La patogenesi del diabete di tipo 2 è multifattoriale, determinata da genetica nonché ambiente e stili di vita, ed evidenzia una forte correlazione con sovrappeso e obesità, scorretta alimentazione (diete a elevato contenuto di zuccheri semplici, soprattutto bevande zuccherate e dolci e/o a elevato contenuto di grassi di origine animale quali le carni rosse o gli insaccati e i formaggi grassi), eccessivo consumo di alcol, inattività fisica e sedentarietà. Anche condizioni socio-economiche svantaggiate, pregresso diabete gestazionale, familiarità, età, etnia (popolazioni dell’Africa sub-sahariana e del Medio Oriente) sono fattori che determinano maggior rischio di sviluppo di diabete tipo 2.
La malattia si presenta in genere in età adulta (circa i 2/3 dei casi di diabete interessano persone di oltre 64 anni), anche se si sta assistendo ad un numero crescente di casi diagnosticato in età giovanile, evento correlabile all’aumento dei casi di obesità infantile.
Gli italiani affetti da diabete tipo 2 sono circa il 6% della popolazione, quasi 4 milioni di persone.
La prevenzione primaria del diabete di tipo 2 si basa su interventi di promozione della salute volti a ottenere cambiamenti dell’ambiente di vita delle persone a rischio e a favorire la modifica di comportamenti non salutari, in particolare per quel che riguarda l’alimentazione e l’attività fisica. Tali interventi, insieme alla diagnosi precoce e a un adeguata gestione della malattia, sono importanti anche per ritardare od evitarne le complicanze.
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I sintomi del diabete mellito di tipo 2 sono meno evidenti rispetto al diabete mellito di tipo 1. La malattia rimane, infatti, per molto tempo asintomatica e i sintomi si sviluppano in modo graduale e sono, quindi, più difficili da identificare.
Tra i più frequenti si annoverano:
In caso di comparsa di alcuni di questi sintomi è opportuno rivolgersi al medico di medicina generale per la valutazione clinica degli stessi e l’eventuale diagnosi sulla base sia di dati clinici sia di esami del sangue e delle urine.
Il diabete di tipo 2, se non adeguatamente controllato e curato, può determinare numerose complicanze a breve e a lungo termine.
Si tratta di complicanze che possono comparire acutamente sin dagli esordi della malattia e, comunque, per tutto il suo decorso e che possono portare a gravi conseguenze se non adeguatamente trattate.
Tra le complicanze a breve termine si segnalano l’ipoglicemia (glicemia inferiore a 70 mg/dl), l’iperglicemia (glicemia a digiuno superiore a 126 mg/dl) e la chetoacidosi (sebbene sia rara nel diabete di tipo 2).
Ipoglicemia
L’improvvisa riduzione degli zuccheri nel sangue, con glicemia inferiore a 70mg/dl, può essere dovuta a un pasto inadeguato rispetto alla terapia in corso o a uno sforzo fisico eccessivo non accompagnato dall’assunzione di zuccheri o, per chi è in terapia con insulina, alla somministrazione di una dose eccessiva della stessa. I sintomi dell’ipoglicemia possono comparire anche in presenza di valori un po’ più elevati, qualora si verifichi un rapido abbassamento della glicemia stessa.
Sintomi dell’ipoglicemia sono:
In questa fase è possibile porre fine alla sintomatologia assumendo preferibilmente un frutto o zucchero o un bicchiere di una bevanda zuccherata. Se la sintomatologia non migliora, la glicemia va rivalutata con il glucometro (reflettometro) dopo circa 15 minuti, assumendo nuovamente zuccheri. Se la glicemia non migliora è necessario rivolgersi al medico o recarsi in Pronto Soccorso poiché i sintomi possono peggiorare fino alla perdita di coscienza.
Iperglicemia
La glicemia può aumentare in modo eccessivo per un pasto troppo abbondante o se non si assume la terapia prescritta o per una malattia concomitante (come l'influenza).
I sintomi dell’iperglicemia sono:
Se sono presenti questi sintomi, è importante controllare subito la glicemia, bere molta acqua e fare attività fisica (camminare), ed assumere la terapia prescritta se non era stato fatto. Se la glicemia permane stabilmente al di sopra dei 250 mg/dl è necessario controllare anche la presenza o meno di chetoni nelle urine, utilizzando le apposite strisce reattive. In presenza di chetonuria (spiegare cosa è) o di glicemia persistentemente elevata è necessario consultare immediatamente il medico.
Una conseguenza molto rara dell’iperglicemia grave nel diabete tipo 2 di lunga data è la chetoacidosi.
