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FAQ - Hiv e Aids

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L'HIV, virus dell'immunodeficienza umana, è un virus che attacca e distrugge, in particolare, un tipo di globuli bianchi, i linfociti CD4, responsabili della risposta immunitaria dell’organismo. Il sistema immunitario viene in tal modo indebolito fino ad annullare la risposta contro altri virus, batteri, protozoi, funghi e tumori.
L'Aids identifica uno stadio clinico avanzato dell'infezione da HIV. È una sindrome che può manifestarsi nelle persone con HIV anche dopo diversi anni dall’acquisizione dell’infezione, quando le cellule CD4 del sistema immunitario calano drasticamente e l’organismo perde la sua capacità di combattere anche le infezioni più banali. È possibile evitare di arrivare all’AIDS assumendo precocemente le terapie antiretrovirali.
Si parla di U=U Undetectable = Untrasmittable o in italiano N=N Non rilevabile = Non trasmissibile, quando una persona con HIV è in terapia con farmaci efficaci, che mantengono persistentemente la “carica virale” (cioè la quantità di virus presente nel sangue/secrezioni) a livelli non misurabili da almeno 6 mesi.

La PrEP o profilassi pre-esposizione consiste nell’assumere una combinazione di farmaci attivi contro HIV prima dei rapporti sessuali. Correttamente assunta da persone sieronegative a rischio di infezione, la PrEP si è dimostrata efficace nel prevenire l’acquisizione dell’infezione da HIV.

Il protocollo attualmente prevede che le compresse siano assunte o quotidianamente (una al giorno) oppure due compresse da 2 a 24 ore prima del rapporto sessuale, seguite da un’altra compressa a 24 ore di distanza dalla prima assunzione e infine un’altra compressa dopo altre 24 ore.

È importante che chi assume la PrEP sia seguito da un infettivologo per monitorare sia lo stato di infezione da HIV che eventuali effetti collaterali, che tuttavia si presentano raramente. È anche necessario che le persone che assumono PrEP vengano controllate per la presenza di infezioni sessualmente trasmissibili. Per questo, chi desidera utilizzare la PrEP come metodo di prevenzione dell’HIV deve recarsi presso un centro di malattie infettive, effettuare alcuni esami (tra cui un test per l’HIV) e, nel caso che l’infettivologo verifichi che non sussistono problemi, ottenere una prescrizione da parte dell’infettivologo per poter acquistare la combinazione di farmaci in farmacia. 

Con Delibera del 26 aprile 2023 l’AIFA ha approvato l’indicazione alla rimborsabilità della PrEP al fine di ridurre il rischio di infezione da HIV-1 sessualmente trasmessa in adulti e adolescenti ad alto rischio

L’HIV si può trasmettere solo attraverso i seguenti liquidi biologici di persone con HIV inconsapevoli o non in terapia antiretrovirale efficace:

  • sangue e suoi derivati
  • sperma e secrezioni vaginali
  • latte materno

L'infezione si verifica quando il virus, contenuto in uno di questi liquidi di una persona con HIV non in terapia antiretrovirale efficace, riesce ad entrare nel corpo di un’altra persona, attraverso ferite della pelle o lesioni anche non visibili delle mucose.

Le vie di trasmissione, quindi, sono:

  • sessuale: attraverso rapporti etero o omosessuali non protetti da un efficace metodo di prevenzione (profilattico, PrEP - profilassi pre-esposizione, o U=U - Undetectable=Untransmittable)
  • ematica: scambio di siringhe o condivisione di strumenti per l'uso di sostanze psicoattive; trasfusioni di sangue contaminato
  • verticale: da madre a neonato durante la gravidanza, al momento del parto e, più raramente, attraverso l’allattamento al seno.

No, certamente non lo trasmette in tutte le condizioni in cui non ci siano scambi di sangue o rapporti sessuali. Inoltre anche in questi casi la trasmissione di HIV può avvenire solo se la persona non sa di avere l’HIV o lo sa, ma non ha ancora raggiunto la soppressione virale attraverso l’assunzione di una terapia efficace.

