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Ictus

Ictus è un termine latino che significa "colpo" (in inglese stroke). Insorge, infatti, in maniera improvvisa: una persona in pieno benessere può accusare sintomi tipici che possono essere transitori, restare costanti o peggiorare nelle ore successive.

La definizione di ictus comprende:

  • Ictus ischemico: si verifica quando un’arteria che irrora l’encefalo viene ostruita dalla formazione di una placca aterosclerotica e/o da un coagulo di sangue che si forma sopra la placca stessa (ictus trombotico) oppure da un coagulo di sangue che proviene dal cuore o da un altro distretto vascolare (ictus trombo-embolico). Circa l’80% di tutti gli ictus è ischemico.
  • Ictus emorragico: si verifica quando un’arteria situata nell’encefalo si rompe, provocando così un’emorragia intracerebrale non traumatica (questa forma rappresenta il 15-20% di tutti gli ictus) oppure nello spazio sub-aracnoideo (l’aracnoide è una membrana protettiva del cervello; questa forma rappresenta circa il 3%-5% di tutti gli ictus). L’ipertensione è quasi sempre la causa di questa forma gravissima di ictus.

Quando si verifica un’interruzione dell’apporto di sangue ossigenato oppure uno stravaso di sangue in un’area dell’encefalo, si determina la morte delle cellule nervose di quell’area. Di conseguenza, le funzioni neurologiche controllate da quell’area (che possono riguardare il movimento di un braccio o di una gamba, il linguaggio, la vista, l’udito, l’equilibrio o altro) vengono perse.

Bisogna inoltre ricordare l’attacco ischemico transitorio o TIA (Transient Ischemic Attack), che si differenzia dall’ictus ischemico per la minore durata dei sintomi (inferiore alle 24 ore, anche se nella maggior parte dei casi il TIA dura pochi minuti, dai 5 ai 30 minuti). Si stima che circa un terzo delle persone che presenta un TIA, in futuro andrà incontro ad un ictus vero e proprio.

L’ictus è una delle principali cause di morte e invalidità in Italia e nel mondo. La mortalità per ictus è del 20-30% a 30 giorni dall’evento e del 40-50% a distanza di un anno, mentre il 75% dei pazienti sopravvissuti presenta qualche forma di disabilità che nella metà dei casi comporta perdita dell’autosufficienza. La prevalenza e l’incidenza dell’ictus aumentano con l’età, in particolare a partire dai 55 anni; dopo i 65 anni l’aumento dell’incidenza è esponenziale.

Negli ultimi anni si è osservata in Italia una riduzione dell’incidenza e della mortalità degli eventi cerebrovascolari, con diminuzione del numero dei ricoveri da ictus e TIA, che è dovuta al miglioramento dell’efficacia delle misure preventive, terapeutiche e assistenziali delle citate patologie e dei correlati fattori di rischio. La diminuita mortalità e l’aumento della proporzione di anziani nella popolazione generale hanno però contribuito, nel tempo, all’incremento della prevalenza e della disabilità legata all’ictus, con aumento anche del peso sociale (burden).

L’ictus rappresenta, pertanto, un’importante problematica di salute pubblica per la sua diffusione nella popolazione e per la gravità delle conseguenze sulle persone colpite e comporta spesso un notevole coinvolgimento dei familiari del paziente e di altri caregiver con rilevanti costi economici e sociali.



Data di ultimo aggiornamento 20 dicembre 2024



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