La meningite riconosce principalmente cause infettive, ma esistono anche meningiti non infettive (es. da farmaci, da neoplasia).
La forma di natura infettiva può essere virale, batterica o fungina:
Il periodo di incubazione della meningite varia a seconda del microorganismo causale.
Nel caso di meningite virale, esso va dai 3 ai 6 giorni, per la forma batterica dai 2 ai 10 giorni.
La malattia è contagiosa solo durante la fase acuta dei sintomi e nei giorni immediatamente precedenti l’esordio.
I microrganismi più frequentemente causa di meningiti batteriche sono tre:
La sorveglianza sanitaria dei contatti è importante per identificare chi dovesse presentare febbre o altri sintomi suggestivi, in modo da diagnosticare e trattare rapidamente eventuali ulteriori casi e per impedire la trasmissione del batterio ad altri individui. In presenza di un caso di malattia da meningococco, il periodo della sorveglianza sanitaria è di 10 giorni dall’esordio dei sintomi nel paziente.
I principali fattori di rischio della meningite batterica sono:
Per approfondire:
La malattia si trasmette da persona a persona per via respiratoria, attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni nasali, che possono essere disperse con la tosse, con gli starnuti o mentre si parla. Affinché il contagio avvenga è, però, necessario essere a contatto stretto e prolungato con la persona infetta o trovarsi in ambienti molto affollati. Infatti, la propagazione dell’agente patogeno generalmente non supera il raggio di due metri dalla fonte.
Non tutti i casi di trasmissione del patogeno danno luogo a malattia. Per esempio, nel caso del meningococco, il rischio di trasmissione dal primo caso ad un altro è stato stimato in 1/300 nei familiari, 1/1500 nei contatti stretti, 1/18000 nelle scuole primarie, 1/33000 nelle scuole secondarie, 1/125000 negli operatori sanitari.
Il periodo di incubazione della malattia può variare a seconda del microorganismo causale. Nel caso della meningite virale, esso va dai 3 ai 6 giorni, per la forma batterica dai 2 ai 10 giorni. La malattia è contagiosa solo durante la fase acuta dei sintomi e nei giorni immediatamente precedenti l’esordio.
Nelle forme da meningococco e Hi, la terapia e la profilassi antibiotica bloccano anche la contagiosità in tempi molto brevi (in genere meno di 24 ore).
I principali sintomi della meningite sono indipendenti dal patogeno responsabile.
All'inizio i sintomi possono essere aspecifici: sonnolenza, mal di testa, mancanza di appetito.
In genere, però, dopo 2-3 giorni peggiorano e compaiono nausea e vomito, febbre elevata, pallore, fotosensibilità (fastidio alla luce); tipiche la rigidità della nuca e quella all'estensione della gamba, alterazione della coscienza, convulsioni.
Nei neonati alcuni di questi sintomi non sono molto evidenti, mentre possono essere presenti pianto continuo, irritabilità e sonnolenza, al di sopra della norma, e scarso appetito.
A volte si nota l'ingrossamento della testa, soprattutto nei punti non ancora saldati completamente (le fontanelle), che può essere palpato facilmente.
La meningite e la sepsi meningococcica si possono anche presentare con forme fulminanti, con il peggioramento delle condizioni in poche ore e la comparsa di petecchie (piccole macchie rossastre o violacee, dovute a micro emorragie dei vasi).
Le meningiti e le sepsi possono avere un decorso severo o addirittura letale, in misura diversa a seconda del patogeno.
Vi possono essere anche esiti permanenti come: danni neurologici, perdita dell’udito o della vista o della capacità di comunicare o di apprendere, problemi comportamentali, paralisi.
Tra le complicanze di natura non neurologica, possibili i danni renali e alle ghiandole surrenali, con conseguenti squilibri ormonali, oppure come nel caso del meningococco, persino amputazioni ed esiti cicatriziali.