La possibilità di trasmettere l’infezione da HIV dipende dal tipo di comportamento messo in atto e, soprattutto, dalla quantità di virus presente nel sangue o nelle secrezioni genitali della persona con HIV.

È massima nelle prime settimane dopo l’infezione. È nulla quando una persona con HIV è in terapia con farmaci efficaci

Sono considerati a rischio solo i rapporti sessuali in cui non venga usato uno strumento di barriera (condom, femidom, dental dam) o altri strumenti di prevenzione come la PreP nel seguente ordine di rischio (dal più rischioso al meno rischioso):
  • penetrazione anale
  • penetrazione vaginale
  • sesso orale per chi stimola con la bocca i genitali del partner (fellatio e cunnilingus) qualora il liquido seminale o le secrezioni vaginali entrassero in contatto con tagli, lacerazioni della bocca o occhi. Chi invece riceve la stimolazione NON corre alcun rischio.
  • Nei rapporti penetrativi usare il preservativo maschile (condom) o femminile (femidom) in modo corretto, ovvero sin dall’inizio del rapporto.
  • Nei rapporti orali usare il profilattico o il dental dam (fazzolettino in lattice, letteralmente "diga dentale"). Si può ridurre il rischio, anche se non lo si elimina del tutto, evitando liquido seminale in bocca e non praticando il cunnilingus in presenza di sangue mestruale.
  • Assumere correttamente la profilassi pre-esposizione (PrEP).
  • Condurre una relazione monogama o esclusiva, in cui entrambi i partner sono sieronegativi all’HIV e non hanno altri comportamenti a rischio al di fuori della coppia.

Tra gli efficaci metodi di prevenzione va annoverata la terapia antiretrovirale: non si corre rischio di contrarre l’HIV se si hanno rapporti sessuali non protetti con una persona con HIV in terapia antiretrovirale efficace (con carica virale nel sangue non rilevabile da almeno sei mesi).

L'HIV:
  • non si trasmette attraverso saliva, lacrime, sudore, urine, punture di zanzare
  • non si trasmette condividendo le stesse stoviglie, bagni, palestre, piscine e altri luoghi di convivenza
  • non si trasmette con carezze, baci.
Il test specifico per l'HIV è l'unico modo per rilevare l'infezione; purtroppo nessun test può mettere in evidenza il virus immediatamente dopo l’avvenuta infezione. La rapidità con la quale l’infezione viene messa in evidenza dipende da diversi fattori che comprendono il tipo di test che viene utilizzato. Ciò determina anche il tempo massimo alla fine del quale si acquisisce la certezza che un test risultato negativo sia tale (periodo finestra).

Esistono vari tipi di test utilizzati comunemente per la diagnosi, che danno risposte certe dopo tempi diversi dall’ultimo comportamento a rischio:

  • I test combinati (test di IV generazione), ricercano gli anticorpi anti-HIV prodotti dall’individuo e parti di virus, come l’antigene p24. Possono mettere in evidenza l’avvenuta infezione già dopo 20 giorni. Il periodo finestra è di 40 giorni dall’ultimo comportamento a rischio.
  • I test che ricercano solo gli anticorpi anti-HIV (test di III generazione) possono mettere in evidenza l’avvenuta infezione già dopo 3-4 settimane. Il periodo finestra è di 90 giorni.

Per sottoporsi a test HIV su sangue non è necessario essere a digiuno.

Se il test è effettuato con un prelievo di sangue inviato in laboratorio, il risultato è disponibile mediamente in 3 giorni.

Sono test che possono essere effettuati su una goccia di sangue punta dal dito (tra questi il test per l’autodiagnosi dell’infezione da HIV, acquistabile in farmacia) o su saliva. Il risultato dei test rapidi è disponibile in pochi minuti.

