
7.8. Appropriatezza e relative linee guida nelle patologie oncologiche
La definizione di criteri di appropriatezza in oncologia ed emato-oncologia e l’emanazione di Linee guida condivise su tali criteri rappresentano la base per l’omogeneizzazione delle prestazioni sanitarie su tutto il territorio nazionale.
Il risultato finale di questo processo dovrebbe indurre non solo un miglioramento degli standard assistenziali, ma anche un migliore utilizzo e razionalizzazione delle risorse disponibili, con una complessiva riduzione della spesa sanitaria per prestazioni diagnostiche e terapeutiche superflue. Quello che va ricercato è un equilibrio fra innovazione e risultati in un contesto scientificamente validato che consenta di offrire le nuove tecnologie solo a chi realmente ne può beneficiare.
Per cercare di uniformare gli standard assistenziali è indispensabile definire criteri di appropriatezza per la diagnosi, la stadiazione, le modalità terapeutiche, l’approccio per stadio, gli esami di follow-up, cercando così di dare una visione globale della gestione del paziente per ogni singola patologia, garantendo a tutti i cittadini di ricevere il “meglio” nella loro situazione clinica e non il “tutto” in maniera acritica.
Tale ricerca non può prescindere da una multidisciplinarietà che coinvolga nella decisione diagnostica e terapeutica tutte le figure professionali, dal medico di medicina generale allo specialista radiologo/medico nucleare, al patologo, al chirurgo, all’oncologo medico, al radioterapista fino al terapista del dolore e al medico di cure palliative.
L’identificazione dei criteri di appropriatezza dovrebbe anche consentire di ridurre, e possibilmente eliminare, il gap ancora esistente fra le varie Regioni italiane e fra diverse aree delle stesse Regioni.
Tutto questo va attuato in sintonia con il cosiddetto Piano Oncologico Nazionale, che prevede una “presa in carico” globale del paziente oncologico da parte del Sistema Sanitario Nazionale, grazie anche a un progressivo e costante spostamento del paziente dal ricovero ospedaliero alla gestione ambulatoriale e domiciliare.
I criteri di appropriatezza vanno definiti per tutte le patologie oncologiche ed emato-oncologiche. Il Quaderno del Ministero della Salute n. 3 “Appropriatezza diagnostico-terapeutica in oncologia” rappresenta un modello su cui sviluppare le successive flow-chart con la collaborazione di esperti “scientificamente riconosciuti” nell’ambito delle diverse patologie e con un coinvolgimento realmente multidisciplinare. L’obiettivo dovrebbe essere quello di “costruire” percorsi diagnostico-terapeutici per le varie entità, che, da una parte, tengano conto delle risorse disponibili, ma che, dall’altra, “obblighino” il medico a seguirle da un punto di vista sia di indicazione sia di tempistica per l’effettuazione delle varie procedure siano esse diagnostiche, che di stadiazione o di tipo terapeutico.
Ovviamente al clinico non può essere ridotta l’autonomia della decisione, che può essere non in sintonia con flow-chart e percorsi diagnostico-terapeutici; in tali casi è però indispensabile che tale scelta venga chiaramente motivata.
Tutto questo non può avvenire al di fuori di una logica di Rete di patologia, già attivamente presente in diverse realtà regionali italiane. I vantaggi sono facilmente intuibili non solo in termini di coerenza assistenziale e di riduzioni di sprechi, ma anche in un’ottica di creazione di Centri di eccellenza o di Comprehensive Cancer Centers a cui indirizzare, eventualmente, pazienti con patologie particolari, per esempio tumori rari, o con particolari situazioni cliniche, per esempio pazienti con multimorbidità.