Il Decreto ministeriale 4 settembre 1996 definisce le modalità per la rilevazione delle attività realizzate nelle strutture pubbliche e private che si occupano di trattamento e recupero delle persone con problemi di alcoolismo.
La rilevazione ha la finalità di:
Le informazioni contenute nei modelli di rilevazione sono fornite dalle aziende sanitarie locali e dalle aziende ospedaliere e raccolte ogni anno ad opera delle Regioni. Per gli Enti convenzionati le informazioni vengono rilevate direttamente dalle Regioni e inviate al Ministero della Salute, che provvede ad elaborare e divulgare i dati raccolti.
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L’art. 8 della legge 30.3.2001 n. 125 dispone che il Ministro della Salute trasmetta ogni anno al Parlamento una relazione sugli interventi realizzati in materia di alcoldipendenza.
La relazione riporta anche i risultati dei progetti assegnati alle Regioni capofila, per i quali sono stanziate le risorse economiche previste dall’art. 3 comma 4 della Legge 125/2001.
Ogni anno il Ministero della Salute e la Commissione Salute della Conferenza delle Regioni stabiliscono la tematica di interesse da sviluppare in una progettualità che ha durata di 12 mesi. La stessa Commissione individua di anno in anno la Regione capofila del progetto.
L'ultima Relazione del Ministro della Salute sugli interventi realizzati in materia di alcol e problemi correlati, trasmessa al Parlamento l'8 marzo 2022, fornisce un aggiornamento dei dati epidemiologici sul consumo di bevande alcoliche nella popolazione italiana nel corso del 2020 e descrive le azioni di prevenzione messe in atto dal Ministero e dalle Regioni durante il 2021, per contenere il fenomeno correlato al consumo rischioso e dannoso di alcol.
Stabile il consumo di alcol in generale
Nell’anno 2020 è stabile, rispetto all’anno precedente, il consumo nell’anno (66,8% nel 2019 e 66,4% nel 2020); analogo andamento per il consumo giornaliero (20,2% nel 2019 e 20,6% nel 2020).
Consumatori fuori pasto
Sebbene il consumo di un bicchiere di bevande alcoliche contestualmente ai pasti, e in particolare del vino, sia nel nostro Paese generalmente considerato parte integrante dell’alimentazione e della vita sociale, negli ultimi anni si è assistito a un cambiamento delle abitudini di consumo alcolico che ha portato alla diffusione di comportamenti a rischio come il bere a stomaco vuoto. I consumatori di vino o alcolici fuori pasto sono stati nel 2020 il 41,6% degli uomini e il 22,4% delle donne, pari a quasi sedici milioni di persone di età superiore a 11 anni.
Consumatori a rischio
La prevalenza dei consumatori a rischio, elaborata attraverso l’indicatore di sintesi, mostra che nel 2020, il 22,9% degli uomini e il 9,4% delle donne di età superiore a 11 anni, per un totale di quasi 8.600.000 individui (M=6.000.000, F=2.600.000) non si sono attenuti alle indicazioni di salute pubblica relativamente alle modalità di consumo di bevande alcoliche (Linee Guida per una sana alimentazione - Centro di Ricerca e Nutrizione anno 2018).
Le fasce di popolazione più a rischio per entrambi i generi sono:
Circa 800.000 minorenni e 2.500.000 ultra sessantacinquenni, infatti, sono consumatori a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate. La prevalenza di consumatori a rischio di sesso maschile è superiore a quelle delle donne per tutte le classi di età a eccezione dei minorenni. La differenza di genere aumenta all’aumentare dell’età.
Resta allarmante il fenomeno del binge drinking
Il fenomeno definito come binge drinking (assunzione di numerose unità alcoliche al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo) aumenta nell’adolescenza e raggiunge i valori massimi tra i 18-24enni. Nel 2020 il fenomeno del binge drinking ha riguardato il 16% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età, di questi il 22,1% maschi e il 14,3% femmine (ISTAT).
La percentuale di binge drinker di sesso maschile è statisticamente superiore al sesso femminile in ogni classe di età a eccezione dei minorenni, ossia quella fascia di popolazione per la quale la percentuale dovrebbe essere zero a causa del divieto per legge della vendita e somministrazione di bevande alcoliche.
L’analisi del trend dei consumatori binge drinker di età superiore a 11 anni mostra una prevalenza aumentata in maniera pressoché costante tra il 2014 e il 2020, con un incremento nell’ultimo anno pari al 7,3% (maschi+femmine), più marcato per il genere femminile.
Aumenta il consumo di aperitivi, amari e superalcolici
Si conferma la tendenza già registrata negli ultimi 10 anni, che vede una progressiva riduzione della quota di consumatori che bevono o solo vino o solo birra, soprattutto fra i più giovani e le donne, mentre aumenta la quota di chi consuma, oltre a vino e birra, anche aperitivi, amari e superalcolici, specialmente tra le donne di 45 anni e più.
Si beve più al Nord e al Centro Italia
Il consumo di alcol nell’anno è più forte nel Centro-Nord, soprattutto nel Nord-est (70,1%) e tra i maschi (Nord-est=79,4%; Centro=78,1%; Nord-ovest=77%). Anche la quota più elevata di consumatori giornalieri si concentra nel Centro-nord (circa il 22%).
Il consumo di alcol aumenta al crescere del titolo di studio
Tra le persone di 25 anni e più, la quota di consumatori di bevande alcoliche aumenta al crescere del titolo di studio conseguito. Ciò avviene soprattutto per le donne: tra quelle con licenza elementare consuma alcol almeno una volta all’anno il 41,6%, quota che sale al 74,3% fra le laureate. Le differenze di genere, pur permanendo, diminuiscono all’aumentare del titolo di studio, anche a parità di età. Andamento inverso ha, invece, il consumo quotidiano, che risulta crescente al diminuire del titolo di studio, per entrambi i sessi ma soprattutto per gli uomini.
Per approfondire
Relazioni al Parlamento (periodo di riferimento dei dati)
Data di ultimo aggiornamento 15 marzo 2022