La letalità varia in rapporto all'agente infettivo; in generale la forma virale è più benigna, mentre quella batterica ha mortalità significativamente maggiore, specie quella da meningococco.
Una diagnosi e un trattamento precoci sono fondamentali per una prognosi migliore della meningite.
In presenza di un sospetto è bene rivolgersi immediatamente al proprio medico, che valuterà l'opportunità di un ricovero in ambiente ospedaliero e , se appropriato, l'isolamento dei contatti e la chemioprofilassi.
L'identificazione del microorganismo responsabile è possibile in poche ore, grazie a metodologie basate su PCR.
Il trattamento della meningite deve essere tempestivo. L’identificazione del microrganismo responsabile è importante, sia per orientare la terapia antibiotica del paziente, sia per definire la necessità della profilassi dei contatti.
Nel caso di meningite batterica si effettua terapia antibiotica.
Nel caso di meningiti virali, la terapia antibiotica non è efficace, ma la malattia è meno grave e i sintomi, in genere, si risolvono nel corso di una settimana, senza necessità di alcuna terapia specifica, ma solo di supporto.
La vaccinazione è lo strumento più efficace per la prevenzione della meningite batterica nei soggetti a rischio.
In Italia sono disponibili diversi vaccini contro la meningite:
Altri vaccini contro forme batteriche di meningite sono quelli contro l'Haemophilus Influenzae B (emofilo tipo B) e contro lo Streptococcus pneumoniae (pneumococco).
I vaccini contro la meningite, inseriti nel Calendario nazionale del Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019, sono gratuiti per specifiche fasce di popolazione, che sono quelle a maggior rischio di infezione.
In particolare:
I vaccini contro le meningiti sono inoltre raccomandati anche a diverse categorie a rischio per condizioni patologiche, per determinati comportamenti o condizioni e per esposizione professionale.
Nell’ambito della medicina dei viaggio la vaccinazione per i sierogruppi ACWY è indicata in caso di viaggi in zone endemiche ed è obbligatoria per i pellegrini della Mecca.
Durante un focolaio epidemico o di un caso di malattia batterica invasiva, è importante mettere in atto le seguenti misure di profilassi:
Coloro che hanno avuto contatti stretti con il caso devono essere sottoposti a profilassi e sorvegliati per i 10 giorni successivi alla data della diagnosi del primo caso. I 10 giorni sono il tempo massimo previsto per la sorveglianza sanitaria, tenuto conto del massimo periodo di incubazione della malattia. Se, al momento dell’identificazione, sono già trascorsi 10 giorni dall’ultimo contatto, i soggetti esposti non sono più considerati a rischio.
Il rischio di contrarre una meningite o una sepsi batterica si può ridurre mettendo in atto alcune misure di tipo ambientale e comportamentale, come:
Il Ministero della Salute monitora l’andamento delle meningiti e le altre malattie batteriche invasive (Mib) attraverso la “Sorveglianza delle malattie batteriche invasive”, coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Ministero.
Questo sistema richiede la segnalazione di tutti i casi di malattie batteriche invasive causate da: meningococco (Neisseria meningitidis), pneumococco (Streptococcus pneumoniae) ed emofilo (Haemophilus influenzae) e di tutte le meningiti batteriche.
Vengono raccolti i dati epidemiologici relativi ai casi di malattia e la tipizzazione dei ceppi isolati da parte dei laboratori ospedalieri; viene inoltre richiesto l’invio degli isolati al laboratorio di riferimento nazionale dell’ISS, per una completa caratterizzazione microbiologica e/o diagnostica.
Gli obiettivi del sistema di sorveglianza sono:
Il protocollo operativo di sorveglianza, che include la scheda di segnalazione, viene aggiornato sulla base delle nuove evidenze disponibili e delle nuove esigenze informative.
Consulta
Data di pubblicazione: 8 gennaio 2013 , ultimo aggiornamento 14 novembre 2024