Iniziative volte a garantire il diritto alla salute e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, anche in relazione agli effetti delle richieste di ulteriore autonomia avanzate da alcune regioni
Mi preme ringraziare gli onorevoli interroganti, che mi danno l'opportunità di affrontare il tema dell'autonomia differenziata, sul quale ritengo utile fornire alcune precisazioni per rassicurare sulla persistenza della caratteristica dell'equità nell'ambito del nostro Servizio sanitario nazionale, che ne costituisce uno dei tratti fondamentali.
Come dagli interroganti testualmente riportato, il Sistema sanitario nazionale sta attraversando una grave crisi di sostenibilità e sottofinanziamento, con interminabili liste d'attesa. Questo dipende dal fatto che oggi abbiamo meno medici di quelli che servono, perché negli ultimi 10 anni non si è fatta programmazione. Parliamo di lunghe liste d'attesa, senza che nessuno abbia mai mappato realmente la situazione e compreso come intervenire. Servono più fondi perché in troppi casi, nel passato, si sono sprecati i soldi per inefficienza e incapacità manageriali. Abbiamo enormi diseguaglianze, perché in troppe regioni la sanità è stata maltrattata anche da chi non si oppone al metodo indegno di bloccare le liste per le prestazioni.
Il Ministero della Salute è impegnato in via prioritaria a restituire ai cittadini un equo accesso alle cure per l'uniforme fruizione in tutto il territorio nazionale dei LEA, che, negli anni passati, non è stata pienamente garantita. Questo obiettivo strategico viene conseguito, rinforzando dal punto di vista della dotazione finanziaria il sistema, ma anche adeguando il modello di Governo del rapporto tra Stato e regioni. Sotto il profilo operativo, si sta adottando un modello di programmazione sanitaria centrato sullo strumento del Piano sanitario nazionale, che testimonia la volontà di passare da una governance pattizia, il cui strumento è stato il Patto per la salute, a una reale governance condivisa, in cui Stato e regioni si assumono responsabilità davvero condivise verso tutti i cittadini. Il Piano sanitario nazionale segna un cambio di passo nelle relazioni tra livello centrale e regionale. Il cambiamento è possibile anche per la capacità di utilizzare dati sempre più granulari, integrabili con l'investimento tecnologico nel sistema dei dati sanitari, che permetterà di comprendere il fabbisogno di salute con un modello nazionale di classificazione e stratificazione dei bisogni, il fabbisogno finanziario, e valutare le reali performance dei sistemi regionali, potendo così garantire il rispetto dei LEA.
Il disegno di legge sull'autonomia differenziata non mette in discussione l'unitarietà del diritto alla tutela della salute, ai sensi dell'articolo 32 della Costituzione, come diritto e prerogativa di cittadinanza, così come declinato attraverso i LEA, ma rappresenta un potenziamento delle facoltà delle regioni di modulare la propria organizzazione dei servizi sanitari nel rispetto dei LEA. Ricordo a questo proposito che il concreto rischio di creare diseguaglianze tra 21 sistemi sanitari regionali diversi risale alla decisione, presa peraltro a ristretta maggioranza, di modificare, nell'ormai lontano ottobre 2001, l'assetto costituzionale delle competenze legislative in materia sanitaria. In questo senso, i LEA costituiscono l'unica vera garanzia che in materia vengano determinati a livello statale e garantiti su tutto il territorio nazionale.
In quest'ambito, il Ministero della Salute è fortemente attivo, implementa e aggiorna il contenuto delle prestazioni comprese nei LEA. Gli indicatori scelti per il monitoraggio e la valutazione a livello nazionale dei LEA, anche con i PDTA, prescindono da modelli organizzativi regionali, misurano gli effetti attesi in termini di tipologia di prestazioni, tempistiche ed esiti clinici. In questo modo, è possibile confrontare i valori degli indicatori con modelli organizzativi regionali diversi, fornendo un importante strumento di informazione per individuare le scelte organizzative migliori. Le misure di potenziamento sono tutt'altro che interventi parziali e privi di visione d'insieme, ma sono dedicate ad accompagnare la fondamentale riforma dell'assistenza territoriale con un modello sistemico, per garantire una sempre maggiore assistenza di prossimità e trasformare in senso digitale il Servizio sanitario nazionale.
Per quanto riguarda l'analisi dei dati di spesa sanitaria, appare evidente che questi sono condizionati anche dalla realtà economica delle singole regioni italiane. In sostanza, le differenze tra Nord e Sud sono ben note e riguardano la sanità come altri ambiti della vita economica e sociale della Nazione, ma tra gli obiettivi primari del mio Ministero resta fermo l'impegno ad agire con decisione per ridurre le differenze, rinforzando la capacità del Ministero stesso e degli enti a supporto - Agenas, Aifa e Istituto superiore di sanità -, di indirizzo, programmazione e monitoraggio del sistema sanitario, specie nell'ambito del nuovo sistema di garanzia dei LEA.
Camera dei deputati
Resoconto stenografico dell'Assemblea n. 289
Mercoledì 8 maggio 2024