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Infortuni e incidenti sul lavoro, malattie professionali


Infortuni e incidenti sul lavoro, malattie professionali


Scenario attuale e tasso di occupazione

  • Nell’ultimo decennio si è assistito nel nostro Paese ad una ricomposizione dell’occupazione verso il lavoro dipendente, con una crescita dei rapporti di lavoro a tempo determinato, una notevole espansione degli impieghi a tempo parziale e una maggior flessibilità e variabilità dei contratti di lavoro. Questi trend sono connessi allo sviluppo di molte attività nel terziario e di professioni a bassa qualifica.
  • L’aggregato degli occupati si configura come più “anziano” e più istruito rispetto al decennio precedente e sono aumentate le presenze femminile e straniera, quest’ultima soprattutto nei settori alberghiero e della ristorazione, in agricoltura e nei servizi alle famiglie. Si è inoltre accentuato il dualismo territoriale a sfavore del Mezzogiorno.
  • Il tasso di occupazione basso rispetto alla media della UE15 (nel 2017 rispettivamente 58,0% e 67,9%) riguarda soprattutto i posti di lavoro qualificati e i settori della sanità, dell’istruzione e della Pubblica Amministrazione, mentre il nostro Paese risulta leader tra i maggiori Paesi dell’UE per rilevanza dell’occupazione nelle piccole e medie imprese (PMI).

Salute e sicurezza sul lavoro

Gli infortuni sul lavoro continuano a rappresentare un grave onere per i costi, sia economici sia sociali di disabilità e morti evitabili. Sulla base della relazione annuale INAIL sui dati 2018:

  • gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati poco più di 409mila, di cui circa il 19% “fuori dell’azienda” (cioè “con mezzo di trasporto” o “in itinere”);
  • gli infortuni mortali accertati sono stati 704, in aumento rispetto agli anni precedenti: questo incremento può trovare giustificazione nella precarietà del lavoro, nella mancanza di adeguata formazione per i lavoratori socialmente più deboli (giovani, stranieri) e nell’invecchiamento della popolazione esposta al rischio;
  • il rischio legato alla circolazione stradale e quello legato alle cadute dall’alto rappresentano le cause più frequenti, anche considerando gli eventi mortali;
  • delle 59mila e 500 denunce di malattia professionale presentate nel 2018 è stata riconosciuta la causa professionale in poco meno del 40% dei casi;
  • nel quinquennio 2013-2017, l’agricoltura ha registrato l’incremento più significativo di malattie professionali (poco meno del 20%), seguita da gestione dei dipendenti del conto Stato (+10,9%) e industria e dei servizi (+10,4%),
  • negli ultimi anni è emerso inoltre il fenomeno “tecnopatico”, favorito dalle campagne di sensibilizzazione e dai cambiamenti normativi che hanno ampliato l’elenco delle malattie riconosciute;
  • si possono evidenziare delle differenze nella prevalenza dei diversi quadri patologici legati al genere, dovute oltre che alle caratteristiche fisiche (peso, altezza media e forza, in generale inferiori nelle donne) anche alle conseguenze da esposizione ad agenti chimici, fisici, biologici, ecc. e a movimenti e sforzi fisici effettuati. Tali differenze devono essere considerate al fine di attuare politiche di prevenzione mirate.

Esistono fattori di rischio trasversali a tutte le attività produttive:

  • età, precarietà del lavoro, scarso benessere organizzativo, mancanza di formazione e informazione sui rischi correlati all’attività lavorativa specifica e insufficiente applicazione dei principi ergonomici nella progettazione di attrezzature e postazioni di lavoro;
  • aggressioni e violenze sul luogo di lavoro, in particolare per alcune attività di front-office, quali sanità, istruzione, trasporti, servizi sociali, vigilanza e ispezione.

Fattori di rischio principali

Permangono tra i fattori di rischio principali sovraccarico biomeccanico da movimenti ripetuti e movimentazione manuale dei carichi, l’utilizzo di macchine e attrezzature di lavoro non conformi ai requisiti essenziali di sicurezza, l’inadeguata gestione degli impianti, i lavori in quota, i rischi da ambiente confinato o da inquinamento atmosferico e lesposizione ad agenti fisici, chimici, biologici e cancerogeni, compreso l’amianto.

Global plan of action - WHO

Il cambiamento del mondo del lavoro richiede modelli di intervento complessi, come suggerito dal Global plan of action-WHO che, tra le altre cose, richiama la necessità di affrontare tutti gli aspetti della salute dei lavoratori attraverso l’Healthy Workplace Model:

  • un modello orientato alla prevenzione primaria dei rischi occupazionali, alla protezione e promozione della salute e sicurezza sul lavoro, al miglioramento delle condizioni contrattuali d’impiego e all’assicurazione di un’adeguata risposta da parte dei sistemi sanitari ai bisogni di salute e sicurezza dei lavoratori.

Con lo stesso approccio il National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH),  ha lanciato il programma Total Worker Health (TWH), ovvero l’insieme di politiche, programmi e pratiche che integrano la prevenzione dai rischi per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro con la promozione delle azioni di prevenzione di danni acuti e cronici, a favore di un più ampio benessere del lavoratore. L’approccio olistico coglie il valore e il vantaggio del creare ambienti nei quali un lavoro sicuro, sano e gratificante può produrre migliori condizioni di salute e opportunità per i lavoratori, le loro famiglie, le loro comunità ed economie.

In questa ottica Strategia Europea 2014-2020 ha individuato sfide e obiettivi strategici da attuare in stretta collaborazione con gli Stati membri, le parti sociali e gli altri soggetti interessati.

