fine di sostenere interventi laboratoriali volti a prevenire e contrastare le nuove forme di dipendenza da Internet, soprattutto nella fascia giovanile, sperimentando e mettendo a sistema un insieme di approcci metodologici già attivati in alcune regioni aderenti, individuando quindi un modello di intervento esportabile, rafforzando la rete dei servizi socio-sanitari e potenziando gli strumenti per l’incontro tra la domanda dei cittadini e l’offerta delle risorse territoriali. Applicando i principi della Peer&Media Education, si propone un modello di intervento socio-educativo e di prevenzione primaria basato su una metodologia attiva, che integra i metodi e le tecniche della Peer Education con gli approcci della Media Education, al fine di sviluppare l’empowerment dei soggetti coinvolti, attraverso il rafforzamento di uno sguardo critico e consapevole rispetto all’uso e all’impatto delle nuove tecnologie sulla vita quotidiana.
Per approfondire consulta il testo integrale del Progetto : Rete senza fili. Salute e Internet Addiction Disorder (IAD): tante connessioni possibili
Per dare una risposta appropriata ed efficace alla complessità dei problemi connessi alla tutela della salute mentale è fondamentale creare le condizioni strutturali per una integrazione, la più articolata possibile, delle politiche e delle risorse del sistema sanitario con quelle del sistema sociosanitario e sociale. I questa ottica si tratta di mettere al centro dell’intervento la capacità di un territorio di fornire risposte che integrino i bisogni di cura con quelli lavorativi e residenziali sperimentando percorsi integrati e personalizzati di inclusione sociale per quelle categorie di pazienti (soggetti con disturbi psichici gravi) di fatto maggiormente discriminate dal mercato del lavoro, dal mercato immobiliare e dai contesti socioculturali.
Il modello organizzativo-gestionale “Budget di Salute” costituisce una delle più avanzate e innovative proposte e applicazioni in tema di riabilitazione e integrazione sociosanitaria nel campo della salute mentale in Italia. Costituisce uno strumento integrato socio-sanitario a sostegno del progetto terapeutico riabilitativo personalizzato di persone affette da disturbi mentali gravi, costituito da risorse individuali, familiari, sociali e sanitarie al fine di migliorare la salute, nell’ottica della recovery (possibile guarigione), il benessere, il funzionamento psico-sociale, l’inclusione della persona e la sua partecipazione attiva alla comunità mediante l’attivazione di percorsi evolutivi. Il Budget di Salute è uno strumento di assistenza territoriale, attivabile da parte dei Dipartimenti salute mentale e dipendenze patologiche (DSM-DP) in collaborazione con i Servizi Sociali, in alternativa, o in superamento dell’assistenza residenziale, quando il trattamento residenziale non è la risposta di assistenza appropriata ai bisogni della persona, o quando tale trattamento si è concluso. Viene attivato inoltre per sostenere e consolidare i progetti di domiciliarità a supporto anche del lavoro di cura delle famiglie attraverso interventi relativi all’abitare supportato e di integrazione nel contesto produttivo e/o sociale. Esso tende a contrastare e, se possibile, a prevenire la cronicizzazione istituzionale o familiare, l’isolamento e lo stigma della persona con disturbi mentali. E’, altresì, finalizzato a creare un legame tra il Sistema di Cura ed il Sistema di Comunità e mira ad un utilizzo appropriato delle risorse di entrambi. La centralità della persona nel suo contesto di vita è il punto di partenza di questo nuovo approccio al welfare e ai servizi socio-sanitari. Si tratta di un progetto innovativo che intende integrare risorse economiche, professionali e umane al fine di promuovere ambiti relazionali, familiari e sociali idonei a favorire una migliore inclusione sociale della persona con disabilità.
