L'infezione si trasmette alle persone prevalentemente tramite la puntura di una mosca tse-tse (Glossina palpalis) contaminata dal Trypanosoma brucei.
L’uomo è il principale serbatoio ospite per Trypanosoma brucei gambiense.
I bovini domestici e gli animali selvatici, comprese le antilopi, sono il principale serbatoio di Trypanosoma brucei rhodesiense.
Altre possibili vie di trasmissione sono:
Nelle fasi precoci della malattia (stadio emo-linfatico o primo stadio) il tripanosoma si moltiplica neli tessuto sottocutaneoi, nel sangue e nel sistema linfatico. Si può osservare un’ulcera dolorosa, che origina come papula per poi evolvere verso il nodulo, nella sede primaria della puntura della mosca tse-tse; nel giro di poche settimane vi è febbre, ingrossamento dei linfonodi, dolori muscolari e delle articolazioni, mal di testa e prurito.
Negli stadi avanzati il parassita attraversa la barriera ematoencefalica e invade il sistema nervoso centrale (stadio meningo-encefalitico), determinando la comparsa dei segni e dei sintomi manifesti della malattia: modificazioni del comportamento, confusione, disturbi sensoriali e scarsa coordinazione dei movimenti. I disturbi del ciclo del sonno, che danno il nome alla malattia, costituiscono un'importante caratteristica del secondo stadio
della malattia. In assenza di cure, la malattia del sonno è mortale, nonostante siano stati segnalati casi di guarigione.
La diagnosi precoce è difficile in quanto i segni e i sintomi del primo stadio sono aspecifici e gli approcci diagnostici poco sensibili. La diagnosi richiede la conferma della presenza del parassita in qualsiasi fluido corporeo, tuttavia i livelli di parassitemia di T.b. gambiense negli strisci di sangue di routine sono solitamente bassi e variabili.
La diagnosi prevede 3 fasi:
La diagnosi deve essere effettuata il più precocemente possibile per evitare la progressione allo stadio neurologico e quindi alla necessità di una trattamento più complesso e rischioso.
La scelta del trattamento dipende dalla forma e dallo stadio della malattia. Quanto più precocemente viene trattata la malattia, tanto maggiori sono le prospettive di guarigione. La valutazione dell'esito del trattamento richiede un follow-up fino a 24 mesi con valutazioni cliniche ed esami di laboratorio, tra cui talvolta il liquido cerebrospinale, perché i parassiti possono rimanere vitali e riprodurre la malattia molti mesi dopo il trattamento.
I farmaci utilizzati al primo stadio presentano una minore tossicità e sono più facili da somministrare.
Il successo del trattamento al secondo stadio dipende dall'utilizzo di un farmaco in grado di attraversare la barriera ematoencefalica. Questo tipo di farmaci presenta un'alta tossicità e modalità di somministrazione complesse.
Nel 2019 sono state pubblicate le nuove linee guida dell'OMS per il trattamento della Tripanosomiasi africana umana.
Non esistono vaccini o farmaci per la profilassi della tripanosomiasi africana. Le misure preventive mirano a ridurre al minimo il contatto con le mosche tse-tse. I residenti locali nei Paesi endemici sono solitamente a conoscenza delle aree fortemente infestate e possono fornire consigli sui luoghi da evitare.
Altre misure utili ai viaggiatori in aree affette sono:
La puntura è dolorosa, e ciò aiuta ad identificarne l’origine. In caso di comparsa di sintomi i viaggiatori devono consultare un medico immediatamente.
Le strategie per l'eliminazione della tripanosomiasi dell'Africa occidentale si basano sulla ricerca attiva e passiva dei casi, sul trattamento dei casi confermati, e sul controllo dei vettori. Per ridurre la trasmissione della tripanosomiasi in Africa orientale occorre applicare un approccio multisettoriale, che tenga conto sia della salute degli animali che della gestione delle risorse.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità mira all'eliminazione sostenibile della malattia entro il 2030, definita come interruzione della trasmissione della tripanosomiasi in Africa occidentale.
Data di pubblicazione: 13 luglio 2015 , ultimo aggiornamento 26 aprile 2024