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La Febbre di Lassa è una malattia zoonotica virale emorragica acuta presente in Africa occidentale; il serbatoio del virus è un roditore del genere Mastomys.


immagine al microscopio

La Febbre di Lassa è causata dal virus Lassa appartenente alla famiglia Arenaviridae. Sebbene descritta per la prima volta negli anni cinquanta, il virus è stato identificato solo nel 1969. Il nome deriva dalla città nigeriana in cui si sono verificati i primi casi.

Il Lassa virus fa parte della famiglia degli Arenavirus, che possono causare due tipi principali di malattie: neurologiche ed emorragiche, queste ultime provocate dal virus Lassa e da altri virus come i virus Machupo e Junín.

L’infezione da Arenavirus è asintomatica/paucisintomatica nell’80% dei casi. Quando vi sono sintomi, questi compaiono solitamente entro 10 giorni. Un’infezione su cinque causa una malattia grave, che coinvolge diversi organi quali il fegato, la milza e i reni.

La Febbre di Lassa è una zoonosi: le persone si infettano attraverso il contatto con animali infetti. ma è possibile anche la trasmissione interumana. Il serbatoio, o ospite, animale del virus di Lassa è un roditore del genere Mastomys, frequente nella savana e nelle foreste africane, e che può essere ritrovato anche nelle abitazioni umane. L’infezione nei roditori non causa malattia, tuttavia gli animali infetti possono eliminare e diffondere il virus con le urine e le feci per lunghi periodi di tempo. 

La Febbre di Lassa è endemica in Benin (dov’è stata diagnosticata per la prima volta a novembre 2014), Ghana (diagnosticata per la prima volta in ottobre 2011), Guinea, Liberia, Mali (diagnosticata per la prima volta a febbraio 2009), Sierra Leone e Nigeria, tuttavia probabilmente esiste in altri paesi dell’Africa occidentale.

Poiché il decorso clinico della malattia è variabile, è difficile fare una diagnosi. Tuttavia, quando la presenza della malattia è confermata in una comunità, l’adozione di misure quali l’isolamento tempestivo dei pazienti affetti, buone pratiche di controllo dell’infezione e la rigorosa ricerca dei contatti può arrestare i focolai epidemici.

La diagnosi e il trattamento tempestivi sono, quindi, essenziali.

Le persone di solito si infettano per via alimentare o per inalazione.I roditori Mastomys infetti eliminano il virus con le urine e le feci: il contatto diretto con questi materiali, sia attraverso oggetti che cibi contaminati, può provocare l’infezione. In alcune zone, inoltre, questi roditori vengono utilizzati a scopo alimentare e possono infettare le persone durante la cattura e la loro preparazione come cibo.

Le persone possono inoltre inalare aerosol contaminati, durante le operazioni di pulizia domestica. Il virus si può trasmettere anche attraverso il contatto diretto con sangue, urine, feci, o altre secrezioni corporee di una persona infetta.

La trasmissione da persona a persona si verifica sia in comunità che in strutture sanitarie, dove il virus può diffondersi da dispositivi medici contaminati, quali aghi riutilizzati. È stata riportata anche la trasmissione del virus Lassa per contatto sessuale.

La febbre di Lassa colpisce qualsiasi fascia di età ed entrambi i sessi. Le persone a maggior rischio sono quelle che vivono nelle zone rurali, dove si trovano di solito i roditori Mastomys, specialmente nelle comunità affollate e con scarsa igiene. Gli operatori sanitari sono a rischio se assistono pazienti con febbre di Lassa, in assenza di adeguati dispositivi di protezione individuale e corrette misure per il controllo delle infezioni.

Il periodo di incubazione della febbre di Lassa varia da 6 a 21 giorni.

L'insorgenza della malattia, quando è sintomatica, è di solito graduale, iniziando con febbre, debolezza generale e malessere. Dopo pochi giorni possono comparire mal di testa, mal di gola, dolori muscolari, dolore toracico, nausea, vomito, diarrea, tosse e dolore addominale. Queste forme lievi si manifestano in circa l’80% dei casi.

Nei casi più gravi, si possono avere edemi del volto, liquidi nella cavità polmonare, sanguinamento da bocca, naso, vagina o del tratto gastrointestinale e pressione sanguigna bassa. Nelle fasi successive si possono osservare shock, convulsioni, tremori, disorientamento e coma.

