
Fumo
Il principale fattore di rischio per broncopneumopatia cronica (BPCO) è il fumo di sigaretta, che, in Italia, si è ridotto costantemente negli ultimi 50 anni, negli uomini (dal 66% nel 1957 al 26% nel 2008). Nelle donne, al contrario, l’abitudine al fumo è aumentata dal 6% nel 1957 al 26% all’inizio degli anni ’90, per poi calare successivamente fino al 18% nel 2008. Tuttavia, ancora 11,2 milioni di italiani (22%) fumano correntemente. E’ allarmante che la frequenza di fumo corrente nei più giovani (15-24 anni, 24%) sia simile a quella negli adulti (25-64 anni, 26%) e che più del 75% dei fumatori dichiara che non sta pensando di smettere a breve termine.
In particolare è riportato che il 7,8% dei giovani di 14-24 anni ha iniziato a fumare prima dei 14 anni. Rispetto al 1999-2000 la quota di quanti iniziano a fumare prima dei quattordici anni aumenta solo per i maschi, tra i quali si passa dal 5,0% all’8,0%, con un incremento del 60%. Per entrambi i sessi, sale invece la quota di giovani di 18-24 anni che riferiscono di avere iniziato a fumare tra i 14 e i 17 anni, la quota passa dal 57,8% nel 1999-2000 al 65,6% con un incremento del 13,5%.
Per quanto riguarda il delicato aspetto del rischio di esposizione del feto al fumo passivo in gravidanza, dati recenti riportano che si riduce la quota di donne che fuma in gravidanza dal 9,2% nel 1999-2000 si passa al 6,5% nel 2005. Si incrementa inoltre la quota di donne fumatrici che sospendono di fumare durante la gravidanza (dal 63,4% al 70,7%) e tra queste ultime quasi un terzo smette definitivamente (Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, ISTAT 2008).
Gli unici dati epidemiologici Italiani relativi all’esposizione al fumo passivo nei bambini ed all’abitudine al fumo attivo negli adolescenti, derivano dai risultati dello Studio SIDRIA2 condotto in Italia nel 2002, che ha valutato l’effetto dell’abitudine al fumo dei genitori sui disturbi respiratori nei bambini (9.267) e negli adolescenti (6.755) esposti. Pur evidenziando una tendenza alla diminuzione dell’esposizione a fumo passivo nell’infanzia ed una diminuzione nella prevalenza di fumo nei genitori rispetto ai risultati della prima indagine SIDRIA del 1995, emerge la rilevanza e la persistenza del problema dell’esposizione a fumo in ambito domestico. La presenza di almeno un genitore fumatore è risultata associata ad un maggior rischio di disturbi asmatici nei bambini e negli adolescenti, ed i rischi aumentano al crescere del numero di sigarette fumate dalla madre. Inoltre, la presenza del fumo nell’ambiente domestico può giustificare la facilità con la quale gli adolescenti iniziano l’abitudine al fumo. Infine, anche l’abitacolo dell’automobile, in circa il 50% dei casi, è il più piccolo ambiente, in cui è presente un’elevata percentuale di fumatori, con elevato rischio di esposizione passiva per i bambini. Lo Studio SIDRIA2 ha evidenziato una tendenza positiva riguardo alla riduzione della prevalenza di fumo in gravidanza, con valori del 13% rispetto a quelli del 16,5% registrati nel 1994-95.
I fumatori hanno una caduta accelerata del VEMS (volume espiratorio massimo in un secondo), sintomi respiratori più frequenti e più elevata mortalità per BPCO rispetto ai non fumatori. Smettere di fumare rallenta la caduta del VEMS e quindi rallenta anche l’evoluzione della patologia polmonare.
Ci sono evidenze che il fumo di tabacco possa aumentare il rischio di asma professionale nei lavoratori esposti a determinati agenti sul posto di lavoro e che sia associato ad un aggravamento dell’asma e ad una ridotta risposta terapeutica, specie ai corticosteroidi.
E’ stato calcolato che il 60-70% della mortalità per BPCO sia attribuibile al fumo di sigaretta. Quindi altri fattori di rischio, a parte il fumo, possono intervenire nella patogenesi e nella riacutizzazione di BPCO ed asma.
Il Ministero della Salute conduce da anni una politica sanitaria volta alla tutela della salute dai gravi danni prodotti dall’esposizione attiva e passiva al fumo. In particolare per la protezione dei non fumatori negli ultimi anni il Ministero ha attivato campagne informative nazionali e ha fortemente sostenuto l’approvazione di una nuova legge sul divieto di fumo che, approvata nel 2003 ed entrata in vigore il 10 gennaio 2005, si sta rivelando un importanti strumento di tutela della salute pubblica.
La prevenzione del tabagismo si basa su:
- tutela dall’esposizione passiva al fumo di tabacco;
- misure plurisettoriali di sorveglianza e di contrasto dell’uso del tabacco;
- prevenzione dell’iniziazione, anche attraverso la diffusione di informazioni corrette su danni per la salute, sulla dipendenza e sul rischio di mortalità rivolte agli adolescenti affetti da malattie respiratorie croniche ed alle famiglie dei bambini affetti da patologie respiratorie acute e croniche;
- formazione dei terapeuti pediatrici del tabagismo.
- la formazione per pianificatori regionali;
- la produzione di linee-guida per la corretta applicazione nella scuola e nel mondo del lavoro;
- la produzione di kit didattici per scuole primarie e secondarie;
- la formazione del personale ostetrico al counselling antitabagico per donne in gravidanza