
Uso dei cellulari ed effetti sulla salute

Quali sono gli effetti accertati dei campi elettromagnetici a radiofrequenza?
L’effetto dei campi elettromagnetici sulle persone dipende dalla frequenza e dall’intensità.
Nel caso dei campi elettromagnetici a radiofrequenza, come quelli generati dai telefoni cellulari, l’effetto su organi o tessuti umani è chiamato effetto termico: ne provoca infatti il riscaldamento. Gli effetti termici hanno una soglia al di sotto della quale è stato possibile concludere che non vi è alcun rischio e che le esposizioni inferiori alla soglia non sono in alcun caso cumulative. Gli effetti causati dall’esposizione sono inoltre transitori e quindi limitati alla durata dell’esposizione e cessano o diminuiscono quando termina l’esposizione.
La grandezza fisica utilizzata per misurare il riscaldamento degli organi o tessuti investiti dai campi elettromagnetici a radiofrequenza si chiama SAR, acronimo di Specific Absorption Rate, si esprime in Watt al Kilo, e rappresenta la potenza assorbita dai tessuti per unità di massa. Tutti i telefoni cellulari riportano obbligatoriamente il valore massimo di SAR, prodotto dal telefono. Il valore del SAR, nella pratica, dipenderà anche dall’efficienza e dalla qualità della copertura di rete delle stazioni radio base.
Esistono effetti a lungo termine accertati?
La preoccupazione che l'esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza generati dai telefoni cellulari possa provocare il cancro non trova un fondamento robusto nelle attuali conoscenze scientifiche.
Per gli effetti accertati, transitori e a breve termine, come il riscaldamento di organi o tessuti, esistono numerosi studi in grado di correlare l’effetto all’intensità e alla durata dell’esposizione e grazie ai quali è stato possibile stabilire una soglia per definire un’esposizione sicura; per i cosiddetti effetti a lungo termine, quegli effetti cioè che si manifestano dopo molto tempo dall’esposizione, la scienza, ad oggi, non è stata in grado di dare risposte certe, soprattutto in relazione agli effetti cancerogeni.
Il Ministero della Salute segue con attenzione l’evoluzione delle conoscenze scientifiche: in questa Area sono presentate le conoscenze scientifiche più aggiornate in merito agli eventuali effetti sanitari, dando risposte alle domande più frequenti sul rapporto tra telefoni cellulari e salute.
La comunità scientifica sta approfondendo il tema degli effetti sulla salute dei radiofrequenze: in linea con quanto raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sull’opportunità di proseguire la sorveglianza epidemiologica dell’andamento dei tumori cerebrali nel tempo, numerosi studi sono attualmente in corso.
Per valutare gli eventuali effetti cancerogeni dell’esposizione alle radiofrequenze utilizzate nella telefonia mobile, gli studiosi possono procedere o attraverso studi su cellule e animali da esperimento, chiamati studi sperimentali o attraverso studi sull’uomo, i cosiddetti studi epidemiologici. Finora gli studi epidemiologici si sono prevalentemente concentrati sull’analisi dei tumori intracranici, poiché colpiscono gli organi e tessuti direttamente interessati dall’assorbimento dei campi a radiofrequenza durante l’uso del telefono cellulare. Si tratta in particolare del meningioma, tumore generalmente benigno che si sviluppa dalle meningi, tre strati di tessuto collocati tra la scatola cranica e l’encefalo, del glioma, un tumore spesso maligno che deriva dalle cellule gliali contenute nella sostanza grigia cerebrale e del neurinoma del nervo acustico, tumore benigno delle cellule di Schwann che rivestono gli assoni dei nervi cranici.
È possibile ritrovare un costante aggiornamento di tutta la letteratura scientifica relativa al tema grazie all’Università di Aachen, in Germania, che ha realizzato il sito web EMF Portal e consente l’accesso libero ad una banca dati della letteratura scientifica sul tema dei campi elettromagnetici, raccogliendo tutti gli studi condotti in relazione agli aspetti di sviluppo tecnologico, epidemiologici e sperimentali. Finora, questo archivio conta 41.292 pubblicazioni e 7.012 riassunti di singoli studi scientifici. Tra questi lavori, ve ne sono più di 2.700 incentrati sull’esposizione associata all’uso dei telefoni cellulari o alle stazioni radio base: 398 studi epidemiologi (su tumori, benessere e sintomi soggettivi, malattie cardiovascolari, mortalità, ecc.), 1.680 studi sperimentali (su funzionalità cellulare, genotossicità, cancerogenicità, effetti neuro-comportamentali, sonno, barriera emato-encefalica, fertilità, ecc.) e 675 studi dedicati alla tecnologia 5G. Negli ultimi 10 anni sono stati analizzati in media 150 studi all’anno. Questi dati sono in costante aggiornamento, poiché studiosi e scienziati sono continuamente impegnati nell’attività di ricerca.
