La depressione post partum va distinta da una reazione piuttosto comune, denominata “baby blues” o “maternity blues” (blues significa malinconia), caratterizzata da una indefinibile sensazione di malinconia, tristezza, irritabilità e inquietudine, che raggiunge il picco 3-4 giorni dopo il parto e tende a svanire nel giro di pochi giorni, generalmente entro i primi 10-15 giorni dal parto. La sua insorgenza è dovuta principalmente al drastico cambiamento ormonale nelle ore successive al parto (crollo degli estrogeni e del progesterone) e alla spossatezza fisica e mentale dovuta al travaglio e al parto e può verificarsi in oltre il 70% delle madri.
È bene parlare con il partner, amici o familiari ed esprimere le proprie sensazioni. Spesso parlare con una persona fidata è già un sollievo.
Se il problema continua è bene parlarne anche con il proprio medico di fiducia.
Per guarire dalla depressione post partum, bisogna riconoscerla e affrontarla nel modo giusto. Il problema non si risolve da solo ignorandolo o nascondendolo. Al contrario, una depressione a lungo trascurata è causa di grande sofferenza sia per la donna che la vive sia per il suo bambino, che non riceve le cure e l’affetto di cui ha bisogno per crescere sano e felice. Dalla serenità della madre dipende quella del proprio piccolo e viceversa.
Sì, certamente. Esistono anche strumenti di screening, per esempio l’Edinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS) o Scala di Edimburgo, un questionario di 10 item concepito come strumento di screening per migliorare l’individuazione della depressione post natale nel contesto dei servizi socio-sanitari e può essere utilizzato anche da ricercatori che intendono raccogliere informazioni sui fattori che influenzano il benessere emotivo delle neomamme e delle loro famiglie.
Dagli studi pubblicati risulta che l’EPDS è stato tradotto in oltre 20 lingue diverse; sono stati inoltre effettuati diversi studi di validazione relativi alla versione inglese e altrettanti sulle versioni tradotte in diversi Paesi.
L’EPDS è stato sviluppato negli anni '80, in quanto l’esperienza clinica accumulata sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri mostrava che la depressione unipolare, e in particolare la depressione postnatale, è un disturbo comune che causa molta sofferenza inutile alle donne e alle loro famiglie e che tale depressione poteva influenzare negativamente lo sviluppo e l’accudimento del bambino, la continuità del matrimonio e l’economia della famiglia.
A ogni donna che risulta positiva dovrebbe essere data l’opportunità di avere un colloquio clinico e un ulteriore approfondimento, generalmente entro 2 settimane.
Fonte: Istituto superiore di sanità
Data di ultimo aggiornamento: 2 aprile 2021