Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) sono infezioni acquisite che costituiscono la complicanza più frequente e grave dell’assistenza sanitaria e possono verificarsi in ogni ambito assistenziale, incluso gli ospedali per acuti, il day-hospital/day-surgery, le strutture di lungodegenza, gli ambulatori, l’assistenza domiciliare, le strutture residenziali territoriali.
Le ICA includono infezioni trasmesse dall'esterno (esogene), da persona a persona o tramite gli operatori e l'ambiente, e infezioni causate da batteri presenti all'interno del corpo (endogene).
Le cause sono molteplici:
Queste infezioni hanno un impatto clinico ed economico rilevante: secondo il primo rapporto globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le ICA provocano un prolungamento della durata di degenza, disabilità a lungo termine, aumento della resistenza dei microrganismi agli antibiotici, un carico economico aggiuntivo per i sistemi sanitari e per i pazienti e le loro famiglie e una significativa mortalità in eccesso.
In Europa, le ICA provocano ogni anno:
I costi vengono stimati in approssimativamente 7 miliardi di Euro, includendo solo i costi diretti.
Non tutte le ICA sono prevenibili ma si stima attualmente che possa esserlo oltre la metà.
L’ultimo studio nazionale di prevalenza sulle infezioni correlate all’assistenza negli ospedali per acuti, condotto nel novembre 2022 utilizzando il protocollo versione 6.0 dell’ECDC, ha incluso 325 ospedali (135 nel 2016-2017), in 19 Regioni/Province Autonome, raccogliendo dati su 60.404 pazienti con età media pari a 61,6 anni e la maggior parte (60,3%) portatore di almeno un dispositivo invasivo il giorno dello studio. Considerando tutte le ICA, incluso SARS-CoV-2, la media della prevalenza di pazienti con ICA nei singoli ospedali era 8,8%.
Le infezioni più frequentemente riportate erano: infezioni del basso tratto respiratorio (19,2%), infezioni del sangue (18,8%), infezioni delle vie urinarie (17,1%), COVID-19 (16,3%) e infezioni del sito chirurgico (10,5%).
Nei pazienti non COVID-19, i microrganismi più frequentemente isolati sono stati: Escherichia coli (11,7%), Klebsiella pneumoniae (11,6%), Pseudomonas aeruginosa (8,2%). La prevalenza media di pazienti con almeno un trattamento antibiotico calcolata sul totale degli ospedali era del 41,7% in tutti i pazienti inclusi.
I microrganismi coinvolti variano nel tempo. Fino all’inizio degli anni '80, le ICA erano dovute principalmente a batteri gram-negativi (per esempio, E. coli e Klebsiella pneumoniae). Poi, per effetto della pressione antibiotica e del maggiore utilizzo di presidi sanitari in materiale plastico, sono aumentate le infezioni sostenute da gram-positivi (soprattutto Enterococchi e Stafilococcus epidermidis) e quelle da miceti (soprattutto Candida), mentre sono diminuite quelle sostenute da gram-negativi. Tuttavia, recentemente, alcuni gram-negativi, come gli enterobatteri produttori carbapenemasi (CPE) e Acinetobacter spp., responsabili di gravi infezioni, sono diventati molto frequenti in ambito assistenziale ospedaliero.
Le persone a maggior rischio di contrarre una ICA sono gli assistiti; tuttavia sono esposti e possono essere colpiti anche il personale e i visitatori.
Come le altre infezioni, a seconda del microrganismo, le ICA si possono trasmettere per contatto diretto, da persona a persona (soprattutto tramite le mani) o per via aerea (goccioline emesse durante la fonazione, gli starnuti o i colpi di tosse) o per via indiretta, mediante oggetti contaminati (come strumenti diagnostici o assistenziali, oggetti comuni).
La prevenzione e il controllo delle ICA in tutte le strutture assistenziali rappresentano interventi irrinunciabili per ridurre l’impatto di queste infezioni e, più in generale, per ridurre la diffusione dei microrganismi antibiotico-resistenti.
Uno dei punti cruciali per il contrasto alle ICA è la definizione e l’applicazione di buone pratiche di assistenza e di altre misure, secondo un programma integrato che deve essere adattato a ogni ambito assistenziale.
Tra le misure chiave ricordiamo il lavaggio corretto delle mani (che rimane una delle più importanti ed efficaci), la riduzione delle procedure diagnostiche e terapeutiche non necessarie, il corretto uso degli antibiotici e dei disinfettanti, la sterilizzazione dei presidi, il rispetto dell'asepsi nelle procedure invasive, il controllo del rischio di infezione ambientale, la protezione dei pazienti con utilizzo appropriato della profilassi antibiotica e la somministrazione delle vaccinazioni raccomandate (quando possibile con adeguato anticipo per consentire una buona risposta immunitaria), la vaccinazione degli operatori sanitari, le attività di sorveglianza delle infezioni, l’identificazione e il controllo tempestivi delle epidemie, l’eventuale isolamento dagli altri pazienti, il rinforzo delle misure che già di norma devono essere adottate per evitare la trasmissione tra i pazienti. Allo scopo di assicurare un'operatività continua e uniforme sul territorio nazionale in materia di infezioni ospedaliere, in Italia sono state pubblicate 2 circolari del Ministero della sanità:
Nel tempo sono stati emanati dal ministero della Salute vari documenti specifici sul controllo delle ICA (quali le Raccomandazioni sul controllo della diffusione nosocomiale dello Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) ) o relativi alla prevenzione di alcune malattie infettive, che possono avere un impatto significativo anche in ambito assistenziale, come morbillo, rosolia, HIV, TBC e malattie trasmesse da vettori.
Anche nel Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 e nel Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020 è riportata l’importanza della prevenzione e del controllo delle malattie infettive e dell’antibiotico-resistenza. Le strategie raccomandate, in sintesi, sono:
Più recentemente sono state pubblicate le circolari contenenti indicazioni operative riguardanti i casi di infezione da Candida auris in Italia e diverse circolari su rischi infettivi emergenti in ambito sanitario, sulla base di raccomandazioni e aggiornamenti trasmessi dall’ECDC o dall’OMS.
Leggi
Data di ultimo aggiornamento 30 dicembre 2024