Poiché sono test di primo screening, in caso di risultato dubbio o reattivo (positivo) è necessaria una conferma con prelievo venoso. Per conoscere il periodo finestra del prodotto utilizzato occorre riferirsi alle istruzioni della azienda produttrice. Se sono test combinati, il periodo finestra sarà di 40 giorni, se ricercano solo gli anticorpi il periodo finestra sarà di 90 giorni.

Il test con prelievo di sangue si può fare in tutte le strutture pubbliche, ospedaliere e territoriali o nei laboratori accreditati.

La “tutela della riservatezza della persona assistita” secondo la legge 135/90 (art. 5 comma 1) è massima. Per questo il test può essere eseguito anche in forma anonima e gratuita e in ogni provincia esiste almeno un centro in cui può essere richiesto il test con queste modalità.

I test rapidi si possono effettuare anche in contesti non sanitari (sedi di associazioni, in particolari eventi pubblici, o presso servizi e strutture rivolti a persone o popolazioni maggiormente vulnerabili all’HIV) e vengono solitamente offerti gratuitamente e nel rispetto dell’anonimato.

È anche possibile acquistare in farmacia test per l’autodiagnosi dell’infezione da HIV. Si tratta di test rapidi, anche in questo caso un risultato dubbio o reattivo va confermato con un test eseguito su prelievo venoso.

E' importante effettuare il test:

  • se si sono avuti rapporti sessuali non protetti dal profilattico con partner di cui non si conosce lo stato sierologico
  • se si ha una relazione stabile e si vuole rinunciare all’uso del profilattico
  • prima o subito all’inizio di una gravidanza
  • in presenza di altre infezioni sessualmente trasmissibili
  • se si sono usati siringhe o strumenti per l'uso di sostanze psicoattive già utilizzati da altri.

Non si corre alcun rischio nel vivere insieme a persone con HIV ed è possibile avere una relazione di coppia senza rischi. Nel caso di rapporti sessuali con partner con HIV con carica virale rilevabile nel sangue (persona non ancora in terapia, all’inizio della terapia prima della soppressione virale o nello stato di fallimento virologico), va sempre utilizzato il profilattico o un altro efficace strumento di prevenzione.

Quando i farmaci contro l’HIV rendono talmente bassa la quantità di virus circolante da rendere pari a zero il rischio di trasmissione del virus da parte della persona con HIV in terapia stabilmente efficace (U=U), è possibile scegliere all’interno di una coppia di non utilizzare il profilattico o la PrEP, concordandolo con il/la partner e consultando l’infettivologo.

Le persone con HIV con carica virale persistentemente negativa possono oggi avere figli in modo naturale senza rischi per il/la partner e per il nascituro.

Si tratta di farmaci specifici usati nel trattamento dell’infezione da HIV, che bloccano la riproduzione del virus nelle cellule, riducendo la quantità di virus che circola nell’organismo.

Esistono diverse classi di farmaci, che, combinate tra loro, controllano il virus e consentono alle persone con HIV di avere una buona qualità di vita, grazie anche al minor impatto sull’organismo e ai minori effetti collaterali. Le evidenze scientifiche dicono che le prospettive di vita per chi oggi scopre di avere l’HIV ed entra subito in terapia sono simili a chi non ha l’HIV. 

Poiché ad oggi non esiste una cura definitiva che elimina del tutto il virus dall’organismo né un vaccino efficace, i farmaci vanno assunti per tutta la vita.

In alcune condizioni si può pensare di essere stati esposti al rischio di infezione da HIV, ad esempio se si verificano:

  • rottura o sfilamento del preservativo durante il rapporto sessuale con un/una partner con status HIV sconosciuto o con HIV non in terapia efficace
  • infortunio accidentale con un oggetto contaminato di sangue di una persona con infezione da HIV nota o sospetta (per esempio tra gli operatori sanitari)
  • condivisione di siringa o di strumenti in occasione del consumo di sostanze con persona con status HIV sconosciuto o con HIV non in terapia efficace
  • situazioni di violenza in cui una persona è costretta a fare sesso non protetto (stupro, violenza sessuale).

