Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la sorveglianza è un: “esercizio di continuo scrutinio e di vigilanza sulla distribuzione e diffusione delle infezioni e dei fattori ad esse correlati, di sufficiente completezza ed accuratezza da essere pertinente per un controllo efficace.”
Le attività di sorveglianza epidemiologica, attuate nel rispetto delle norme comunitarie e nazionali in materia di sanità animale, sono tutte quelle attività volte a raccogliere informazioni e dati di tipo epidemiologico sul territorio nazionale, che elaborati consentano la prevenzione, il controllo e la rapida individuazione della comparsa delle malattie animali. In particolare, risulta fondamentale la predisposizione di piani di sorveglianza, in collaborazione con le autorità sanitarie territoriali e gli istituti consultivi tecnico scientifici, atti a mantenere alta la vigilanza sul territorio, costituendo un sistema di sorveglianza, strumento flessibile e dinamico, oggetto di periodiche revisioni in virtù delle variazioni ambientali e temporali.
Un sistema di sorveglianza è costituito da tre fasi:
- fase di raccolta sistematica di dati pertinenti (sanitari e no);
- fase di analisi e sintesi dei dati;
- fase di diffusione dei risultati a tutti coloro che hanno la necessità di conoscerli.
I dati pertinenti alla sorveglianza epidemiologica sono:
- dati qualitativi, ossia conoscenze relative alla storia naturale delle infezioni/malattie e alle nuove acquisizioni scientifiche (ecologia, trasmissione, rapporti ospiti-agenti-ambiente).
- dati quantitativi, ossia dati che derivano da studi e indagini che consentono di “misurare” determinati fenomeni (ad esempio la percentuale di animali infetti identificata nell’arco di un anno) e perciò di esprimerli, analizzarli e confrontarli matematicamente (proporzioni, tassi, rapporti).
Annualmente vengono predisposti Piani di sorveglianza e monitoraggio per la prevenzione ed il controllo delle principali malattie animali, nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale.