E’ una malattia infettiva causata da un virus a RNA del genere Morbillivirus, della famiglia dei Paramyxovirus, che si localizza in vari organi e tessuti.
La recettività (possibilità di essere infettati da un agente patogeno) è universale e il morbillo è una delle malattie più contagiose che si conoscano.
Prima dell’introduzione dei vaccini antimorbillosi, quasi tutti i bambini si ammalavano di morbillo prima del 15° anno di vita.
Il morbillo è una malattia endemo-epidemica, vale a dire che è sempre presente nelle collettività, presentando picchi epidemici ogni 3-4 anni, legati al fatto che i nuovi nati vengono a formare gradualmente una massa cospicua di soggetti suscettibili all’infezione.
Il morbillo lascia un’immunità che dura per tutta la vita; anche l’immunità indotta dal vaccino è di durata molto lunga.
Per approfondire:
Il morbillo è una malattia molto contagiosa; si trasmette per via aerea, attraverso contatto diretto con le goccioline di saliva emesse con tosse, starnuti o semplicemente parlando, o per contatto indiretto con secrezioni del naso e della gola infette.
Il periodo di contagiosità va da 4 giorni prima della comparsa dell’esantema a 4 giorni dopo la sua comparsa.
Nelle persone con alterazioni del sistema immunitario il morbillo può assumere un decorso particolarmente grave e prolungato, con persistenza dell’eliminazione del virus per molte settimane dopo la fase acuta.
Dopo un periodo di incubazione che può variare dai 7 a i 23 giorni (solitamente circa 10 - 14 giorni), si ha la comparsa di sintomi iniziali (fase prodromica): febbre, tosse, rinite, congiuntivite e malessere. Inoltre, possono comparire a livello della mucosa orale delle macchioline bianco-bluastre (dette macchie di Koplick).
Questo periodo dura in genere 2-4 giorni, al termine del quale compare un'eruzione cutanea maculo-papulosa che dal collo e dal capo si estende a tutto il corpo (esantema discendente).
L’inizio dell’esantema è solitamente accompagnato da un innalzamento della febbre che diminuisce poi piuttosto rapidamente.
L’esantema persiste per 5-6 giorni e, così come è iniziato, scompare a cominciare dal collo.
Per qualche giorno rimane una desquamazione della pelle (fase di convalescenza). Il decorso del morbillo può essere mite nei lattanti, se ancora in parte protetti da anticorpi di origine materna ma, solitamente, la malattia è più grave nei bambini con età inferiore ai 5 anni e negli adulti.
Le complicanze più frequenti del morbillo sono rappresentate dalle otiti dell'orecchio medio, dalle polmoniti e broncopolmoniti (5-6% dei bambini), dalle laringiti e laringotracheiti, dalla diarrea. La complicanza più grave è l'encefalite/encefalomielite, un'infiammazione a carico del cervello e del midollo spinale) che si presenta in circa 1 caso su 1.000.
La mortalità dell’encefalite morbillosa è superiore al 10% e si stima che il 20-40% delle persone sopravvissute ad una encefalite morbillosa subiscano conseguenze permanenti a livello neurologico.
Una complicanza del morbillo, rarissima, ma dagli effetti devastanti, è la panencefalite sclerosante subacuta (PESS). Si tratta di una encefalite a lenta evoluzione, che può manifestarsi in un caso su 100.000 a distanza di molti anni dall’infezione con virus morbilloso, per lo più in persone che hanno avuto il morbillo nei primi due anni di vita.
Il morbillo contratto in gravidanza è associato ad un maggior rischio di complicanze (in particolare polmonite) e mortalità materne rispetto all’atteso. Alcuni studi hanno, inoltre, riscontrato un rischio aumentato di aborto spontaneo, morte intrauterina, parto pretermine; tale rischio sembra essere più elevato in caso di infezione nel primo e secondo trimestre di gravidanza. L’infezione in prossimità del parto può aumentare il rischio di morbillo neonatale, condizione gravata da una significativa mortalità.
In caso di sospetto di morbillo, occorre chiamare immediatamente il medico, il quale effettuerà una diagnosi sulla base dell'anamnesi e dell'esame clinico del paziente.
La diagnosi può essere confermata dalla ricerca degli anticorpi specifici del virus nel sangue.
Non esiste una terapia specifica per il morbillo.
Riposo a letto in un ambiente confortevole, ben riscaldato e arieggiato, ma non eccessivamente illuminato, insieme con una dieta leggera, ricca di zuccheri e liquidi, costituiscono la base per il trattamento della malattia.
Possono essere impiegati rimedi ad azione sintomatica per la febbre e la tosse su consiglio del medico; la terapia antibiotica, sempre su prescrizione medica, dovrebbe essere attuata solo in caso di complicazioni di natura batterica (es. broncopolmoniti).
Il morbillo può essere prevenuto con la vaccinazione, per la quale viene utilizzato un vaccino combinato (trivalente, morbillo-parotite-rosolia o quadrivalente, morbillo- parotite-rosolia-varicella).
Il ciclo vaccinale è costituito da due dosi. Nel bambino, il calendario vaccinale prevede una prima dose ai 12 mesi compiuti e la seconda ai 5 anni compiuti. In caso di recupero della vaccinazione, i bambini, gli adolescenti e gli adulti che non sono mai stati vaccinati ricevono la seconda dose a distanza di almeno 4 settimane.
È inoltre importante verificare lo stato immunitario della donna nei confronti del morbillo in previsione di una gravidanza. In assenza di immunizzazione verso questa malattia, è opportuno proporre attivamente la vaccinazione e avvisare di ritardare l’inizio della gravidanza per un mese dopo la seconda dose.
Occorre tener presente che i vaccini contro il morbillo, rosolia, parotite, e varicella (MPR e MPRV ) contenendo virus vivi attenuati sono controindicati in persone con immunodeficienza grave e in gravidanza; tuttavia, l’effettuazione accidentale della vaccinazione per il morbillo in donne che non sapevano di essere in gravidanza, non ha fatto registrare un aumento di aborti o malformazioni. Una vaccinazione involontaria con un vaccino MPR o MPRV durante la gravidanza non è una ragione per interromperla.
Data di pubblicazione: 9 gennaio 2013 , ultimo aggiornamento 12 novembre 2024