La chetoacidosi può manifestarsi in rare situazioni di particolare stress come le infezioni acute, l’infarto miocardico, l’Ictus, la pancreatite, la gravidanza, i traumi, l’utilizzo di alcuni farmaci tra cui i Corticosteroidi, i Diuretici tiazidici, i Simpaticomimetici, gli Inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT-2). Provoca nausea, vomito e dolori addominali e può progredire fino all'edema cerebrale, al coma e al decesso. È necessario ricercare la presenza di chetoni nelle urine, con apposite strisce reattive. Se i chetoni sono presenti in grande quantità è necessario rivolgersi tempestivamente al medico o recarsi in pronto soccorso.
Il diabete, nel corso degli anni, può dare complicanze a livello di diversi organi. Il rischio di sviluppare queste complicanze, che possono essere gravemente invalidanti o addirittura mortali, può essere ridotto mantenendo un buon controllo della glicemia nel tempo. Gli organi interessati sono l’occhio, il rene, il sistema nervoso e il sistema cardiovascolare.
Complicanze cardiovascolari
Il rischio di malattie cardiovascolari (angina, infarto, ictus, vasculopatia periferica, secondarie ad arteriosclerosi cerebrale e periferica) è da 2 a 4 volte più alto nelle persone con diabete che nel resto della popolazione ed è responsabile di oltre la metà delle morti per diabete.
Complicanze del sistema nervoso (neuropatia)
Colpisce il 50% dei diabetici, provocando un danno a carico dei nervi stessi (neuropatia periferica) o degli organi interni da essi innervati (neuropatia vegetativa o autonomica). La neuropatia periferica si manifesta a livello dei piedi e delle gambe con formicolii, dolori, riduzione della sensibilità, prima delle dita dei piedi, poi di tutto il piede e quindi della gamba, fino alla comparsa di ulcere cutanee (erosioni circoscritte della cute che non tendono a guarire spontaneamente). La neuropatia autonomica può colpire l’apparato digerente con diarrea o stipsi, nausea e vomito, gli organi genitali causando disfunzione erettile ed impotenza negli uomini, il cuore provocando aritmie come la fibrillazione atriale.
Piede diabetico
La neuropatia e/o la vasculopatia periferiche, aggravate da uno scompenso glicemico di lunga durata, possono causare ulcere ai piedi che, in caso di infezione, diventano più profonde e difficili da curare. Se non trattati adeguatamente, questi piccoli focolai di infezione possono espandersi fino alla cancrena e alla necessità di amputare le dita o il piede o la gamba. Il diabete è la prima causa di amputazione degli arti inferiori di origine non traumatica.
Complicanze renali (nefropatia)
Il diabete può provocare la perdita progressiva della funzione del rene, inducendo un grado crescente di insufficienza renale, fino alla perdita completa di funzione. Il diabete, se non trattato adeguatamente, è tra le principali cause di insufficienza renale terminale che rende necessario il ricorso alla dialisi o al trapianto renale.
Complicanze oculari (retinopatia)
Il diabete può danneggiare i piccoli vasi sanguigni della retina, la parte posteriore dell’occhio che permette la visione, e può quindi provocare la perdita progressiva della vista, fino alla cecità. La retinopatia rappresenta la maggiore causa di cecità in soggetti in età lavorativa nei Paesi industrializzati, ma di solito insorge dopo almeno dieci anni di malattia diabetica, soprattutto se le glicemie non sono tenute sotto controllo per lungo tempo. Le persone con diabete sono più esposte anche al rischio di sviluppare cataratta e glaucoma.
Da cosa sono causate le complicanze a lungo termine?
La persistenza di elevati livelli di glucosio nel sangue determina danni ai vasi sanguigni poiché le proteine delle membrane delle cellule delle pareti dei vasi vengono “glicosilate” e si verifica la cosiddetta disfunzione endoteliale (con ispessimento e vasocostrizione dei vasi) e neo-angiogenesi (formazioni di nuovi piccoli vasi). Tali danni vascolari sono molto amplificati se associati ad ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia (aterosclerosi), eccessivo consumo di alcol e tabagismo.
Le complicanze a lungo termine del diabete sono causate da danni microvascolari (dei piccoli vasi arteriosi) come la retinopatia (che causa danni alla vista fino alla cecità), la nefropatia (che compromette la funzione renale fino all’insufficienza renale cronica con necessità di dialisi), la neuropatia periferica (che favorisce le lesioni al piede per la riduzione della sensibilità cutanea e che prende il nome di piede diabetico, annoverato tra le principali cause di amputazione degli arti inferiori nel mondo) e la neuropatia autonomica (disturbi che colpiscono i nervi periferici autonomi, che regolano automaticamente i processi corporei). I danni macrovascolari (danni dei grossi vasi arteriosi) sono responsabili di un aumentato rischio di arteriosclerosi a livello di cervello (ictus), cuore (infarto) ed arti inferiori (ischemia).