Il fine dell’applicazione di tale modello è quello di consentire alle persone affette da malattie mentali gravi e persistenti di sviluppare le abilità emotive, sociali e intellettuali necessarie per vivere, studiare e lavorare nell’ambiente sociale di scelta, con il minimo livello possibile di sostegno professionale, aiutare cioè gli utenti a sviluppare le abilità e ad accedere alle risorse di cui hanno bisogno per migliorare la loro possibilità di avere successo e di essere soddisfatti negli ambienti di vita, lavoro, studio e nei contesti sociali di loro scelta. Il budget di Salute consente di creare un legame tra il sistema di cura e la comunità locale e mira ad un utilizzo appropriato delle risorse di entrambi. Consente, altresì, l’attivazione non solo dei soggetti istituzionali, ma anche della comunità nel suo complesso, ovvero di tutti quei micro e macro sistemi auto-organizzati (associazioni, comitati di quartiere, organizzazioni di promozione sociale, cooperative…). Gli ambiti di intervento del budget di salute sono: - sostegno della domiciliarità, per affiancare l’utente nella gestione dell’abitazione - sostegno dell’orientamento della formazione e dell’inserimento al lavoro - interventi a sostegno dell’integrazione e dell’inclusione sociale. In tale modello organizzativo-gestionale risorse economiche, professionali e umane vengono utilizzate per innescare un processo volto a ridare ad una persona, attraverso un progetto terapeutico riabilitativo individuale, un funzionamento sociale accettabile, alla cui produzione partecipano il paziente stesso, la sua famiglia e la sua comunità. I servizi pubblici non delegano la gestione di competenze proprie ma ricorrono alla partnership del privato sociale/imprenditoriale secondo un modello di co-progettazione e co-gestione, in cui mantengono la regia complessiva dei progetti. Inoltre il Budget di Salute, attraverso la partecipazione attiva di pazienti e familiari, promuove/restituisce contrattualità e ruolo attivo, che di per sé ha valenza terapeutica.
Per favorire la conoscenza e la promozione della metodologia del Budget di Salute nelle Regioni e PA, la Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute a novembre 2019 ha finanziato, nell’ambito delle spese per le attività di programmazione e sorveglianza a tutela della salute umana, il Progetto “Soggetto, persona, cittadino: promuovere il benessere e l’inclusione sociale delle persone con disturbi mentali attraverso il budget di salute”, con l’obiettivo di valorizzare, in un’ottica di potenziamento, il modello Budget di Salute già posto in essere dalla regione Emilia-Romagna che ha avviato una puntuale sperimentazione e un percorso di formazione rivolto a tutti gli operatori che con funzioni differenti saranno impegnati a portare nella quotidianità queste pratiche. Questo strumento, infatti, non è implementato in tutte le Regioni italiane e, nelle Regioni che lo utilizzano, le esperienze differiscono anche sostanzialmente tra loro, sia in termini di definizione del percorso che nella metodologia adottata. Il Progetto, della durata di due anni, si è proposto, quindi, di rispondere all’esigenza di raccogliere ed analizzare le diverse esperienze regionali/provinciali attraverso una mappatura. Tali esperienze sono state ricondotte ad un orientamento condiviso attraverso una Consensus Conference.
Gli elementi di qualità ed appropriatezza clinica ed organizzativa emersi hanno consentito l'eleborazione di linee di indirizzo e raccomandazioni nazionali che supporteranno le Regioni e Province autonome nell'adozione dello strumento e saranno oggetto di un corso di formazione FAD, destinato ai professionisti coinvolti nell’applicazione dello strumento.
La strategia del progetto è stata, quindi, orientata a rendere lo strumento Budget di Salute sempre più chiaro e consolidato nelle pratiche dei servizi, diffondendone l’utilizzo e un’appropriata applicazione a livello regionale. L’Ente esecutore del Progetto è stato la Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare della Regione Emilia-Romagna, e le attività progettuali sono state realizzate in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con il Dipartimento Integrato Salute mentale e Dipendenze Patologiche (DAISM-DP) dell’Azienda USL di Parma.
