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Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Il 25 novembre si celebra nel mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che in questa data invita i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani. Orange the World: End violence against women now! - Colora il mondo di arancione: Poni fine alla violenza contro le donne ora! - il tema del 2021.

In occasione della ricorrenza il ministero della Salute ha organizzato il convegno “La prevenzione degli episodi di violenza sulle lavoratrici della sanità” che si è tenuto presso l’Auditorium Cosimo Piccinno di Lungotevere Ripa. Il convegno ha affrontato il fenomeno della violenza contro le operatrici sanitarie sulla base dei dati Inail, dello stato dell’arte della legge 14 agosto 2020 n.113 e delle azioni di prevenzione degli episodi di violenza sulle donne.

Sono intervenuti il Sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, il Capo di Gabinetto del ministero della Salute, Tiziana Coccoluto, referenti delle Federazioni delle professioni sanitarie (FNOMCeO, FNOPI, FOFI, FNOPO, FNOVI, FNO TSRM-PSTRP, ONB, CNOP, FNOCF, CNOAS), della Fiaso, della Confederazione Federsanità Anci Regionali, della Commissione salute della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, esperti di Inail e del ministero della Salute.

I lavori sono stati introdotti da Sergio Iavicoli, Direttore generale della Comunicazione e dei Rapporti europei e internazionali. Nel panel di apertura anche Filippo Anelli, Presidente della della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), Giovanna Spatari, Presidente della Società italiana della medicina del lavoro, Ombretta Silecchia, medico di famiglia che ha portato la propria testimonianza e Carolina Boco, regista del docufilm "Notturno", promosso con FNOMCeO.

Iavicoli ha portato i saluti e l'impegno del ministro della Salute, Roberto Speranza, a tutti gli intervenuti e ha annunciato due provvedimenti importanti: il primo, relativo alla conclusione dell'iter previsto dalla legge per l'istituzione e l'avvio dell'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie, e la firma, prevista per i prossimi giorni, del relativo decreto interministeriale; il secondo, riguarda l'istituzione della Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari, di cui il ministro Speranza ha già avviato l'iter. 

"La violenza sugli operatori della Sanità e un rischio prevenibile - ha detto Iavicoli - e occorre la consapevolezza su questo fenomeno da parte di tutti lavoratori, pazienti, direttori di struttura, decisori. Il focus che abbiamo voluto accendere con questo convegno va in tal senso".

Per saperne di più: Video del Convegno


I numeri della violenza sulle lavoratrici della sanità e del sociale

In Italia

  • 11.000 i casi di aggressione accertati dall’Inail dal 2015 al 2019 nel nostro Paese: una media di oltre 2 mila casi l’anno  con un andamento stabile.
  • Il 9% del totale degli infortuni accertati da Inail nel settore sanità e sociale in 5 anni sono casi di aggressione
  • Il 72,4% dei casi di aggressione ha riguardato le donne. 7.858 casi per le donne contro i 3.000 per gli uomini
  • Le aggressioni alle donne sono avvenute:
    • il 24,9% dei casi in ospedali e case di cura
    • il 25% nelle strutture di assistenza sociale residenziale
    • il 22,4% nell’assistenza sociale non residenziale
  • Dei casi accertati, 9 episodi di violenza su 10 provengono da pazienti, familiari o altre persone esterne ai servizi di assistenza. 1 caso su 10 avviene da parte di colleghi.

(Fonte: Inail. “Andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali – NR.10. Ottobre, 2020”)


I numeri della violenza contro le donne: omicidi, violenze fisiche e sessuali

  • Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3.
  • I dati del Report del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale aggiornato al 22 novembre 2021 evidenziano che:
    • nel periodo 1 gennaio - 21 novembre 2021 sono stati 109 gli omicidi con vittime di sesso femminile, a fronte dei 101 dello stesso periodo del 2020, con un aumento del +8% 
    • le donne uccise in ambito familiare/affettivo sono state 93 nel periodo 1 gennaio – 21 novembre 2021 a fronte delle 87 dell’analogo periodo del 2020, con un incremento del +7%
    • le donne vittime di partner o ex partner nel periodo 1 gennaio – 21 novembre sono state 63, a fronte delle 59 dello stesso periodo del 2020, con un aumento del +7%
    • gli omicidi con vittime di sesso femminile nel 2020 furono 116; nel 2019 ammontarono a 111
    • le donne uccise in ambito familiare/affettivo nel 2020 sono state 99, a fronte delle 94 del 2019, con un aumento pari al + 6%
    • nel primo semestre 2021 secondo il Report semestrale della Polizia di Stato le donne uccise in ambito familiare affettivo per mano del partner o ex partner sono l’89% 
    • riguardo il movente, nel primo semestre 2021 il 44% delle donne è stata uccisa per “lite/futili motivi” 
  • In Italia i dati ISTAT mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner.
  • Secondo la nota Istat sugli omicidi di donne con i dati 2019, delle 111 donne uccise nel 2019, l’88,3% è stata uccisa da una persona conosciuta. In particolare il 49,5% dei casi dal partner attuale, corrispondente a 55 donne, l’11,7%, dal partner precedente, pari a 13 donne, nel 22,5% dei casi (25 donne) da un familiare (inclusi i figli e i genitori) e nel 4,5% dei casi da un’altra persona che conosceva (amici, colleghi, ecc.) (5 donne). 

