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L’epatite C (HCV) è una malattia infettiva del fegato causata da un virus a RNA (HCV) appartenente al genere Hepacivirus della famiglia dei Flaviviridae.

Il virus si trasmette venendo a contatto con il sangue di una persona infetta (uso di droghe per via endovenosa, trasfusioni di sangue infetto, utilizzo di strumentazioni mediche o estetiche non sterili). Meno frequente, ma non impossibile, è la trasmissione per via sessuale. Negli ultimi 20 anni l’incidenza è notevolmente diminuita nei Paesi occidentali, per una maggior sicurezza nelle trasfusioni di sangue e per il miglioramento delle condizioni sanitarie.

L’infezione spesso decorre in maniera asintomatica o presenta sintomi vaghi e aspecifici. La guarigione avviene in circa il 20% dei casi, ma in un'elevata percentuale di casi (circa 80-85%), l’infezione acuta può cronicizzare e trasformarsi in una patologia di lunga durata e/o condurre alla cirrosi, una condizione grave del fegato che può portare a sviluppare insufficienza epatica e tumore del fegato.

Si stima che ogni anno si verifichino 3-4 milioni di nuovi casi. Le persone cronicamente infette sono circa 150 milioni. Ogni anno muoiono circa 350.000 persone a causa di patologie del fegato HCV correlate. La malattia è diffusa in tutto il mondo. I paesi con i più alti tassi di infezioni croniche sono l’Egitto, il Pakistan e la Cina.

Non è disponibile un vaccino anti-HCV, per cui le uniche misure di prevenzione realmente efficaci sono rappresentate dall’osservanza delle norme igieniche generali e dall’adozione di corretti comportamenti quali:

  • usare il preservativo nei rapporti sessuali a rischio
  • evitare lo scambio di oggetti personali, quali spazzolino da denti, forbicine, rasoi, tagliaunghie, siringhe riutilizzabili
  • in caso di tatuaggi, fori alle orecchie o in altre parti del corpo (piercing), pratiche estetiche che prevedano l’uso di aghi, accertarsi del rispetto delle condizioni igieniche dei locali in cui vengono eseguiti e pretendere l’uso di aghi usa e getta
  • evitare lo scambio di siringhe usate.

Per approfondire consulta:


Il Piano nazionale per la prevenzione delle epatiti virali B e C (PNEV) è stato approvato in Conferenza Stato-Regioni, nella seduta del 5 novembre 2015.

La predisposizione di un Piano si è resa necessaria per individuare strategie coerenti con le indicazioni fornite dall’OMS sulla prevenzione delle epatiti e delle loro sequele.

La 63a Assemblea Mondiale della Sanità, tenutasi nel maggio 2010, attraverso la Risoluzione WHA 63.18 sulle Epatiti virali, ha riconosciuto le epatiti B e C come un rilevante problema di sanità pubblica a livello mondiale. Attraverso questa Risoluzione, l’OMS persegue, principalmente, l’obiettivo di rinnovare l’impegno dei Governi e la consapevolezza della popolazione, allo scopo di affrontare, attraverso azioni sinergiche e un approccio integrato, i problemi di sanità pubblica correlati alle epatiti virali B e C e stimolare ulteriori attività di controllo e prevenzione.

La prevalenza delle epatiti B e C nel nostro Paese, pur essendo emersa da studi “locali”, non è ben delineata, poiché l’attuale sistema di notifica delle malattie infettive prevede la segnalazione solo dei nuovi casi di epatiti virali acute, cioè clinicamente manifeste, che rappresentano una quota parziale della punta dell’iceberg “epatiti virali”. Per contro, solo a partire da una maggiore conoscenza del fenomeno si potrà quantificare l’impegno richiesto per l’assistenza sanitaria di una parte non trascurabile della popolazione, rappresentata dai pazienti epatopatici, nonché programmare i necessari e disponibili interventi di prevenzione primaria, secondaria e terziaria della malattia.