Nelle donne diabetiche in gravidanza, il diabete non perfettamente compensato può influire negativamente sul corretto sviluppo del feto, causando un elevato peso alla nascita (macrosomia), malformazioni congenite, nonché un aumentato rischio di problemi durante il parto e di mortalità perinatale
La diagnosi di diabete mellito di tipo 2 si fa attraverso gli esami del sangue e delle urine, prescritti dal Medico curante, al quale vi invitiamo a rivolgervi in caso di comparsa di sintomi riferibili a questa patologia.
I test principali per la diagnosi di diabete di tipo 2 da associare alla valutazione clinica sono:
Il monitoraggio del diabete mellito di tipo 2 è finalizzato a mantenere i livelli di glicemia costanti nel tempo e a prevenire l’insorgenza o la progressione delle complicanze.
L’aderenza alle indicazioni del medico diabetologo è fondamentale, insieme all’autocontrollo della glicemia.
L’autocontrollo della glicemia può essere eseguito periodicamente, utilizzando un piccolo apparecchio (reflettometro) che legge il valore della glicemia da una striscia reattiva su cui si pone una goccia di sangue prelevata da un dito della mano, o attraverso un monitoraggio continuo (CGM) mediante l’uso di apparecchi muniti di “sensori” in grado di leggere automaticamente i valori di glicemia ogni pochi minuti attraverso un ago sottile, inserito sotto la cute.
Periodicamente, secondo la prescrizione del diabetologo, è molto importante valutare l’emoglobina glicosilata, la microalbuminuria, i livelli di colesterolo e di creatinina nel sangue e monitorare i valori di pressione arteriosa. È peraltro raccomandato effettuare annualmente una visita oculistica per l’esame del fondo oculare e una visita cardiologica con elettrocardiogramma.
È molto importante esaminare quotidianamente i piedi, anche tra le dita, prestando attenzione alla comparsa di vesciche, piccole ferite, arrossamenti e curare l'igiene del cavo orale dopo ogni pasto, per l’aumentato rischio di infezioni delle gengive.
La terapia del diabete mellito di tipo 2 si basa, prima di tutto, sull’adozione di stili di vita corretti, associati, eventualmente, a una terapia farmacologica.
La terapia, che è finalizzata soprattutto a prevenire la comparsa di complicanze o la progressione di quelle a lungo termine, deve mirare a:
Le persone con diabete tipo 2 in sovrappeso o obese devono essere adeguatamente informate sull’importanza di corretti stili di vita e supportate nell’adozione di comportamenti sani attraverso l’educazione terapeutica svolta da professionisti formati e rivolta sia al paziente sia ai familiari.
Alimentazione
È fondamentale modificare le abitudini dietetiche scorrette e seguire una dieta equilibrata, in cui nessun alimento è proibito ma tutti vanno assunti nelle giuste quantità, con adeguati abbinamenti e con corretta frequenza.
Attività fisica
Uno stile di vita attivo e una regolare attività fisica sono importantissimi nella corretta gestione quotidiana del diabete. I diabetici di tipo 2 possono svolgere attività fisica assumendo le giuste quantità di zuccheri prima e durante l’esercizio, in modo da non incorrere in episodi di ipoglicemia.
Le Linee di indirizzo sull’attività fisica forniscono indicazioni per la corretta attività sportiva per persone affetta da diabete di tipo 2.
Terapia farmacologica
Quando la modifica degli stili di vita non basta a controllare il livello di zucchero nel sangue, è necessario ricorrere a una terapia farmacologica su prescrizione medica con farmaci da somministrare per via orale o per iniezione sottocutanea.
I farmaci ipoglicemizzanti orali sono un cardine del trattamento per il diabete mellito di tipo 2 e possono agire in modo sinergico con differenti meccanismi d'azione: sensibilizzando i tessuti periferici all'insulina(sensibilizzanti), stimolando la secrezione di insulina del pancreas (secretagoghi), riducendo l'assorbimento gastrointestinale di glucosio, aumentando la glicosuria.
Le biguanidi (metformina) riducono la glicemia abbassando la produzione epatica di glucosio (gluconeogenesi e glicogenolisi). Le sulfoniluree (p. es., gliburide, glipizide, glimepiride) abbassano la glicemia promuovendo la secrezione di insulina da parte delle cellule beta pancreatiche e possono migliorare la sensibilità periferica ed epatica all'insulina, riducendo la tossicità dovuta al glucosio (secretagoghi dell'insulina). Alcuni farmaci (repaglinide, nateglinide) stimolano la secrezione insulinica in modo simile alle sulfoniluree, ma hanno un'azione più rapida e agiscono soprattutto durante i pasti, con un'efficacia particolare nel ridurre l'iperglicemia postprandiale e minor rischio di ipoglicemia. I tiazolidinedioni (pioglitazone, rosiglitazone) diminuiscono la resistenza periferica all'insulina (sensibilizzanti all'insulina). Gli inibitori della dipeptidil peptidasi-4 (p. es., alogliptin, linagliptin, saxagliptin, sitagliptin) prolungano l'azione del peptide 1 simile al glucagone (GLP-1) endogeno che stimola la secrezione di insulina e inibisce la secrezione di glucagone.
