1.1. Aria atmosferica

    Data di ultimo aggiornamento Aggiornato il 02/12/2011

    L’inquinamento atmosferico rappresenta un problema importante a livello locale, nazionale e transfrontaliero ed è uno dei principali fattori di rischio ambientale e sanitario di origine antropica.

    Tra i principali contaminanti, anche per le elevate concertazioni nell’aria urbana, vi sono il particolato atmosferico (PM10, PM2,5), il monossido di carbonio (CO), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono (O3). Il PM10, e il PM2,5 rappresentano l’indicatore sintetico maggiormente impiegato per la stima dell’impatto sanitario dell’inquinamento atmosferico e sono tra gli inquinanti più frequentemente associati a una lunga serie di esiti sanitari.

    In Italia la fonte di informazioni sullo stato della qualità dell’aria è costituita da 708 stazioni di monitoraggio, 411 collocate in ambiente urbano, 205 in aree suburbane e 92 in zone rurali. Nonostante l’alto numero di stazioni dislocate sul territorio e il loro incremento negli ultimi anni, rimangono ancora porzioni del territorio scarsamente monitorate.

    L’analisi dei dati disponibili mostra nel nostro Paese un livello di inquinamento atmosferico piuttosto stazionario, che conferma le criticità rilevate negli anni precedenti per il materiale particolato PM10, gli ossidi di azoto e l’ozono.

    Il PM10 è stato rilevato in 381 stazioni di monitoraggio (83% del totale) che hanno garantito una copertura temporale minima del 75% utile per la valutazione della qualità dell’aria. Il limite più stringente giornaliero è stato rispettato dal 52% delle stazioni di monitoraggio, mentre il valore limite annuale dall’87% delle stazioni.

    La concentrazione di NO2, rilevata dall’87% delle stazioni del Nord e Centro Italia e dal 72% di quelle del Sud, non fa registrare particolari allarmi. Sull’intero territorio nazionale, 33 stazioni eccedono i 18 superamenti annuali della concentrazione limite oraria di 200 μg/m3 di inquinante, consentiti dalla normativa. La concentrazione media annuale di 40 μg/m3, che costituisce il limite suggerito dalla normativa, è stata rispettata dal 71% delle stazioni.

    Per l’O3, il 68% delle stazioni del Nord Italia registra superamenti della soglia di informazione (180 μg/m3), mentre al Centro e al Sud Italia, rispettivamente, il 31% e il 25% delle stazioni superano questo limite. La soglia di allarme (240 μg/m3 1 h) è superata da 17 stazioni (5,7%), di cui 12 al Nord, 1 al Centro e 4 nel Sud e Isole.

    Per il PM2,5, il cui monitoraggio sul territorio nazionale, ancora limitato, si dovrà estendere per l’entrata in vigore del D.Lgs. 155/2010, nel 2008 il 73% delle 51 stazioni sulle quali è stata effettuata un’analisi dei livelli di concentrazione ha rilevato il rispetto del limite annuale di 25 μg/m3 che deve essere raggiunto entro l’1 gennaio 2015, mentre il limite aumentato del margine di tolleranza (30 μg/m3) è stato superato da 5 stazioni.

    Per il benzene le 129 stazioni di misura hanno rilevato nel 2008 il superamento del limite annuo di riferimento, che era di 7 μg/m3, in una sola stazione di traffico urbano. Il limite di 5 μg/m3, che è diventato effettivo dall’1 gennaio 2010, è stato rispettato dal 97% delle stazioni di misura.

    Per gli ossidi di zolfo (SO2) si registra una situazione entro la norma su tutto il territorio italiano, a eccezione di alcune aree a elevato rischio di crisi ambientale in Sicilia e Sardegna.

    Lo studio degli andamenti degli inquinanti “convenzionali” misurati nella stazione ISS suggerisce che, per poter raggiungere i limiti richiesti dalla legge, l’adozione di una strategia che contempla una serie di azioni integrate quali la regolamentazione della circolazione, lo sviluppo tecnologico dei motori e dei carburanti, l’uso di combustibili meno inquinanti per riscaldamento, può in parte portare a un miglioramento della qualità dell’aria.

    Accanto agli inquinanti “convenzionali” emerge l’importanza di altri contaminanti, in gran parte ancora non regolati dalla normativa nazionale, le cui proprietà chimico-fisiche e tossicologiche conferiscono loro una significativa pericolosità per la salute umana, nonostante siano presenti in aria in concentrazioni estremamente basse. Tali contaminanti denominati “microinquinanti” includono alcuni metalli, i composti organici volatili (COV), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), le policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani (PCDD/F) e i policlorobifenili (PCB). L’attenzione dedicata a detti microinquinanti induce un crescente numero di iniziative di ricerca e di controllo che, per alcuni di essi, ha prodotto l’identificazione di limiti e “obiettivi di qualità” recepiti nella normativa comunitaria e italiana. Il recente D.Lgs. 155/2010 stabilisce valori obiettivo da raggiungere entro il 31 dicembre 2012 per As, Cd, Ni, Pb e benzo(a)pirene, inteso come indicatore degli IPA, riferiti al tenore totale di ciascun inquinante presente nella frazione PM10 del materialeparticolato.