Arterite virale equina (AVE)

    Data di ultimo aggiornamento Aggiornato il25 novembre 2021

    L'arterite virale equina (AVE) è causata da un virus a RNA del genere Arterivirus (fam. Arteriviridae) con un grave impatto sanitario ed economico, soprattutto a causa degli aborti che provoca. Interessa principalmente i cavalli, ma anche altri equidi domestici come gli asini e selvatici come zebre, nonché i camelidi (alpaca e lama).  Non riconosciuto pericoloso per l’uomo, l’Arterivirus si trova nelle popolazioni di cavalli di molti paesi e l’infezione pare in aumento negli ultimi anni in relazione alla maggior frequenza di movimentazione di cavalli ed alla commercializzazione del seme equino. L’AVE è stata inclusa con l’O.M. 12/08/1970 tra le malattie denunciabili nel territorio nazionale presenti nel Regolamento di Polizia Veterinaria (D.P.R. 320/54) ed è presente nella lista delle malattie notificabili all’OIE.

    La varietà e la gravità dei sintomi clinici associati all’AVE è molto ampia e spesso l’infezione decorre in forma asintomatica; spesso la prima ed unica manifestazione è l’aborto.

    Molti cavalli presentano una sintomatologia simil-influenzale per un breve periodo di tempo, ma possono comparire diversi sintomi da soli o in combinazione tra loro come:

    • febbre, depressione, anoressia e leucopenia
    • edema, nelle parti declivi del corpo (zampe, scroto e prepuzio nello stallone, regione sopra e periorbitale)
    • congiuntivite (“occhio rosa”) e scolo oculare
    • rinite e scolo nasale
    • orticaria
    • aborto (3°-10° mese di gestazione), natimortalità
    • polmonite e/o enterite grave nei giovani puledri

    In genere, i soggetti adulti e sani recuperano facilmente senza conseguenze, mentre la malattia può assumere caratteristiche di maggiore gravità nei soggetti giovani, dove può provocare la morte per polmonite e/o enterite gravi.
    L'aborto si può verificare durante o subito dopo l’infezione ed è dovuto alla necrosi del miometrio ed all’edema che portano al distacco della placenta e alla morte del feto.

    Negli stalloni, in seguito all’infezione in età pubere, il virus si localizza a livello delle ghiandole sessuali accessorie senza dare alcun sintomo e può essere eliminato con il seme per settimane o mesi e a volte per tutta la vita dell’animale, senza comprometterne la fertilità. Una volta che si instaura lo stato di eliminatore, questo può durare per tutta la vita e l’eliminazione del virus non avviene in maniera intermittente. Il riposo sessuale favorisce l’interruzione dell’eliminazione del virus, che è legata alla produzione di testosterone.

    Trasmissione

    L'infezione può essere trasmessa tra i cavalli in uno dei seguenti modi:

    • attraverso il seme per via diretta (accoppiamento) o indiretta (inseminazione artificiale)
    • mediante contatto diretto con feti abortiti o altri prodotti del parto
    • attraverso la via respiratoria (ad es. aerosol prodotto durante tosse o starnuti)

    Un ruolo centrale nella diffusione del contagio lo svolgono gli stalloni sieropositivi durante l’accoppiamento infettando le cavalle che possono, a loro volta, infettare altri soggetti anche attraverso la via respiratoria.

    È possibile anche la diffusione meccanica del virus attraverso strumenti (medici e non) e operatori del settore, anche se di minore rilevanza. Infine, il virus dell’AVE può essere trasmesso verticalmente da una cavalla gravida infetta al suo puledro attraverso la placenta. L’elevata densità di animali (es. gare, fiere e mercati) e l’impiego di seme prelevato da riproduttori non controllati favoriscono la propagazione dell’infezione.

    Diagnosi

    La diagnosi clinica di AVE è difficile per la grande variabilità o l’assenza di segni clinici tipici, quindi è essenziale la diagnosi di laboratorio. Le matrici da prelevare sono sangue senza anticoagulante (due prelievi a distanza di due/tre settimane) per la ricerca degli anticorpi ed una valutazione di una sieroconversione tramite la prova di sieroneutralizzazione.

    Per la ricerca diretta del virus è opportuno prelevare tamponi nasofaringei e congiuntivali, sangue con anticoagulante (EDTA) e seme dagli stalloni.

    In caso di aborto o natimortalità, matrici utili per la diagnosi sono la placenta e i tessuti del feto (in particolare il polmone), da conferire al laboratorio.