Lo scompenso cardiaco è una condizione caratterizzata da un deterioramento della funzione del cuore tale da renderlo incapace di contrarsi (sistole) e/o di rilasciarsi (diastole) in maniera adeguata per pompare abbastanza sangue da soddisfare le esigenze dell’organismo. A causa dell’insufficienza cardiaca da un lato gli organi e i tessuti ricevono quantità insufficienti di ossigeno e sostanze nutritive per le loro necessità metaboliche (effetto a valle del cuore), dall’altro tende a verificarsi un accumulo di liquidi in eccesso nei polmoni e nei tessuti (effetto a monte del cuore).
Le conseguenze di ciò sono:

  • affanno
  • ridotta tolleranza allo sforzo
  • affaticamento
  • edema (cioè gonfiore).

La condizione può aggravarsi fino a portare all'edema polmonare acuto e alla morte.

Lo scompenso cardiaco rappresenta la prima causa di ricovero in ospedale negli ultrasessantacinquenni, anche per questo è considerato un problema di salute pubblica di enorme rilievo. A soffrire di scompenso cardiaco in Italia sono circa 600.000 persone e si stima che la sua prevalenza raddoppi a ogni decade di età (dopo i 65 anni arriva al 10% circa).

È pertanto una condizione legata all’allungamento della vita media e la sua prevalenza aumenta di anno in anno a causa dell’invecchiamento generale della popolazione dovuto all’aumento della sopravvivenza e al miglioramento del trattamento dell’infarto del miocardio e delle malattie croniche (diabete, ipertensione ecc.) che lo provocano.

L’adozione di stili di vita che prevengano l’insorgenza di queste condizioni è dunque una strategia fondamentale per prevenire lo scompenso cardiaco.


Scompenso cardiaco

Lo scompenso cardiaco è conseguenza di altre malattie o condizioni che rendono il muscolo cardiaco troppo debole o rigido per riempirsi di sangue e pomparlo in circolo in modo adeguato.
Le cause più frequenti di scompenso cardiaco sono:

  • la cardiopatia ischemica
  • l’ipertensione arteriosa
  • il diabete

ma può essere causato anche da malattie delle valvole cardiache, cardiomiopatie, cardiopatie congenite, aritmie e miocarditi.
A seconda della modalità di insorgenza, esistono due tipologie di scompenso cardiaco:

  • cronico: è il risultato dell’accumulo di danni di varia natura a carico del cuore che avviene nell’arco di un lungo periodo temporale, in cui l’insufficienza cardiaca si aggrava lentamente e progressivamente col passare del tempo
  • acuto: può comparire all’improvviso in corso, ad esempio, di infarto del miocardio, embolia polmonare, valvulopatie acute, importanti aritmie, crisi ipertensive. Nella maggior parte dei pazienti è dovuto a un repentino peggioramento di uno scompenso cardiaco cronico pre-esistente in presenza di un fattore precipitante o scatenante (aritmie, rialzi della pressione arteriosa, infezioni, sospensione della terapia).

Lo scompenso cardiaco può distinguersi anche in:

  • destro, caratterizzato dall’incapacità del ventricolo destro di pompare sangue venoso nel circolo polmonare e dal conseguente accumulo di fluidi in particolare a livello delle gambe e del fegato
  • sinistro, caratterizzato dall’incapacità del ventricolo sinistro di pompare sangue nella circolazione sistemica e dal conseguente accumulo di fluidi nel circolo polmonare.

Negli stadi inziali i sintomi si manifestano solo a seguito di uno sforzo. Quando lo scompenso cardiaco aumenta di gravità, i sintomi tendono a manifestarsi anche a riposo.
I sintomi più comuni dell’inadeguato apporto di sangue ossigenato agli organi e dell’accumulo/congestione di fluidi sono:

  • la dispnea (affanno/difficoltà respiratoria), da sforzo nelle fasi inziali, a riposo nelle fasi più avanzate oppure nelle forme acute
  • l’ortopnea (affanno/difficoltà respiratoria che si manifesta in posizione supina/sdraiata e che migliora con la posizione seduta o eretta)
  • la dispnea parossistica notturna (affanno/sensazione di mancanza di respiro) che compare improvvisamente durante la notte risvegliando il paziente, spesso dopo 1 o 2 ore di sonno, e che di solito è alleviata mettendosi seduti sul letto
  • la tosse
  • la ridotta tolleranza allo sforzo
  • l’astenia (affaticamento, debolezza)
  • gli edemi (gonfiore), in particolare alle caviglie e ai piedi.
  • i pazienti più anziani possono presentare anche stato confusionale.

Altri sintomi possono essere le palpitazioni (la fibrillazione atriale e altre aritmie sono reperti di frequente riscontro il questi pazienti), la sincope, la perdita di appetito e di peso (soprattutto nelle fasi più avanzate) o al contrario un rapido aumento di peso (maggiore di 2 Kg in pochi giorni), dovuto all’accumulo di liquidi.

Per quanto riguarda lo scompenso cardiaco acuto, si tratta di un’emergenza medica caratterizzata dall’improvvisa e rapida insorgenza o aggravamento di sintomi e segni di insufficienza cardiaca, che può comportare grave deficit di pompa del cuore, edema polmonare acuto ed edemi periferici diffusi.

