Le bronchiectasie sono una malattia polmonare cronica, potenzialmente progressiva, caratterizzata da dilatazioni permanenti e irreversibili della parete dei bronchi, a forma di sacchetto o cilindriche. La malattia a volte è clinicamente silente, a volte è caratterizzate da tosse ed espettorato con possibili episodi di riacutizzazione da agenti infettivi ed episodi di emottisi (emissione di sangue dalla bocca).
Nel 40-50% dei pazienti la causa della malattia è ignota. Nei restanti casi, le bronchiettasie possono essere causate da:
L'accumulo di catarro nelle sacche dei bronchi dilatati espone al rischio di infezione (bronchiectasiti) poiché virus e batteri trovano nel muco un ambiente favorevole alla loro replicazione. Col tempo i danni bronchiali possono diventare cronici e così gravi da ostacolare il passaggio dell’aria attraverso le vie aeree riducendo l’ossigenazione (insufficienza respiratoria).
Le bronchiectasie a volte sono diagnosticate anche a distanza dall’esordio dei sintomi respiratori.
Le persone affette da bronchiectasie possono essere asintomatiche o presentare sintomi come:
La diagnosi della malattia si basa su:
Le bronchiectasie possono essere trattate con i farmaci (broncodilatatori, cortisonici, mucolitici, antibiotici) e con gli schemi di trattamento utilizzati per la bronchite cronica ostruttiva. In caso di emottisi la terapia è quella coagulante per via orale. È possibile anche un intervento per trattare l’emorragia per via broncoscopica.
La reale prevalenza ed incidenza delle bronchiectasie sono ancora parzialmente sconosciute in quanto le evidenze attualmente disponibili mostrano una grande variabilità a livello dei vari continenti e dei vari Paesi all’interno di uno stesso continente. Inoltre, la presenza di comorbosità soprattutto derivanti da altre patologie polmonari ostruttive, come asma e BPCO, potrebbe alterare una valutazione puntuale dei dati epidemiologici.
In Italia, la prevalenza di malattia nella popolazione generale assistita dalla medicina generale ed in pazienti privi di asma e BPCO risulterebbe, comunque, pari a 130 casi su 100.000 pazienti con un aumento in rapporto al progredire dell’età per entrambi i sessi, raggiungendo il picco nei pazienti ultrasettantacinquenni.
L’incidenza si attesterebbe attorno a 11 casi ogni 100.000 persone/anno con una stima maggiore nei pazienti di sesso femminile rispetto a quello maschile (12,7 vs 9,4 per 100.000 persone/anno) così come nei pazienti più anziani (75-84 anni)
Uno degli obiettivi nella gestione della malattia è ridurre il numero di riacutizzazioni (che possono contribuire alla progressione di malattia) attraverso la diagnosi precoce e il trattamento adeguato. È utile quindi:
Data di pubblicazione: 23 maggio 2013 , ultimo aggiornamento 9 febbraio 2022