In questi casi è necessario andare il più presto possibile, senza superare le 48 ore, al Pronto soccorso di un grande ospedale o al reparto di infettivologia più vicino. Un medico discuterà con la persona la situazione e nel caso prescriverà, previo consenso, un primo test per l’HIV e un trattamento preventivo per un periodo di un mese (profilassi post-esposizione PEP), nel tentativo di evitare la possibile infezione da HIV.

No. La Legge n.135/1990, agli articoli 5 e 6, prevede disposizioni specifiche, volte a garantire l’anonimato nella rilevazione delle infezioni da HIV e il divieto di svolgere indagini volte ad accertare lo stato di sieropositività dei dipendenti da parte di datori di lavoro per l’instaurazione di un rapporto di lavoro, al fine di evitare discriminazioni nonché violazioni di riservatezza sullo stato di sieropositività per HIV.

Una sentenza della Corte Costituzionale (sentenza n. 218 del 1994) ha parzialmente modificato l’art.5 della Legge 135 con riferimento alla possibilità di procedere ad un accertamento dell’infezione da HIV nel caso di attività che comportino rischi per terzi, nell’ambito delle professioni sanitarie o di sicurezza da valutare volta per volta e che comunque non indicano una inidoneità assoluta alla professione.

No, attualmente, la legge non lo consente. Negli ultimi anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto con forza agli Stati Membri di adottare norme e strategie che consentano ai minori di accedere al test HIV a prescindere dal consenso del genitore/tutore/affidatario. L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, a cui compete la tutela dell’interesse superiore del minore, ha di recente dato la disponibilità a fornire il proprio contributo in fase di redazione di un eventuale disegno di legge in materia. Il Ministero della salute non appena possibile veicolerà una norma che consentirà al minore l’accesso al test per l’HIV e le IST in un contesto protetto e dedicato nell’ambito dei servizi del SSN, senza il preventivo consenso del genitore/tutore.
Si, per la normativa italiana le persone straniere (anche senza permesso di soggiorno) possono accedere alle cure urgenti o essenziali ancorché continuative. In particolare, sono garantiti: la tutela sociale della gravidanza e della maternità; la tutela della salute del minore; le vaccinazioni; gli interventi di profilassi internazionale; la profilassi; la diagnosi e la cura delle malattie infettive (tra cui l’infezione da HIV).

Le persone con HIV in trattamento antiretrovirale efficace, con un numero di CD4 maggiore di 500 e con viremia controllata, per i dati oggi a disposizione, non hanno un rischio di peggior decorso rispetto a una persona HIV-negativa. Però, come per la popolazione generale, hanno maggiori probabilità di sviluppare forme gravi di malattia, le persone anziane e quelle con patologie sottostanti, quali ipertensione, problemi cardiaci o diabete e i pazienti immunodepressi (per patologia congenita o acquisita o in trattamento con farmaci immunosoppressori, trapiantati).
Sono da considerarsi immunodepresse e quindi teoricamente potrebbero essere più esposte a complicanze e ad un decorso più severo di COVID-19, le persone con HIV con un numero di CD4 minore di 500, indipendentemente dal trattamento antiretrovirale, anche se al momento non ci sono casi che lo confermino. A queste persone si applica in modo particolarmente stringente l’indicazione di rimanere in casa.

Non ci sono indicazioni specifiche per le persone con HIV, occorre attenersi alle misure igienico sanitarie indicate dal Ministero della Salute e alla indicazione di rimanere il più possibile in casa e uscire solo in caso di comprovata necessità. Ciò si applica con maggior forza alle persone con HIV immunodepresse (CD4<500).


Fonte:

Ministero della Salute, Direzione generale della prevenzione sanitaria

in collaborazione con le sezioni L e M del Comitato tecnico sanitario - CTS


Data di ultimo aggiornamento: 30 novembre 2023


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