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Encefalite da zecche

Come si trasmette

I principali ospiti del virus sono i piccoli roditori (arvicola, topi), ma anche insettivori e carnivori. Le persone sono ospiti accidentali e non consentono l’ulteriore trasmissione della malattia (ospiti a fondo cieco). 

Le zecche si infettano quando si nutrono di piccoli roditori che hanno il virus nel sangue. Altri animali, sia domestici che selvatici, supportano la circolazione del virus indirettamente permettendo la riproduzione delle zecche (es., volpi, pipistrelli, lepri, cervi, orsi, pecore, capre, bovini, cani).

Il virus dell’encefalite da zecche è trasmesso alle persone dal morso di zecche infette, principalmente nel periodo compreso fra aprile a novembre, anche se sono stati segnalati casi sporadici nella stagione fredda. E’ possibile anche una trasmissione attraverso il consumo di latte e latticini non pastorizzati proveniente da capre, pecore o mucche infette o tramite la macellazione di animali infetti.

Il virus dell’encefalite da zecche non si trasmette direttamente da persona a persona, se non raramente tramite trasfusioni di sangue, trapianti di organi o allattamento. Sono inoltre stati segnalati casi di infezione accidentale nel personale di laboratorio attraverso la puntura con aghi infetti o per aerosol.

Le zecche, in maniera specifica quelle della famiglia Ixodidae, agiscono sia come vettori che come serbatoi del virus dell’encefalite da zecche.

Le zecche infette vivono principalmente nei boschi e nei prati. Quando sono infette, le zecche possono trasmettere il virus durante tutta la loro vita, principalmente durante lo stadio di ninfa e adulto.

L’attività delle zecche ed il loro ciclo vitale sono influenzati da fattori climatici (temperature, umidità del suolo). Le estati umide e gli inverni temperati favoriscono l’aumento della densità della popolazione di zecche. Le zecche alla ricerca di un ospite si trovano principalmente nella vegetazione bassa.

Persone a rischio

Nelle aree endemiche, le persone che soggiornano all’aperto per lavoro o per attività ricreative (es. pesca, caccia, campeggio, raccolta di funghi e frutti del sottobosco, attività forestale, allevamento, addestramento militare) sono potenzialmente a rischio di infezione per contatto con le zecche infette. I turisti che si recano in aree endemiche sono anch’essi a rischio d’infezione.

Sintomi e segni

Circa 2/3 delle infezioni umane sono asintomatiche. 

Il periodo di incubazione della TBE è in media di 7 giorni, ma sono noti casi con incubazione fino a 28 giorni. La trasmissione alimentare ha solitamente un periodo di incubazione più breve, di circa 4 giorni.


Nei casi clinici, spesso si manifesta un decorso bifasico, in particolare con il sottotipo europeo del virus. La prima fase viremica dura approssimativamente cinque giorni (da 2 a 10), e si presenta con sintomi aspecifici quali febbre, affaticamento, mal di testa, dolori muscolari, anoressia, nausea e/o vomito.
Questa fase dure di solito alcuni giorni ed è seguita da un periodo asintomatico che può durare da 1 a 33 giorni, in media una settimana. 

Segue una seconda fase con coinvolgimento del sistema nervoso centrale, che può includere meningite, meningoencefalite, paralisi, stato mentale alterato, disfunzione cognitiva, atassia, rigidità, convulsioni, tremori, paralisi dei nervi cranici.

Il virus di sottotipo europeo provoca una forma di malattia lieve, in cui circa il 20-30% dei pazienti sviluppano la seconda fase. La letalità varia dallo 0,5 al 2%, mentre le complicanze neurologiche gravi si manifestano in circa il 10% dei pazienti. 

Nei bambini la seconda fase della malattia generalmente provoca meningite, mentre negli adulti di oltre 40 anni d’età è più frequente il riscontro di encefalite, con letalità più elevata e complicanze che persistono per lungo tempo, soprattutto nei soggetti con oltre 60 anni d’età.

Il sottotipo estremo oriente provoca una malattia più grave e monofasica, in cui i sintomi neurologici non sono preceduti da una fase asintomatica, le complicanze neurologiche sono più frequenti e la letalità può raggiungere il 35%.

Il sottotipo Siberia provoca una forma meno grave, con mortalità variabile dall’1 al 3%, che tende a diventare cronica e a protrarsi per lungo tempo.

Diagnosi

La diagnosi si basa su esami di laboratorio effettuati sul liquido cerebrospinale e/o sul siero. In genere si utilizza il test ELISA. Gli anticorpi compaiono immediatamente dopo l’insorgenza dei sintomi e generalmente è possibile riscontrarli quando sono presenti i sintomi neurologici. Sono possibili reazioni anticorpali crociate con altri flavivirus.

E’ possibile anche l'isolamento del virus o il rilevamento dell'RNA virale tramite RT-PCR nel liquido cerebrospinale o nel siero.

Terapia

Non esiste una terapia specifica. Il trattamento è pertanto sintomatico e di sostegno.

L’ospedalizzazione è necessaria in caso di meningite, encefalite o meningoencefalite. 


Prevenzione

L'encefalite da zecche può essere prevenuta evitando le morsicature delle zecche, in particolare si consiglia di:

  • utilizzare repellenti contro le zecche, da utilizzare secondo le note del produttore
  • indossare abiti protettivi, con maniche lunghe e pantaloni lunghi infilati nei calzettoni trattati con un insetticida appropriato
  • ispezionare il proprio corpo per l’eventuale presenza di zecche dopo aver effettuato attività all’aperto e rimuovere le zecche con una pinzetta
  • evitare il consumo di latte o latticini non pastorizzati.

 


Data di pubblicazione: 26 agosto 2016 , ultimo aggiornamento 14 gennaio 2025



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