La posizione della IARC
La IARC, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, nel 2011 ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza nel gruppo 2B, ovvero come “possibilmente cancerogeni per gli esseri umani” , e ad oggi tale classificazione non ha subito modifiche.
Questi sono i gruppi di classificazione IARC aggiornati al 1 dicembre 2023:
- Gruppo 1: agenti che sono carcinogeni umani certi (128 sostanze),
- Gruppo 2A: agenti che sono carcinogeni probabili per gli esseri umani (95 sostanze),
- Gruppo 2B: sostanze che sono possibili carcinogeni umani (323 sostanze),
- Gruppo 3: sostanze non ancora classificabili come carcinogene o probabilmente non cancerogene (500 sostanze).
Nel gruppo 2B sono incluse quelle sostanze o quegli agenti per i quali finora è stata riscontrata una evidenza di cancerogenicità limitata negli uomini e insufficiente negli animali e fanno parte di questo gruppo anche l’aloe vera, l’aspartame e le esposizioni occupazionali nei processi di stampa.
Da notare che nel sistema di classificazione IARC non esiste la categoria non cancerogeno. Ove le evidenze scientifiche depongano chiaramente verso l’assenza di cancerogenicità è invece assegnata la categoria non ancora classificabili come carcinogene, anche a sottolineare l’incertezza insita in qualsiasi processo di valutazione scientifica.
Il gruppo 2B, dunque, rappresenta il supporto più debole all’ipotesi che l’agente abbia effetti cancerogeni, e sostanzialmente identifica un sospetto di possibile cancerogenicità, che studi successivi dovranno confermare o smentire.
La scelta di NON classificare i campi a radiofrequenza come carcinogeni potenziali (gruppo 2A) è stata fatta anche da altre agenzie come le statunitensi Environmental Protection Agency (EPA), il National Toxicology Program (NTP), la Food and Drug Administration (FDA) e i Centers for Disease Control di Atlanta (CDC). Il National Cancer Institute statunitense (NCI) e Cancer Research UK (CRUK) ritengono che ulteriori ricerche siano necessarie per valutare complessivamente gli effetti dei cambiamenti tecnologici.
Ma come fanno queste agenzie a classificare agenti o sostanze in relazione al loro potenziale carcinogeno? Attraverso un’attenta analisi della letteratura scientifica circa gli studi epidemiologici e le sperimentazioni effettuate in vitro, cioè su cellule, ed animali. Per produrre infatti una sintesi attendibile delle evidenze scientifiche su un possibile agente di rischio occorre:
- esaminare in modo completo la lettera scientifica disponibile,
- valutare la omogeneità o l’eterogeneità dei risultati dei diversi studi sull’uomo,
- tener conto dei limiti metodologici da cui nessuno studio epidemiologico è immune e identificare le possibili sorgenti d’errore in ciascuna indagine (stimando l’impatto di tali errori sui suoi risultati),
- esaminare la coerenza dell’evidenza epidemiologica con altre fonti di dati e con i risultati degli studi di laboratorio su animali e cellule.
Lo studio INTERPHONE è stato condotto nel periodo 2000-2004 ed è stato finanziato dell'Unione europea con 3,85 milioni di euro nell'ambito del programma "Qualità della vita e gestione delle risorse viventi”. Questo importante studio, condotto in 13 nazioni, tra cui l’Italia, distribuite su 4 continenti, ha incluso 2765 casi di glioma, 2425 casi di meningioma, 1121 casi di neurinoma del nervo acustico e 7658 persone sane di controllo. INTERPHONE ha come punti di forza la partecipazione di numerosi laboratori indipendenti e l’adozione di un protocollo comune fra tutti. Questo non è soltanto lo studio più vasto sulla relazione tra uso del cellulare e rischio di tumori condotto sino ad ora, ma è anche l’indagine che ha dedicato sforzi senza precedenti alla verifica dell’affidabilità delle proprie osservazioni. I risultati di questo studio sono stati pubblicati in due articoli pubblicati rispettivamente nel 2010 (glioma e meningioma) e nel 2011 (neurinoma dell’acustico). In sostanza lo studio non ha evidenziato una relazione tra tempo di utilizzo del cellulare e insorgenza di tumori. A settembre 2024 la rivista Environment International ha pubblicato un articolo, in cui gli autori hanno effettuato una revisione sistematica degli studi osservazionali sull’uomo circa gli effetti dell’esposizione ai campi a radiofrequenza sul rischio di cancro nella popolazione generale e lavorativa. Nello studio sono stati presi in considerazione numerosi studi condotti tra il 1994 e il 2022 e i risultati non mostrano evidenze che colleghino l’uso dei telefoni cellulari al cancro al cervello o ad altri tumori della testa e del collo. Le evidenze scientifiche attualmente disponibili tendono quindi, nel loro complesso, a deporre contro l’ipotesi che l’uso dei telefoni cellulari comporti un incremento del rischio di tumori intracranici.