Rapporto annuale 2014

"Un difficile equilibrio tra efficienza e qualità". Questa la fotografia del nostro sistema sanitario nel Rapporto Istat 2014 che dedica un ampio spazio alla sanità e più in generale al welfare. Diminuisce il deficit della Aziende sanitarie, migliora l’appropriatezza organizzativa e clinica, ma persistono le disuguaglianze di salute e di accessibilità alle cure. La crisi ha indotto a rinunciare alle cure 11 persone su cento. Di seguito i punti essenziali, estratti dalla sintesi per la stampa, presentati il 28 maggio.

 

  • L’incremento costante degli anziani fa aumentare la fascia di popolazione più esposta a problemi di salute di natura cronico degenerativa. Oltre la metà della popolazione ultrasettantacinquenne soffre di patologie croniche gravi. In particolare, nella classe di età 65-69 anni e 75 e oltre, le donne che soffrono di almeno una cronicità grave rappresentano, rispettivamente, il 28 e il 51%.
  • Il diabete, i tumori, l’Alzheimer e le demenze senili sono le patologie che mostrano una dinamica in evidente crescita rispetto al passato. Gli uomini soffrono di almeno una cronicità grave nel 36% dei casi nella classe di età 65-69 e nel 57%tra quelli ultrasettantacinquenni.
  • La dinamica della cronicità grave è dovuta all’invecchiamento. Se depurato dall’effetto dovuto all’incremento del contingente di persone anziane, il tasso resta infatti stabile (14,6% nel 2005 contro 14,9 nel 2012), con differenze di genere a sfavore degli uomini (16% contro 13,9% delle donne).
  • Nel 2012, la spesa sanitaria pubblica è pari a circa 111 miliardi di euro, inferiore di circa l’1% rispetto al 2011 e dell’1,5%in confronto al 2010.
  • Durante la crisi, dal 2008 al 2011, le prestazioni a carico del settore pubblico si sono ridotte, compensate da quelle del settore privato a carico dei cittadini. Infatti, il valore della produzione pubblica (valutata a prezzi 2005) è rimasto invariato, mentre quello del settore privato è cresciuto dell’1,7%.
  • Nel settore della sanità pubblica diminuisce il deficit della Aziende sanitarie, migliora l’appropriatezza organizzativa e clinica, ma persistono le disuguaglianze di salute e di accessibilità alle cure.
  • Lo svantaggio del Mezzogiorno è strutturale, le condizioni di salute sono peggiori rispetto al resto del Paese. La speranza di vita è di 79 anni per gli uomini e 83,7 anni per le donne.(nel Nord rispettivamente 79,9 e 84,8 anni). La prevalenza di cronicità grave, al netto della struttura per età, si attesta al 16,1%, contro il 14,2% registrato nel Nord del Paese.
  • Anche i divari socio-economici sono strutturali. Nel 2012 le persone di 65 anni e oltre con risorse economiche scarse o insufficienti dichiarano di stare male o molto male nel 30,2% dei casi contro il 14,8% di chi ha risorse economiche ottime o adeguate. Il rischio di cronicità grave è più elevato tra le classi sociali più modeste: chi ha una condizione economica familiare scarsa o insufficiente ha un rischio di 1,6 volte superiore alla famiglia con risorse economiche ottime o adeguate.
  • Nel 2012 l’11,1% dei cittadini dichiara di aver rinunciato alle cure (accertamenti o visite specialistiche non odontoiatriche, interventi chirurgici o acquisto di farmaci). Tale quota sale al 13,2% fra le donne mentre a livello territoriale è più elevata nel Mezzogiorno (15% circa).
  • L’accessibilità alle cure sanitarie è più difficile per chi ha risorse economiche scarse o inadeguate. Nel 50,4% dei casi, chi rinuncia ad una prestazione sanitaria lo fa per motivi economici, nel 32,4% a causa delle liste di attesa o eccessiva distanza dalle strutture.
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Data di pubblicazione: 29 maggio 2014, ultimo aggiornamento 29 maggio 2014