L’inquinamento indoor (indoor pollution) si definisce come la modificazione della normale composizione o stato fisico dell’aria atmosferica interna, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell'aria stessa e tali da costituire un pericolo ovvero un pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell'uomo.
A differenza dell’inquinamento dell’aria atmosferica esterna (outdoor pollution), oggetto di grande attenzione già da molti anni e di cui sono state presto identificate cause (traffico automobilistico, impianti industriali, impianti di riscaldamento domestico), effetti sulla salute (aumento dell’incidenza di malattie polmonari, cardiache e neoplastiche) e misure di prevenzione, solo negli anni più recenti è emersa l’esigenza di approfondire le conoscenze sull’inquinamento indoor, soprattutto di fronte all’aumnto di evidenze scientifiche allarmanti sugli effetti sanitari legati a questo fenomeno.
A seguito della crisi delle risorse energetiche mondiali si sono imposti nuovi criteri tecnico-progettuali per gli edifici ad uso civile che hanno determinato profondi mutamenti quali-quantitativi della qualità dell'aria interna - IAQ, con potenziale aumento delle sorgenti indoor.
La necessità di contenere i consumi per il riscaldamento ha incentivato la diffusione di tecniche costruttive per un miglior isolamento dell’involucro edilizio e la tendenza di sigillare gli ambienti con infissi a tenuta che determinano una riduzione delle dispersioni di calore (e quindi dei consumi energetici) e il miglioramento dell’isolamento acustico, ma possono causare una significativa diminuzione della ventilazione degli edifici.
Gli interventi strutturali volti a contenere i consumi energetici, uniti alla diminuzione del numero di ricambi d’aria, sono tra le principali cause del potenziale aumento delle concentrazioni di inquinanti indoor. Tale fenomeno è strettamente correlato ad altri fattori tipici degli ambienti indoor: le attività umane, la scelta di nuovi materiali da costruzione e arredo e l’uso di prodotti per la casa, per la pulizia degli ambienti e l’utilizzo di strumenti di lavoro.
Nelle abitazioni, le fonti di inquinanti più comuni sono:
A questi cui recentemente si è aggiunto il crescente uso di strumenti di lavoro (fotocopiatrici, videoterminali, stampanti, ecc.). Il risultato è che a inquinanti "classici" si sono aggiunti inquinanti di tipo "nuovo", per i quali non sono ancora del tutto chiari i rapporti causa-effetti sulla salute.
Infine, è necessario considerare l’utilizzo sempre più esteso degli impianti di condizionamento dell’aria, oggi presenti in più del 30% delle abitazioni italiane.
La funzione dei sistemi di ventilazione e condizionamento dell’aria è quella di realizzare determinate condizioni di temperatura, umidità relativa e purezza dell'aria negli ambienti chiusi. Questi sistemi garantiscono quindi il mantenimento dello stato di benessere delle persone, ma se mal progettati o non sottoposti a periodica manutenzione (pulizia e/o sostituzione dei filtri), possono divenire fonti di inquinamento (come terreno di coltura per muffe e altri contaminanti biologici) e causare effetti negativi sul benessere e la salute delle persone. Ad esempio una errata collocazione delle prese d’aria in prossimità di zone ad elevato inquinamento (in vicinanza di strade molto trafficate o di un parcheggio di auto) può determinare l'introduzione di inquinanti dall’esterno.
L’inquinamento dell’aria indoor è un importante determinante di salute perché influisce negativamente sulla salute della popolazione e sulla produttività. Incide inoltre sulla collettività e il SSN in termini di costi sociosanitari ed economici elevati.
Come risulta da alcune indagini condotte a livello europeo, la popolazione dei centri urbani trascorre in media il 95-97% del tempo negli ambienti confinati privati e pubblici (oltre 20 ore al giorno, delle quali circa la metà nella propria abitazione) e solo l’1% nell’ambiente esterno (outdoor).
Recenti studi di settore hanno confermato che, in presenza di fonti interne e con bassi livelli di ricircolo dell’aria, i livelli degli inquinanti riscontrabili negli ambienti indoor (in particolare i livelli dei composti organici volatili COV), possono essere superiori rispetto a quelli rilevati all’esterno, talvolta anche 10-20 volte maggiori, come nel caso della formaldeide (Salthammer T, Mentese S, Marutzky R. Formaldehyde in the indoor environment. Chemical Reviews 2010;110:2536-72.). Normalmente, gli occupanti degli edifici risultano esposti non a una singola sostanza, ma a una miscela di sostanze inquinanti, in concentrazioni variabili nello spazio e nel tempo, emesse da sorgenti che possono essere differenti per numero e tipologia.
Data di pubblicazione: 16 dicembre 2015 , ultimo aggiornamento 27 marzo 2023