La diagnosi di scompenso cardiaco si basa sul riscontro clinico dei tipici sintomi e segni, oltre che sull’anamnesi, e va verificata tramite diversi esami strumentali e di laboratorio.

L’elettrocardiogramma dà informazioni sul ritmo cardiaco (rivelando ad esempio la presenza aritmie come la fibrillazione atriale) e sulla presenza o meno di alterazioni della conduzione elettrica.

L’ecocardiogramma consente, in particolare, di stimare le dimensioni delle camere cardiache e delle loro pareti, nonché il grado di funzionalità del ventricolo sinistro, quest’ultima mediante il calcolo della frazione di eiezione (percentuale di sangue che ad ogni contrazione del ventricolo sinistro viene espulsa in aorta); permette anche di valutare il funzionamento delle valvole cardiache (che possono essere sia causa che conseguenza di uno scompenso cardiaco) e la presenza eventuale di alterazioni del pericardio (calcificazioni, versamento ecc).

La radiografia del torace può consentire di evidenziare segni di congestione o di edema polmonare e un ingrandimento dell’ombra cardiaca.

Gli esami del sangue servono in particolare a verificare il grado di funzionalità dei reni e del fegato, il livello degli elettroliti nel sangue, la presenza di un’ischemia del muscolo cardiaco. È importante anche escludere la presenza di anemia, che può aggravare lo scompenso cardiaco, e di disfunzioni della tiroide.

Un test di laboratorio particolarmente utile nella diagnosi dello scompenso cardiaco è il dosaggio dei peptidi natriuretici, ormoni che svolgono un ruolo importante nella regolazione dei liquidi circolanti nel corpo.

La terapia dello scompenso cardiaco si avvale di numerosi farmaci che il medico sceglie sulla base delle caratteristiche e della storia clinica del paziente e del livello di gravità della patologia.
I principali sono:

  • diuretici: contribuiscono all’eliminazione dei liquidi in eccesso accumulati dall’organismo
  • ACE inibitori, sartani e beta-bloccanti: riducono la pressione arteriosa e il carico di lavoro ventricolare; i beta bloccanti contribuiscono anche a regolare il ritmo cardiaco.

Altri trattamenti che possono essere utilizzati in pazienti selezionati sono:

  • l’ivabradina e la digossina: per ridurre la frequenza cardiaca
  • farmaci per correggere un eventuale deficit di ferro, che possono contribuire alla disfunzione muscolare e condurre ad anemia, condizione che peggiora lo scompenso cardiaco.

A seconda delle caratteristiche della malattia e delle cause, da cui ha origine, il medico può ritenere opportuno l’impiego di:

  • defibrillatori cardiaci impiantabili: sono apparecchi in grado di rilevare un’aritmia maligna ed erogare una scarica elettrica che la interrompe immediatamente
  • pacemaker anti-scompenso (o terapia di resincronizzazione cardiaca): sono dispositivi che inviano impulsi elettrici a entrambi i ventricoli per farli battere in maniera sincrona. In questo modo si migliora la funzione di pompa del cuore e l’invio di sangue ossigenato a organi e tessuti.

In tutti i pazienti è inoltre utile adottare sani stili di vita e mantenere un peso corporeo ottimale.

Il modo migliore per prevenire lo scompenso cardiaco è prevenire, controllare e trattare adeguatamente tutti quei fattori di rischio (ipertensione arteriosa, diabete, sovrappeso/obesità, livelli di colesterolo elevati, ecc.) e quelle condizioni (ad esempio cardiopatia ischemica) che possono provocarlo. Questa strategia si rivela inoltre utile per sostenere la terapia dello scompenso cardiaco.
Pertanto, è opportuno:

  • non fumare o smettere di fumare ed evitare l’esposizione al fumo passivo
  • adottare una sana alimentazione, varia ed equilibrata, ricca di fibre, frutta, verdura, cereali integrali, legumi e pesce, nonché povera di grassi di origine animale, sale e dolciumi
  • evitare o limitare il consumo di alcol, ricordandosi che per la salute è meglio astenersi dal bere alcolici, per i quali non esiste un consumo sicuro; se si beve, il limite da non superare è di 2 Unità Alcoliche (U.A.) al giorno per gli uomini di età compresa tra i 18 e i 65 anni e di 1 U.A./die per le donne e gli ultrasessantacinquenni, mentre minorenni e donne in gravidanza e allattamento non devono consumare bevande alcoliche (1 U.A. = 12 grammi di alcol puro = 330 ml di birra a 4,5° = 125 ml di vino a 12° = 40 ml di superalcolico a 40°)
  • limitare l’assunzione di caffeina (non più di 1-2 caffè al giorno)
  • praticare regolare e adeguata attività fisica, concordandola con il medico
  • tenere sotto controllo la pressione arteriosa (registrando le misurazioni su un diario)
  • tenere costantemente sotto controllo il peso (è bene pesarsi tutte le mattine e registrare il peso su un diario, avvertendo subito il medico in caso di improvviso aumento di peso, ad es. 2 Kg in 2-3 giorni) e ridurlo se si è in sovrappeso o obeso
  • fare la vaccinazione antinfluenzale ogni anno
  • riservare al sonno e al riposo un numero adeguato di ore
  • evitare vita stressante e stress termici
  • imparare a rilassarsi (anche lo yoga e la meditazione possono aiutare).

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Data di pubblicazione: 10 settembre 2021, ultimo aggiornamento 26 gennaio 2024