Influenza aviaria

    Influenza aviaria

    Data di ultimo aggiornamento Data di ultimo aggiornamento: 18/04/2025

    Influenza aviaria

    L’influenza aviaria è un’infezione che colpisce colpisce principalmente gli uccelli, sia selvatici che domestici, con possibili trasmissioni ad altri animali e, in rari casi, all'uomo. Il virus responsabile appartiene alla famiglia degli Orthomyxoviridae, genere Influenzavirus A, e si presenta in diversi tipi e sottotipi, classificati sulla base delle proteine di superficie emoagglutinina (H) e neuraminidasi (N).

    Gli uccelli acquatici selvatici, come anatre e oche, rappresentano il principale serbatoio naturale per la maggior parte dei sottotipi di virus dell'influenza A.

    I virus influenzali zoonotici del tipo A (virus dell'influenza negli animali) si distinguono dai virus dell'influenza stagionale umana e non si trasmettono con facilità tra le persone. Tuttavia, i virus influenzali zoonotici possono occasionalmente infettare l'uomo attraverso il contatto diretto con animali infetti o con ambienti contaminati, l'inalazione di particelle virali e, in rari casi, l'ingestione. Tuttavia, la trasmissione all'uomo è un evento sporadico, e i virus attualmente circolanti in Europa non si trasmettono facilmente agli esseri umani.

    Il rischio di infezione dipende dalla durata e dal tipo di esposizione, nonché da fattori individuali e ambientali. Tra le categorie più a rischio vi sono lavoratori del settore avicolo, veterinari e operatori coinvolti nell'abbattimento di animali infetti, oltre a chi entra in contatto con uccelli selvatici o mammiferi potenzialmente infetti, come cacciatori e operatori di centri di recupero per la fauna selvatica. Misure di protezione adeguate e il rispetto dei protocolli di sicurezza riducono significativamente il rischio di trasmissione.

    L'influenza aviaria è stata identificata per la prima volta nei primi anni del XX secolo come una patologia altamente letale per il pollame. La maggior parte causa un'infezione asintomatica o lieve negli uccelli, dove la gamma dei sintomi dipende dalle proprietà del virus. I virus che causano gravi malattie nel pollame e provocano alti tassi di mortalità sono chiamati influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI). I virus che causano malattie lievi nel pollame sono chiamati influenza aviaria a bassa patogenicità (LPAI).

    Gli uccelli acquatici sono il principale serbatoio naturale per la maggior parte dei sottotipi di virus dell'influenza A. La maggior parte causa un'infezione asintomatica o lieve negli uccelli, dove la gamma dei sintomi dipende dalle proprietà del virus. I virus che causano gravi malattie nel pollame e provocano alti tassi di mortalità sono chiamati influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI). I virus che causano malattie lievi nel pollame sono chiamati influenza aviaria a bassa patogenicità (LPAI).

    I virus dell'influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) hanno causato un aumento dei casi negli uccelli selvatici, in particolare nei gabbiani, nell'UE e continuano a causare focolai negli allevamenti di uccelli domestici e infezioni occasionali nei mammiferi. 

    Dal 2003, questo virus ed altri virus dell'influenza aviaria si sono diffusi dall'Asia all'Europa e all'Africa ed è diventato endemico nelle popolazioni di pollame in alcuni paesi. Le epidemie hanno provocato milioni di infezioni di pollame, con conseguenti milioni di capi di pollame abbattuti per contenere la diffusione. Le epidemie nel pollame hanno avuto un grave impatto sull'economia e sul commercio internazionale nei paesi colpiti. Negli ultimi anni, sono stati segnalati casi in Europa e Nord America, con nuove varianti che emergono periodicamente, richiedendo una continua sorveglianza internazionale. 