Il PNP 2020-2025 in continuità con quanto già sviluppato nel PNP 2014-2018, anche grazie al supporto centrale fornito attraverso i progetti CCM, riconosce nel Piano Mirato di Prevenzione (PMP) lo strumento in grado di organizzare in modo sinergico le attività di assistenza e di vigilanza alle imprese, per garantire trasparenza, equità e uniformità dell’azione pubblica e una maggiore consapevolezza da parte dei datori di lavoro dei rischi e delle conseguenze dovute al mancato rispetto delle norme di sicurezza, anche e soprattutto attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati (dai lavoratori, ai loro rappresentanti, alle associazioni, altri enti, ecc.), per una crescita globale della cultura della sicurezza.

Il Piano Mirato di Prevenzione si configura, pertanto, come un modello territoriale partecipativo di assistenza e supporto alle imprese nella prevenzione dei rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro, da attivare in tutte le Regioni secondo un percorso che preveda la progettazione condivisa dell’intervento in loco con individuazione degli indicatori, la formazione e informazione alle varie figure aziendali, il monitoraggio, controllo e verifica dell’efficacia e la condivisione finale dei risultati.

A livello regionale e locale è inoltre necessario consolidare e strutturare più capillarmente i Piani di prevenzione tematici (Piano nazionale edilizia, Piano nazionale agricoltura, Piano nazionale patologie da sovraccarico biomeccanico, Piano nazionale stress lavoro correlato, Piano nazionale cancerogeni occupazionali e tumori professionali) e possibilmente individuare più di un “ambito” specifico, nei quali intervenire (con un PMP) secondo un approccio proattivo dei Servizi ASL deputati alla tutela della salute e sicurezza del lavoratore, ossia orientato al supporto/assistenza alle imprese.

Per supportare ed indirizzare le attività di prevenzione a vari livelli, rispondendo anche alle indicazioni europee, il PNP 2020-2025 intende sviluppare azioni volte a:

  • assicurare il confronto costante all’interno del Comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di SSL art. 5 D.lgs. 81/08 e della Commissione Consultiva permanente per la SSL art. 6 D.lgs. 81/08;
  • assicurare l’operatività dei Comitati Regionali di Coordinamento art. 7 D.lgs. 81/08;
  • perfezionare i sistemi e gli strumenti di conoscenza dei rischi e dei danni da lavoro (ad es. Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro - SINP), attraverso l’utilizzo dei sistemi di sorveglianza già attivi, tra cui Infor.Mo., e rendendo fruibili le informazioni del Registro degli esposti (nonché promuovendo presso i datori di lavoro e i medici competenti, le informazioni sulla corretta compilazione di tale registro), al fine di programmare interventi di prevenzione, promozione, assistenza e controllo in ragione delle esigenze dettate dalle evidenze epidemiologiche, dal contesto socio-occupazionale e dall’analisi territoriale;
  • consolidare e strutturare più capillarmente, a livello regionale e locale, i piani di prevenzione tematici;
  • applicare alle attività di controllo i principi dell’assistenza, dell’empowerment e dell’informazione, e, ove necessario, azioni di enforcement in relazione alla capacità ed alla motivazione dell’impresa e assicurare alle micro e piccole aziende da una parte, e alle medie e grandi aziende, dall’altra, attività di controllo modulate secondo approcci distinti;
  • supportare le attività di prevenzione e controllo dei rischi (in particolare quelli di caduta dall’alto) da parte degli organi di vigilanza, promuovendo approcci di tipo proattivo orientati a modelli di assistenza e supporto alle microimprese e piccole imprese;
  • promuovere criteri di progettazione e pianificazione di misure di prevenzione e protezione dei rischi che privilegino interventi che eliminano o riducono i rischi, coinvolgendo un gran numero di professionisti e progettisti della gestione della sicurezza (RSPP, Coordinatori, Direttori lavori, RUP, ecc.);
  • revisionare i percorsi di formazione sulla salute e sicurezza sul lavoro al fine di assicurare il controllo efficace sui soggetti formatori da parte della PA;
  • potenziare la rete delle alleanze tra operatori sanitari per una maggiore conoscenza dei rischi e dei danni e per una migliore salute dei lavoratori in riferimento anche alla potenziale esposizione attuale e a quella pregressa ad amianto;
  • garantire la funzionalità del sistema di monitoraggio dei tumori occupazionali (OCCAM), attivare percorsi di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti e offrire interventi di counseling a gruppi di esposti ed ex esposti ad amianto (Intesa Stato-Regioni 22.02.2018 e DPCM 21.01.2017);
  • integrare e potenziare le attività di analisi di mortalità e incidenza dei tumori professionali per una migliore lettura dei casi e stima dei possibili eventi;
  • promuovere la salute globale dei lavoratori per la gestione integrata dei fattori di rischio professionali e dei fattori individuali legati a stili di vita non corretti e alle condizioni personali intercorrenti, favorendo l’adozione da parte delle imprese di modelli di organizzazione gestionale e di buone prassi e di percorsi di Responsabilità sociale;
  • perseguire politiche e applicare interventi di Total Worker Health (TWH) che integrino le azioni di prevenzione dei rischi occupazionali/ambientali con quelle dei rischi individuali, affinché la sorveglianza sanitaria dei lavoratori effettuata dal medico competente dia attuazione ai più recenti indirizzi scientifici di prevenzione e tutela globale della salute del lavoratore;
  • valorizzare l’impiego di risorse investite dalle imprese per la sorveglianza sanitaria;
  • sostenere il ruolo attivo di RLS/RSLT e della bilateralità.



Data di ultimo aggiornamento 11 maggio 2022



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