Le epatiti B e C rappresentano, comunque, anche nel nostro Paese, un problema per la sanità pubblica per motivi legati:

  • alla frequenza
  • all’alta percentuale di casi clinicamente non manifesti, importante fonte di contagio
  • all'elevata percentuale di cronicizzazione dell’infezione, che può portare ad un danno epatico più severo, quale la cirrosi e il carcinoma epatocellulare
  • all'elevato numero di morti ad esse correlabili
  • al rilevante impatto sociale dell’infezione a causa degli innegabili danni psicologici ed alla vita di relazione, cui molti pazienti vanno incontro
  • agli ingenti costi, diretti e indiretti, della malattia.

In Italia, inoltre, hanno un notevole impatto (in termini sia di perdita di salute e qualità di vita, per i soggetti colpiti e i loro familiari, sia di impegno di risorse sanitarie) le complicanze croniche nei soggetti che hanno contratto le infezioni da virus delle epatiti B e C, a partire dagli anni ’60. Ciò è particolarmente evidente per l'epatite C (HCV), per la quale è disponibile un test diagnostico dal 1990, ma non è ancora fruibile un vaccino, e che evolve in forme croniche di malattia più rapidamente e frequentemente rispetto all’epatite da virus B.

Il PNEV rappresenta il primo documento nazionale sulla prevenzione delle epatiti.

Elaborato dai Componenti del Gruppo di lavoro per la prevenzione delle epatiti, il Piano si compone di 5 linee strategiche, ognuna
delle quali prevede obiettivi specifici e attività chiave.:

  1. Epidemiologia
  2. Prevenzione
  3. Sensibilizzazione informazione e formazione
  4. Cura trattamento e accesso
  5. Impatto sociale.

Epidemiologia

Tre gli obiettivi:

  1. conoscere la prevalenza delle infezioni croniche da virus B e C dell’epatite, anche per identificare il numero di pazienti non ancora diagnosticati
  2. realizzare progetti pilota di screening su HCV in regioni del Nord, Centro e Sud su soggetti a rischio di infezione
  3. implementare la qualità dei dati del sistema di notifica e di sorveglianza e, ove possibile, interrogare altri database nazionali o regionali per delineare la prevalenza di HBV e HCV, sia come in fezione che come malattia acuta o cronica.

Prevenzione

Due gli obiettivi:

  1. uniformare/standardizzare su tutto il territorio nazionale le attività di prevenzione delle infezioni nei soggetti a maggiore rischio
  2. ampliare la copertura vaccinale per anti-HBV nelle popolazioni a rischio, con particolare attenzione a quelle difficili da raggiungere; prevenire la trasmissione perinatale nei figli di madri HBsAg positive; raggiungere e mantenere la copertura del vaccino anti-HBV>95% nei nuovi nati.

Sensibilizzazione, informazione, formazione

Tre gli obiettivi:

  1. valutare il grado di conoscenza e consapevolezza (o rischio percepito) sulle epatiti virali
  2. effettuare campagne informative, educative e di prevenzione nella popolazione generale e nei gruppi a maggior rischio di esposizione all’infezione
  3. realizzare attività di formazione per il personale medico e paramedico e per gli operatori di specifici settori operativi.

Cura, trattamento e accesso

Sei gli obiettivi:

  1. istituire una rete nazionale di centri specializzati per garantire percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali standard per pazienti affetti da epatite e, quindi, equità di accesso qualificato alle cure su tutto il territorio italiano
  2. aggiornare e armonizzare le linee guida nazionali e creare un unico Pdta nazionale per il trattamento delle epatiti B e C
  3. realizzare un registro nazionale per identificazione, cura ed esiti del trattamento delle epatiti virali
  4. promuovere studi di costo efficacia dei diversi trattamenti anti HCV e anti HBV e dell’impatto complessivo sulla spesa sanitaria nel breve e lungo periodo
  5. promuovere studi clinici atti allo studio dei meccanismi di trasmissione verticale del virus HCV e HBV per ridurre l’infezione al feto in donne infette gravide
  6. stabilire dei percorsi standard di follow-up nei pazienti HCV guariti.

Impatto sociale

Due gli obiettivi:

  1. migliorare l’aderenza terapeutica dei pazienti apatopatici nonché la qualità di vita loro e dei familiari, attraverso il counselling
  2. seprimentare un modello di assistenza comiciliare epatologica in pazienti con cirrosi avanzata.

Per approfondire:


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Data di pubblicazione: 4 dicembre 2015, ultimo aggiornamento 5 dicembre 2015

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