Tra i farmaci ipoglicemizzanti iniettabili sottocute ci sono gli agonisti del recettore del GLP-1 (exenatide, lixisenatide, liraglutide, dulaglutide, albiglutide e semaglutide) che, imitando gli effetti del GLP-1, potenziano la secrezione di insulina glucosio-dipendente e rallentano lo svuotamento gastrico
Le insuline, infine, sono disponibili in formulazioni con diversa rapidità e durata d’azione. La maggior parte delle formulazioni insuliniche è, ormai, di tipo ricombinante. Gli analoghi dell’insulina possono avere azione rapida, regolare, intermedia ed essere a lungo rilascio o in combinazione. Le insuline rapide possono essere somministrate in infusione continua con pompe insuliniche (microinfusore) per eliminare la necessità di molteplici iniezioni giornaliere, fornire la massima flessibilità di orario dei pasti e ridurre molto la variabilità dei livelli di glucosio.
Il diabete mellito di tipo 2 è in parte prevenibile o, comunque, è possibile prevenire o posticipare l’insorgenza delle sue complicanze e ridurne la gravità.
Per fare ciò, è importante che la persona con diabete tipo 2, da un lato, sia consapevole della propria condizione e sia in grado di gestirla nella vita quotidiana, dall’altro, segua uno stile di vita sano.
Attraverso interventi volti a ridurre il carico delle malattie croniche non trasmissibili, correlate a stili di vita non salutari fortemente influenzati da determinanti sociali, economici e ambientali, è possibile prevenire parzialmente anche il diabete di tipo 2, contrastando in particolare sovrappeso e obesità e cercando di invertirne l’andamento attuale, sempre più simile a quello di un’epidemia.
Il Programma Guadagnare Salute: rendere facili le scelte salutari (DPCM 4 maggio 2007), coordinato dal Ministero della salute, ha individuato la strategia globale per contrastare i quattro principali fattori di rischio di malattie croniche nel nostro Paese:
Il Programma mira ad agire su tutti i determinanti di salute che condizionano l’insorgenza delle malattie croniche, promuovendo interventi lungo tutto il corso della vita (life-course approach) e agendo, attraverso politiche intersettoriali, secondo i principi della “Salute in tutte le politiche”.
La strategia di “Guadagnare salute” è stata adottata dai Piani Nazionali della Prevenzione (PNP) e consolidata nel vigente PNP 2020-2025.
La prevenzione primaria del diabete di tipo 2 si basa quindi sullo sviluppo di sinergie tra tutti i settori e i soggetti che hanno capacità di incidere sulla salute stessa e su azioni di informazione e sensibilizzazione, anche da parte del medico di medicina generale o di altri operatori sanitari, affinché le persone adottino e mantengano comportamenti salutari, in particolare per quel che riguarda l’alimentazione e l’attività fisica, come raccomandato anche dalle linee di indirizzo nazionali (Linee di Indirizzo per il contrasto al sovrappeso e all’obesità e Linee di indirizzo sull’attività fisica. Revisione delle raccomandazioni per le differenti fasce d’età e situazioni fisiologiche e nuove raccomandazioni per specifiche patologie). Tali interventi, insieme alla diagnosi precoce e a un’adeguata gestione della malattia, sono importanti anche per ritardare od evitare le complicanze della malattia diabetica.
L’educazione terapeutica è essenziale sia per la persona con diabete tipo 2, perché sia consapevole della propria condizione e sia in grado di gestirla nella vita quotidiana, ma anche per migliorare la gestione della malattia da parte dei familiari o dei caregiver.
Raccomandazioni per prevenire il diabete tipo 2 e, in caso di malattia, ridurne le complicanze:
Il fumo può aggravare le complicanze della malattia, specie quelle cardiovascolari. Le sostanze tossiche del fumo danneggiano le pareti delle arterie, favorendo la formazione di placche aterosclerotiche, con maggior rischio di ictus, infarto, disfunzione erettile, malattie renali. Si stima che per un diabetico che fumi le probabilità di sviluppare queste complicanze siano doppie rispetto a un malato non fumatore. Inoltre, il fumo, insieme a fattori genetici e all’obesità, è stato riconosciuto come fattore di rischio per lo sviluppo dell’insulinoresistenza, vale a dire la bassa sensibilità delle cellule all’azione dell’ormone insulina da cui può avere origine il diabete di tipo 2.
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Tema Stili di vita - Guadagnare salute
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Data di ultimo aggiornamento 20 dicembre 2024