L’obiettivo principale del Progetto è stato quello di favorire la conoscenza e la promozione della metodologia del Budget di Salute nelle Regioni, enucleandone gli elementi qualificanti per i percorsi di salute mentale, con particolare riferimento alla finalità di mantenere la persona nel suo ambiente di vita e prevenire l’istituzionalizzazione. La strategia ipotizzata non è stata, infatti, quella di creare un nuovo servizio o una nuova unità di offerta che vada ad aggiungersi a quelle esistenti ma, piuttosto, di esercitare una funzione ricompositiva e aggregante rispetto alle risorse in campo a livello territoriale, alimentando e ampliando le capacità soggettive e le possibilità oggettive di scelta e di azione delle persone in un sistema di opportunità più vasto.
Per approfondire consulta il testo integrale del Progetto :Promuovere il benessere e l’inclusione sociale delle persone con disturbi mentali attraverso il budget di salute
I documenti strategici per la costruzione di policy e per il sostegno alla programmazione nell’area della salute mentale approvati e recentemente aggiornati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (“WHO’s comprehensive mental health action plan 2013-2030” e ”European Mental Health Action Plan”) prevedono quattro obiettivi principali per promuovere la salute mentale e il benessere per tutti, nonché per prevenire condizioni che mettano a rischio la salute mentale: leadership e governance più efficaci per la salute mentale; fornitura di servizi di assistenza sociale e di salute mentale completi e integrati in contesti comunitari; attuazione di strategie di promozione e prevenzione; sistemi di informazione, prove di efficacia e ricerche dedicate rafforzati.
Le priorità in tale ambito sono state, altresì, rappresentate anche durante i lavori del G20 al Side Event sulla Salute Mentale, svoltosi a Roma il 3 settembre 2021. La salute mentale costituisce, quindi, uno degli obiettivi primari del Servizio Sanitario Nazionale italiano e in tale ambito lo scopo principale di un moderno ed efficace sistema sanitario è quello di individuare metodologie e strumenti il più possibili efficienti.
La corretta gestione dei disturbi mentali gravi si traduce, infatti, in una sostanziale riduzione dell’onere sociale ed economico che tali disturbi apportano a livello di sistema. Appare, però, sempre più evidente che il sistema della salute mentale necessiti di una piena integrazione tra tutti i soggetti della società civile, come dimostrato già nei fatti dalle buone pratiche portate avanti in alcune aree del nostro Paese caratterizzate dall’impegno in attività intersettoriali e nella creazione di reti formali e informali tra soggetti e servizi dell’area sanitaria, sociale ed educativa.
La stessa 2A Conferenza Nazionale sulla Salute Mentale - Per una salute mentale di Comunità, organizzata il 25 e 26 giugno scorsi, ha rappresentato un momento nazionale di confronto tra tutti gli attori coinvolti nel tema della salute mentale e l’occasione per ribadire l’impegno del Ministero della Salute per promuovere e rilanciare l’assistenza territoriale per la salute mentale, assumere la comunità come cornice di riferimento, proteggere i diritti umani e la dignità delle persone con sofferenza mentale, favorire ovunque possibile una presa in carico inclusiva e partecipata, migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi a beneficio di pazienti e operatori.
In particolare, nella specifica sessione tematica “Lavoro, casa, sostegno alla vita indipendente: attori e strumenti di inclusione sociale”, si è rappresentato che le più attuali evidenze scientifiche mostrano quanto sia determinante, nell’ambito della presa in carico e la gestione del paziente affetto da disturbo mentale grave, assicurare adeguati interventi sul territorio e sul contesto di vita al fine di evitare processi di ospedalizzazione che possono acuire il problema anziché risolverlo.
Durante i lavori della Conferenza si è condiviso l’obiettivo di incrementare, nella prassi dei servizi, il Progetto terapeutico riabilitativo personalizzato (PTRS), che si declina sui principali determinanti sociali di salute (casa, formazione-lavoro, socialità), e consente di integrare le risorse di diversi servizi e istituzioni che, in base alle specifiche competenze, convergono nel restituire un orizzonte di dignità e di migliore qualità della vita alle persone coinvolte.