Questi dati evidenziano le gravi dimensioni del fenomeno della violenza contro le donne, che costituisce un rilevante problema di sanità pubblica, oltre che una violazione dei diritti umani.


Violenza e accessi delle donne in Pronto Soccorso

Nel triennio 2017-2019, secondo le risultanze dell’analisi condotta dal ministero della Salute e dall’Istat sugli accessi delle donne in Pronto soccorso, rilevati dal Sistema informativo per il monitoraggio dell’assistenza in Emergenza-Urgenza (EMUR), per approfondire la conoscenza del fenomeno della violenza di genere, le donne che hanno avuto almeno un accesso in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza sono 16.140 per un numero totale di accessi in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza nell’arco del triennio pari a 19.166 (1,2 accessi pro capite).

Dai dati di accesso al Pronto Soccorso è emerso che le stesse donne nell’arco del triennio hanno effettuato anche altri accessi in Pronto Soccorso con diagnosi diverse da quelle riferibili a violenza. Complessivamente il numero pro-capite di accessi per queste donne, a prescindere dalla diagnosi, è superiore a 5 e nella classe di età 18-44 anni è superiore a 6. Questo significa che una donna che ha subito violenza nell’arco del triennio torna in media 5/6 volte in Pronto Soccorso.

Analizzando i dati per fascia di età si rileva che:

  • il 57% degli accessi è di donne che hanno tra 18 e 44 anni
  • il 24,4% hanno tra 45 e 64 anni,
  • le minorenni costituiscono il 14,3% del totale
  • le donne con più di 64 anni sono il 4,3%.


I servizi del Sistema sanitario nazionale italiano

In Italia il Servizio Sanitario Nazionale garantisce alle donne, alle coppie e alle famiglie, le prestazioni e i servizi finalizzati alla prevenzione, all’individuazione precoce e all’assistenza nei casi di violenza di genere e sessuale. In particolare per la tempestiva e adeguata presa in carico delle donne vittime di violenza che si rivolgono al Pronto Soccorso sono state adottate le specifiche Linee Guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza.  Poiché spesso, però, la violenza rimane nascosta, al fine di individuarne il più rapidamente possibile i segni è importante rafforzare le competenze degli operatori sociosanitari che entrano in contatto con le vittime, mediante specifici programmi di formazione.

A tal fine, nel periodo gennaio-settembre 2020, il Ministero della Salute, con l’Istituto Superiore di Sanità, ha aggiornato ed esteso a tutti i Pronto Soccorso presenti sull’intero territorio nazionale il Programma di Formazione a distanza (FAD) “Prevenzione e contrasto della violenza di genere attraverso le reti territoriali” (Seconda edizione), precedentemente messo a punto ed erogato in quattro Regioni italiane (Sicilia, Campania, Lazio, Lombardia). Il corso, erogato attraverso la piattaforma www.eduiss.it, è stato indirizzato ai professionisti sanitari e agli assistenti sociali dei Pronto Soccorso impegnati in interventi di prevenzione, diagnosi, cura e assistenza per le donne che subiscano violenza.

Dei 651 Pronto Soccorso presenti in Italia, hanno aderito al programma formativo a distanza 625 Pronto Soccorso

I professionisti che hanno portato a termine l’intero programma formativo sono stati 17.629, per la maggior parte di sesso femminile (12.890 donne; 4739 uomini). L’età media è stata di 45,9 anni.

Le figure professionali sanitarie che, per la maggior parte, hanno portato a termine il Corso FAD sono state nell’ordine:

  • infermiera/e (44,4%)
  • medico (13,7%)
  • tecnico sanitario di radiologia medica (9,0%)
  • tecnico sanitario – laboratorio biomedico (6,1%)
  • ostetrica/o (6,1%)
  • psicologa/o (4,5%).

Tra i professionisti non sanitari gli assistenti sociali sono 635 e 72 i partecipanti delle Forze dell’ordine e dell’area legale, pari al 4% di tutti coloro che hanno seguito l’intero programma formativo.

Il ministero della Salute ha, inoltre, finanziato quest’anno il nuovo Progetto CCM  “Strategie di prevenzione della violenza contro le donne e i minori, attraverso la formazione di operatrici e operatori di area sanitaria e socio-sanitaria con particolare riguardo agli effetti del COVID-19". Il Progetto vede come capofila la Regione Toscana e coinvolge complessivamente sei Regioni (Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Puglia, Toscana, Umbria) e l’Istituto Superiore di Sanità.  


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Data di pubblicazione: 25 novembre 2021 , ultimo aggiornamento 26 novembre 2021


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