4.3. Salute della popolazione anziana

    Data di ultimo aggiornamento Aggiornato il 02/12/2011

    I dati demografici confermano il costante incremento della vita media della popolazione italiana e il suo progressivo invecchiamento, sottolineando così la centralità di strategie e politiche dimensionate sull’anziano e mirate alla promozione di un invecchiamento in buona salute.

    In Italia all’1 gennaio 2009 sono circa 12 milioni i residenti di età superiore a 65 anni, di cui circa 3,4 milioni con più di 80 anni. Le prevalenze degli ultrasessantacinquenni sono incrementate nel tempo, passando dal 6,2% nel 1901 al 20,1% nel 2009. Consistente è l’aumento degli ultraottantenni, passati dallo 0,7% nel 1901 al 5,6% nel 2009, e si stima che saliranno al 9% nel 2030.

    L’indagine multiscopo 2008 Istat rileva che le malattie più diffuse negli ultrasessantacinquenni sono l’artrosi e l’artrite, seguite dall’ipertensione arteriosa e, per il solo genere femminile, dall’osteoporosi. Il peso percentuale cresce al crescere dell’età ed è sensibilmente superiore ai corrispondenti valori per la popolazione generale. La medesima indagine fornisce informazioni sulla percezione che l’anziano ha del proprio stato di salute: mediamente circa il 70% degli ultrasessantacinquenni dichiara di essere in buona salute, dati che mostrano un trend positivo rispetto ai dati del 2005, quando solo poco più del 50% faceva affermazioni analoghe. Queste positive evoluzioni nella percezione della qualità della salute si possono in parte ascrivere a un generale diverso approccio all’invecchiamento, che è andato sempre più affermandosi negli ultimi anni.

    Per i fattori di rischio comportamentali fumo e alcool, si rileva una generale diminuzione con l’avanzare dell’età, con differenze fra uomini e donne che rimangono importanti per il fumo (in media 7 punti percentuali di differenza) o molto importanti per il consumo di alcool a rischio (25-30 punti percentuali di differenza). Per il basso consumo di frutta e verdura o per l’attività fisica limitata, pur non evidenziandosi significative differenze di genere, si nota un complessivo peggioramento con l’avanzare dell’età.

    Relativamente ai fattori fisici e sensoriali studiati (masticazione, udito e vista), non si sono rilevate differenze importanti di genere, piuttosto un peggioramento con l’età, dove nel gruppo degli ultrasettantacinquenni in media 1 persona su 4 mostra una o più limitazioni. Con l’avanzare dell’età crescono anche altri 2 importanti problemi per la salute e la qualità di vita: la depressione e la frequenza delle cadute, entrambe considerate, insieme all’incontinenza e ai disturbi cognitivi, come condizioni “disastrose”; tali condizioni sono più frequenti nelle donne.

    In tal senso trova conferma la validità della raccomandazione dell’OMS per una particolare attenzione alle donne di questa fascia di età, spesso oggetto di diseguaglianze.

    Dal punto di vista delle ADL e IADL si rileva, come prevedibile, un aumento delle limitazioni con l’avanzare dell’età, lievemente maggiore per il genere femminile, nel quale la disabilità (misurata con l’indice di Katz) si avvicina al 25%.

    Riguardo all’indicazione dell’OMS di promuovere la partecipazione dell’ultrasessantaquattrenne a tutte le forme di espressione sociale, in famiglia, come in comunità, l’indagine dimostra che, senza differenze di genere apprezzabili, 1 ultrassessantaquattrenne su 2 è una “risorsa”. Tale percentuale si dimezza (1 su 4) per gli ultrasettantacinquenni, ma costituisce in ogni caso un fattore caratterizzante la nostra cultura e il nostro sistema sociale, essenziale per supportare attività importanti all’interno della famiglia, come per esempio la cura dei nipoti.

    Fondamentale per l’invecchiamento attivo è la sicurezza. La sicurezza è spiegata da variabili molto diverse fra loro, per esempio la conoscenza delle misure necessarie a proteggersi dalle ondate di calore e la consapevolezza delle necessità della vaccinazione antinfluenzale annuale esprimono una forma di empowerment: senza importanti differenze di genere e con lievi differenze nelle due fasce d’età, poco più di 1 persona su 3 ha le competenze per difendersi dal calore, mentre 8-9 su 10 sono consapevoli dell’importanza della vaccinazione.

    La sicurezza può declinarsi anche in termini di assunzione di farmaci corretta, ma per questo aspetto, senza differenze di età o genere, 1 persona su 2 probabilmente non è sufficientemente accompagnata o supervisionata da parte degli operatori sanitari. Infine, la sicurezza passa anche per il possesso dell’abitazione e certamente è espressa dalla percezione che le persone hanno della facilità di arrivare con le proprie risorse economiche alla fine del mese.

    Condividendo pienamente l’approccio dell’OMS, che considera l’invecchiamento della popolazione un importante successo che apre una grande sfida, si individuano alcune priorità:

    • la promozione di interventi sugli stili di vita e sui fattori di rischio modificabili che concorrono allo sviluppo di patologie e alla perdita di autonomia, mirandoli per le diverse fasce d’età;
    • l’implementazione di politiche volte a sostenere l’invecchiamento “attivo e normale” (active ageing) agendo su tutti i fattori individuati quali determinanti della vecchiaia attiva;
    • l’integrazione, a livello centrale, regionale e locale, delle diverse strategie e dei diversi approcci, per dare risposte che affrontino la complessità e l’articolazione dei bisogni degli anziani;
    • la promozione delle attività miranti a garantire la continuità del sostegno alle persone anziane e alle loro famiglie, per l’inclusione sociale, il mantenimento di una buona qualità della vita e il contrasto alla fragilità e i suoi effetti.