Lo strumento principale, per realizzare il PTRS, è costituito dal Budget di salute che si è rivelato il mezzo più adeguato di inclusione sociale per le persone in cura con bisogni socio-sanitari complessi. In quanto approccio “capacitante” consente di tenere insieme il proprio progetto di vita con il percorso di recovery, sui tre assi portanti che sono abitazione, lavoro, socialità, anche nel passaggio dall’esperienza in residenze psichiatriche al cittadino che fruisce nel suo territorio dei servizi di cui ha bisogno.
Al riguardo, molti studi qualitativi italiani hanno esaminato i benefici del Budget di Salute e i significativi risparmi sui costi del SSN principalmente associati alla riduzione dei casi di istituzionalizzazione e alla maggiore appropriatezza dei servizi sanitari, consentendo un trattamento sanitario più adeguato e riducendo le ridondanze e le omissioni. La finalità è favorire la permanenza delle persone assistite al proprio domicilio e ambiente di vita, attraverso l’attivazione delle risorse disponibili formali e informali, come alternativa o evoluzione dell’assistenza residenziale, mirando così a contrastare e, se possibile, a prevenire, il processo di cronicizzazione, l’isolamento, l’istituzionalizzazione e lo stigma della persona con disturbi mentali, creando un legame tra il Sistema di Cura ed il Sistema di Comunità, finalizzato ad un utilizzo appropriato e integrato delle risorse di entrambi.
Tale Modello ha portato, infatti, a un miglioramento della qualità della vita e l'occupazione competitiva con successivi aumenti della salute fisica e psicologica che persistono nel tempo. Poiché compito del Ministero della Salute è quello di collaborare fattivamente con le Regioni procedendo alla valorizzazione di eventuali modelli di intervento che si sono dimostrati efficaci in determinati contesti territoriali al fine di renderli trasferibili a più ambiti regionali, a tal fine ha stipulato un Accordo di collaborazione per disciplinare lo svolgimento in collaborazione con la Regione Emilia Romagna delle attività di interesse comune finalizzate al raggiungimento dell’obiettivo di implementazione del modello del Budget di Salute quale strumento che favorisce l’integrazione tra il sistema di cura ed il sistema di comunità, mediante il finanziamento e l’attuazione del Progetto “SOGGETTO, PERSONA, CITTADINO: promuovere il benessere e l’inclusione sociale delle persone con disturbi mentali attraverso il budget di salute” .
La proposta progettuale ha consentito di mappare le diverse esperienze regionali/provinciali e di proporre linee di indirizzo/raccomandazioni nazionali per supportare le Regioni, le Provincie Autonome e gli Enti locali nell’adozione dello strumento del Budget di salute, che sono state anche valutate dal Tavolo di lavoro tecnico sulla Salute Mentale.
Al progetto hanno aderito tutte le Regioni, le Province Autonome e gli Enti locali e ha visto coinvolti vari attori, persone, familiari, Associazioni, Servizi Sociali e Sanitari, Terzo Settore, Volontariato e portatori di interesse della Società civile.
I risultati finali delle attività progettuali, verranno presentati nel corso del Convegno Nazionale “Promuovere il benessere e l’inclusione sociale delle persone con disturbi mentali attraverso il Budget di Salute” che si terrà il 12 maggio dalle ore 9:00 alle 13:00 presso la Sala Convegni XX Maggio della Regione Emilia-Romagna.
Il Convegno potrà essere seguito anche On line:
Per partecipare attivamente alla discussione mediante la chat integrata nel sistema sarà necessario registrarsi entro il 10 maggio 2022 a: https://centroedunova.clickmeeting.com/soggetto-persona-cittadino-/register Gli iscritti riceveranno per e-mail il collegamento alla videoconferenza.