    Tipi, sottotipi del virus e loro impatto sulla salute umana

    Esistono quattro tipi di virus influenzali: tipi A, B, C e D:

    • I virus influenzali A infettano l'uomo e diversi animali. L'emergere di un nuovo virus influenzale A con capacità di infettare le persone e con trasmissione sostenuta da persona a persona, può causare una pandemia influenzale.
    • I virus influenzali B circolano tra le persone e causano epidemie stagionali. È stato dimostrato che possono infettare anche le foche.
    • I virus influenzali C possono infettare sia le persone che i suini, ma le infezioni generalmente provocano forme lievi di malattia e vengono segnalate raramente.
    • I virus influenzali D colpiscono principalmente i bovini e non è noto che infettino o causino malattie nelle persone.

    I virus influenzali di tipo A sono di grande importanza per la salute pubblica, a causa del loro potenziale di causare una pandemia influenzale. Sono classificati in sottotipi in base alle combinazioni di diverse proteine di superficie del virus emoagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA). Finora ci sono 18 diversi sottotipi di emoagglutinina e 11 diversi sottotipi di neuraminidasi. A seconda dell'ospite di origine, i virus dell'influenza A possono essere classificati come influenza aviaria, influenza suina o altri tipi di virus influenzali animali. I sottotipi dei virus dell'influenza aviaria degli uccelli sono A(H5N1) e A(H9N2) e i sottotipi dei virus dell’influenza dei suini sono A(H1N1) e A(H3N2). Tutti questi virus influenzali di tipo A degli animali sono distinti dai virus dell'influenza umana e non si trasmettono facilmente tra le persone.

    Tuttavia, negli ultimi decenni sono stati riconosciuti i rischi di trasmissione zoonotica, in particolare con il sottotipo H5N1, che ha causato epidemie significative dal 1997 in poi, anno in cui sono state segnalate infezioni umane da virus HPAI A(H5N1) durante un'epidemia nel pollame a Hong Kong SAR, Cina. Di seguito un elenco dei principali sottotipi con le caratteristiche di patogenicità per l’uomo:
    •    H5N1: noto per l'elevato tasso di letalità. È stato responsabile di focolai in Asia, Europa, Africa e Medio Oriente.
    •    H7N9: emerso in Cina nel 2013 con casi umani associati a gravi complicanze respiratorie. 
    •    H9N2: meno patogeno ma comunque in grado di infettare l'uomo. È stato rilevato in diverse regioni, inclusi Medio Oriente e Asia meridionale, spesso in persone a stretto contatto con il pollame.
    •    H10N5: A gennaio 2024 la Cina ha notificato all'OMS un caso confermato di coinfezione con il virus dell'influenza aviaria A(H10N5) e il virus dell'influenza stagionale A(H3N2). Si tratta del primo caso di influenza aviaria A(H10N5) segnalato a livello globale. Il caso si è verificato in una donna di età superiore ai 60 anni, con una storia di comorbilità croniche. 

    A livello internazionale, l'influenza aviaria rappresenta una minaccia significativa per la salute pubblica e animale. Recenti focolai negli Stati Uniti hanno evidenziato la capacità del virus H5N1 di infettare diverse specie animali, inclusi i bovini. Nel dicembre 2024, il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha avviato un programma di test su larga scala del latte vaccino per rilevare la presenza del virus, dopo che erano stati registrati casi di infezione in mandrie bovine. Questi sviluppi sottolineano l'importanza di una sorveglianza continua e di misure preventive per limitare la diffusione del virus tra diverse specie animali e garantire la sicurezza alimentare.

    In Italia, il monitoraggio dell’influenza aviaria è gestito attraverso una stretta collaborazione tra il Ministero della Salute, l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), le Regioni e il Centro Nazionale di Riferimento per l'Influenza Aviaria (IZS delle Venezie). 

    In Italia sono stati registrati casi tra i mammiferi, tuttavia sono previste attività di monitoraggio anche in queste specie, in particolare nelle aree umide frequentate da uccelli selvatici poiché, se infettati, potrebbero consentire il riassortimento genetico di diversi virus influenzali e la comparsa di varianti virali più pericolose per gli animali e per l’uomo.

    L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e il laboratorio di riferimento dell'UE (EURL) raccomandano l'attuazione di strategie di prevenzione nelle aree di produzione avicola.

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