La salute mentale è parte integrante della salute e del benessere, lo si deduce dalla definizione di salute della Costituzione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): "La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità".
La salute mentale, come altri aspetti della salute, può essere influenzata da diversi di fattori socio-economici sui quali è necessario agire con strategie globali di promozione, prevenzione, trattamento e recovery in un approccio di government globale.
Il disturbo mentale è inteso come una sindrome caratterizzata da significativi problemi nel pensiero, nella regolazione delle emozioni, o nel comportamento di una persona, che riflettono una disfunzione dei processi psicologici, biologici o dello sviluppo che compongono il funzionamento mentale. I disturbi mentali sono generalmente accompagnati da sofferenza o difficoltà nelle abilità sociali, occupazionali e altre attività significative (DSM- 5, 2013. Manuale internazionale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell'American Psychiatric Association, utilizzato per le categorie diagnostiche anche in Italia).
I determinanti della salute mentale e dei disturbi mentali includono non solo caratteristiche individuali come la capacità di gestire i propri pensieri, le emozioni, i comportamenti e le relazioni con gli altri, ma anche fattori sociali, culturali, economici, politici e ambientali, tra cui le politiche adottate a livello nazionale, la protezione sociale, lo standard di vita, le condizioni lavorative e il supporto sociale offerto dalla comunità. L'esposizione alle avversità sin dalla tenera età rappresenta un fattore di rischio per disturbi mentali ormai riconosciuto e che si può prevenire.
Le persone con disturbi mentali sperimentano tassi di disabilità e di mortalità più elevati rispetto alla media.
Per esempio persone con depressione maggiore e schizofrenia hanno una possibilità maggiore del 40-60%, rispetto al resto della popolazione, di morte prematura, a causa di altre malattie, che spesso non vengono affrontate (come cancro, malattie cardiovascolari, diabete o infezione da HIV), e di suicidio. Quest'ultimo rappresenta la seconda causa di mortalità nei giovani su scala mondiale.
Spesso i disturbi mentali influiscono su altre malattie, come il cancro, le malattie cardiovascolari e l'infezione da HIV/AIDS, e sono a loro volta influenzate da queste. È stato dimostrato, per esempio, che la depressione può causare una predisposizione all'infarto del miocardio e al diabete, i quali, a loro volta, aumentano il rischio d'insorgenza di una depressione.
Numerosi fattori di rischio come una modesta condizione socioeconomica, l'alcolismo e lo stress si riscontrano comunemente sia nei disturbi mentali che in altre malattie non trasmissibili. Si è constatato inoltre che spesso i disturbi mentali si accompagnano ai disturbi da uso di sostanze psicoattive.
Secondo il Global Burden of Disease Study 2017, nel loro complesso, i disturbi mentali, neurologici e da uso di sostanze psicoattive sono responsabili di più del 14% dei DALYs (Disability-adjusted life year). Il loro peso (burden) si manifesta in entrambi i sessi e in tutte le fasce d’età. Tra i disturbi che emergono durante l’infanzia, i più frequenti sono la disabilità intellettiva e i disturbi dello spettro autistico, quelli più comuni durante la fase adulta sono invece i disturbi depressivi e ansiosi e la schizofrenia. In ognuna delle regioni geografiche considerate, le malattie mentali interessano più del 10% della popolazione. Il GBD 2017, che analizza le variazioni avvenute nelle ultime tre decadi, evidenzia come nel 1990 i disturbi mentali fossero la 13esima causa di disabilità mentre ora sono al sesto posto.
Nella regione europea del WHO, i disturbi mentali sono la principale causa di disabilità e la terza causa principale del carico complessivo di malattia, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. La prevalenza stimata dei disturbi mentali nel 2015 era di 110 milioni, equivalenti al 12% dell'intera popolazione della regione europea del WHO. Con l’inclusione dei disturbi da uso di sostanze tale prevalenza aumenta di 27 milioni (arrivando al 15%) e può arrivare a 300 milioni (50%) considerando anche i disturbi neurologici.
Nella fascia dell’infanzia e adolescenza, studi recenti mostrano come, nel mondo, più di 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato. In Europa, tra le patologie rilevate l’ansia e la depressione rappresentano oltre la metà dei casi e il suicidio è diventata la seconda causa di morte fra gli adolescenti fra i 15 e i 19 anni, con 4 casi su 100.000, dopo gli incidenti stradali (5 casi su 100.000).
I costi economici della malattia mentale nei paesi OCSE, compresi gli investimenti nel sistema di salute mentale, i costi della minore occupazione e produttività, sono equivalenti a oltre il 4% del PIL. Vivere con una condizione di salute mentale rende più difficile rimanere a scuola o nel mondo del lavoro, più difficile studiare o lavorare in modo efficace e più difficile rimanere in buona salute fisica.
I disturbi mentali fanno spesso precipitare gli individui e le loro famiglie in una condizione di povertà.
La perdita della casa e la detenzione inappropriata è molto più frequente nelle persone con disturbi mentali che nella popolazione generale, e aggravano ulteriormente la loro condizione di emarginazione e la loro vulnerabilità. A causa della stigmatizzazione e della discriminazione, le persone con disturbo mentale vedono violati i loro diritti umani e molte di loro vengono private dei loro diritti economici, sociali, e culturali, sono vittime di limitazioni nel diritto al lavoro, all'istruzione, alla procreazione ed alla possibilità di ottenere le migliori condizioni di salute.
La Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata il 13 dicembre 2006 durante la 61a sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, salvaguarda e promuove i diritti di tutte le persone con disabilità, incluse le persone affette da deficit mentali ed intellettuali, e inoltre promuove la loro piena inclusione nella cooperazione internazionale, inclusi programmi di sviluppo internazionale.
La pandemia di COVID-19 ha avuto un forte impatto sulla salute mentale delle persone. Alcuni gruppi, tra cui operatori sanitari e altri lavoratori in prima linea, studenti, persone che vivono da sole, soggetti vulnerabili (tra i quali i detenuti e i migranti) e persone con disturbi di salute mentale preesistenti, sono stati particolarmente colpiti. In molti paesi, oltre all'effetto deleterio che le misure di contenimento del COVID-19 sembrano aver avuto sulla salute mentale della popolazione, la crisi ha aumentato alcuni tra i principali fattori di rischio per le malattie mentali quali disoccupazione, insicurezza finanziaria, povertà. In aggiunta a ciò, i servizi sanitari dedicati ai disturbi mentali, neurologici e all’uso di sostanze sono stati significativamente rallentati e in molti casi interrotti.
Eppure c'è anche motivo di ottimismo. Il peggioramento dello stato di salute mentale della popolazione nel corso del 2020-21 ha reso le prestazioni del sistema di salute mentale più importanti che mai. Durante l'Assemblea mondiale della sanità nel maggio 2021, i governi di tutto il mondo hanno riconosciuto la necessità di aumentare i servizi di salute mentale di qualità a tutti i livelli. E alcuni paesi hanno trovato nuovi modi per fornire assistenza sanitaria mentale alle loro popolazioni.
Nel 2021, la 74° Assemblea mondiale della sanità ha approvato gli aggiornamenti al Piano d'azione per la salute mentale WHO 2013-2020 estendendone la validità fino al 2030. Il documento “Comprehensive mental health action plan 2013–2030” definisce azioni chiare per gli Stati membri, il segretariato dell’WHO e i partner internazionali, per promuovere a livello globale salute mentale e benessere, prevenire l’insorgenza di disturbi mentali nelle popolazioni a rischio e raggiungere una copertura universale per i servizi di salute mentale. I quattro obiettivi principali presenti nel precedente Piano rimangono invariati e sono accompagnati da indicatori specifici e nuove opzioni di implementazione: leadership e governance più efficaci per la salute mentale; erogazione di servizi di salute mentale integrati e globali in contesti basati sulla salute di comunità; implementazione di strategie di promozione e prevenzione; potenziamento dei sistemi informativi, delle evidenze e della ricerca.
Nel giugno 2022, a più di vent’anni dal World Health Report 2001, Mental Health: New Understanding, New Hope, il primo storico riferimento per l’azione in salute mentale, il WHO ha pubblicato un nuovo Rapporto Mondiale dedicato alla salute mentale “World mental health report: Transforming mental health for all”. Il documento offre una valutazione completa e aggiornata dell’attuale situazione della salute mentale a livello globale, una riflessione critica e documentata sui progressi raggiunti e sui fallimenti registrati e un’indicazione dei percorsi e delle strategie che dovrebbero essere prioritarie per garantire le trasformazioni che sono urgenti e necessarie. Tra i punti innovativi rispetto al report del 2001, emerge il focus sulla necessità di una profonda riorganizzazione dei servizi di salute mentale che dovrebbe avere due obiettivi principali: spostare il luogo di cura delle persone con gravi condizioni mentali dagli ospedali psichiatrici verso la comunità, e aumentare l’assistenza per ansia, depressione e altre comuni condizioni di salute mentale da parte dei servizi basati sulla comunità.
Il 7 giugno 2023 la Commissione Europea ha adottato la comunicazione “Un approccio globale alla salute mentale” - A comprehensive approach to mental health per supportare gli Stati membri e le parti interessate ad agire rapidamente per affrontare le sfide legate alla salute mentale attraverso un approccio globale orientato alla prevenzione e intersettoriale.
Il nuovo approccio riconosce che la salute mentale non riguarda soltanto l’ambito della salute in senso stretto, ma interessa significativamente anche ambiti come l'istruzione, la digitalizzazione, l'occupazione, la ricerca, lo sviluppo urbano, l'ambiente e il clima.
L’approccio globale proposto dalla Commissione è basato su tre principi guida:
In base a tale approccio le azioni concrete proposte agli Stati membri vertono su un ampio spettro di ambiti di intervento e comprendono sforzi volti a: promuovere una buona salute mentale attraverso la prevenzione e l'individuazione precoce del disturbo mentale; investire nella formazione e nello sviluppo di capacità che rafforzino la salute mentale in tutte le politiche e migliorino l'accesso alle cure e all'assistenza; garantire una buona salute mentale sul luogo di lavoro sensibilizzando sul tema e migliorando la prevenzione; proteggere i bambini e i giovani durante gli anni più vulnerabili e formativi, in un contesto di pressioni e sfide crescenti; rivolgere l'attenzione ai gruppi vulnerabili fornendo un sostegno mirato a chi ne ha più bisogno, come gli anziani, le persone in situazioni economiche o sociali difficili e le popolazioni di migranti/rifugiati; dare l'esempio a livello internazionale sensibilizzando e fornendo un sostegno di qualità per la salute mentale nelle emergenze umanitarie.
Fonti:
Per approfondimenti su salute mentale:
Data di pubblicazione: 6 marzo 2013 , ultimo aggiornamento 14 marzo 2024