Per seguire l'evento in diretta streaming tramite il link canale YOU TUBE non è, invece, necessaria l'iscrizione e non è previsto il rilascio di attestato.
Per saperne di più: leggi il programma del Convegno finale del progetto "Soggetto, Persona, Cittadino - Promuovere il benessere e l'inclusione sociale delle persone con disturbi mentali attraverso il Budget di Salute".
Le acuzie e subacuzie psichiatriche in preadolescenza e adolescenza rappresentano un insieme di sintomi che possono essere presenti nell’ambito di diverse diagnosi, spesso in comorbilità, e che sono fortemente influenzati dalle variabili ambientali e di organizzazione dei servizi per quanto riguarda l’espressività, la gestione e le conseguenze. Gli accessi in PS/DEA per tali quadri sono in aumento negli ultimi anni e così i ricoveri ordinari, con rilevanti difficoltà nella organizzazione di risposte appropriate. Benchè l’acuzie psichiatrica in adolescenza (APA) riguardi un numero relativamente limitato di ragazzi e famiglie, i quadri clinici sono gravosi e ad alto rischio di prognosi sfavorevole, se non vengono messi in atto interventi tempestivi e appropriati.
Il deficit di attenzione con iperattività (ADHD) è uno dei più frequenti disturbi neuropsichici dell’età evolutiva, caratterizzato della triade sintomatologica disattenzione, impulsività e iperattività motoria e può presentarsi in comorbilità con tutti i principali disturbi psichiatrici. Circa il 65% dei bambini con una diagnosi di ADHD mostra ancora sintomi in età adulta, con vari livelli di compromissione funzionale. Nei quadri psichiatrici acuti e subacuti in preadolescenza e adolescenza, la presenza di ADHD può essere di difficile individuazione, soprattutto ove non diagnosticato e trattato in precedenza, e complicare in modo rilevante il quadro clinico, la risposta agli interventi terapeutici e la prognosi. Gli aspetti di impulsività e discontrollo dell’ADHD possono avere un ruolo determinante nell’innescare e mantenere la crisi nel tempo, e nell’interferire con l’efficacia di altri interventi attivati. Mancano però dati specifici italiani relativi sia alla dimensione e alle caratteristiche di tale associazione che alle modalità correnti di gestione clinica di tale associazione.
L’analisi critica di questo contesto ha offerto alla Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute l’opportunità di promuovere e finanziare il progetto “Percorsi di cura per adolescenti con acuzie o preacuzie psichiatrica e ADHD” il cui obiettivo primario è proprio di effettuare un’indagine conoscitiva sulla presenza e impatto dell’ADHD nella popolazione clinica di preadolescenti e adolescenti con preacuzie o acuzie psichiatrica che accedono a servizi di NPIA. Il progetto riguarda una sperimentazione pilota in vari servizi delle Regioni Lombardia, Toscana e Sardegna che rappresentano punti di riferimento nazionali per i percorsi diagnostici e terapeutici nell’ADHD e nelle acuzie psichiatriche in preadolescenza e adolescenza, per il raccordo con gli altri servizi di NPIA, per la formazione, per l’ampia esperienza nella trasferibilità ad altri servizi degli interventi che vengono messi in atto. L’insieme degli strumenti di valutazione e dei profili di intervento consentiranno di definire percorsi diagnostici e terapeutici appropriati e sostenibili che possono essere resi successivamente disponibili per tutto il territorio nazionale, previa opportuna analisi di contesto, al fine di fornire una risposta diagnostica e terapeutica per preadolescenti e adolescenti con acuzie o preacuzie psichiatriche e con ADHD.
Per approfondire consulta il testo integrale del Progetto :Percorsi di cura per adolescenti con acuzie o preacuzie psichiatrica e ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività)
Data di pubblicazione: 10 giugno 2021 , ultimo aggiornamento 31 maggio 2022