Possono manifestarsi disturbi neurologici, incluso sordità, tremori ed encefalite. La sordità è la complicanza più comune della febbre di Lassa, sia delle forme lievi che delle forme gravi, e si verifica in circa un terzo dei pazienti e può essere permanente.

Perdita di capelli e disturbi transitori della deambulazione possono verificarsi durante la guarigione.

Il decesso di solito avviene entro 14 giorni dalla comparsa dei sintomi nei casi mortali. La malattia è particolarmente grave in gravidanza avanzata, con decesso della madre e/o perdita del feto, in più dell’80% dei casi durante il terzo trimestre di gravidanza.

Il tasso di mortalità si aggira intorno all’1%, tuttavia in pazienti ospedalizzati con casi gravi di Febbre di Lassa può raggiungere il 15%-20%. Durante le epidemie, la mortalità può raggiungere il 50% dei pazienti ospedalizzati.



Poiché i sintomi della febbre di Lassa sono vari e non specifici, la diagnosi clinica è spesso difficile, soprattutto nelle prime fasi del decorso della malattia. La febbre di Lassa è difficile da distinguere da altre febbri emorragiche virali, quale la malattia da virus Ebola, e da molte altre malattie che provocano febbre, quali la malaria, la shigellosi, la febbre tifoide e la febbre gialla.

La diagnosi definitiva richiede un test disponibile solo in laboratori specializzati (laboratori di biosicurezza BSL4). I campioni di laboratorio devono essere maneggiati con estrema cura. Infezioni da virus Lassa possono essere diagnosticate definitivamente solo in laboratorio utilizzando i seguenti test:

  • test di immunoassorbimento enzimatico (enzyme-linked immunosorbent assay, ELISA)
  • test di rilevamento dell'antigene
  • test basati sulla reazione a catena della polimerasi (Polymerase Chain Reaction, PCR)
  • isolamento del virus da colture cellulari.

Una terapia di supporto, con reidratazione e trattamento sintomatico, migliora la sopravvivenza.

Disponibile un trattamento antivirale specifico a base di ribavirina, in grado di ridurre la letalità se iniziato precocemente. Non ci sono evidenze a sostegno dell’uso della ribavirina come trattamento profilattico post-esposizione.


Prevenzione e controllo

La prevenzione della febbre di Lassa si basa sulla promozione della buona "igiene di comunità" per scoraggiare i roditori ad entrare nelle abitazioni. Misure efficaci consistono nel conservare prodotti alimentari in contenitori idonei, nello smaltimento dei rifiuti lontano dalle abitazioni, nel mantenere pulite le case e allevare gatti. Poiché i topi Mastomys sono numerosi nelle aree endemiche, non è possibile eliminarli completamente. I membri della famiglia devono essere sempre attenti ad evitare il contatto con sangue e fluidi corporei mentre assistono le persone malate.

Gli operatori sanitari che assistono pazienti sospetti o confermati devono applicare misure supplementari di controllo delle infezioni per evitare il contatto con sangue e fluidi corporei del paziente e superfici o materiali contaminati quali l'abbigliamento e la biancheria da letto. Nei contatti stretti (entro 1 metro) con pazienti con Febbre di Lassa, gli operatori sanitari devono applicare le misure di protezione standard (igiene delle mani; uso di guanti, camice, mascherina, protezione per gli occhi o schermo facciale, pratiche di iniezione sicure), droplet e da contatto.

Analogamente, i care-giver di pazienti affetti devono evitare il contatto con sangue e fluidi corporei mentre li assistono.

Anche gli operatori di laboratorio sono a rischio. I campioni prelevati dalle persone e dagli animali per effettuare il test del virus Lassa, dovrebbero essere trattati da personale formato appositamente ed analizzati in laboratori adeguatamente attrezzati in condizioni di massimo contenimento biologico.

Profilassi

Non esiste, attualmente, un vaccino che protegge contro la febbre di Lassa.

Rischio per i viaggiatori

Molto basso per la maggior parte dei viaggiatori. In rare occasioni, i viaggiatori provenienti dall'Africa occidentale hanno esportato la malattia: la febbre di Lassa deve pertanto essere presa in considerazione in pazienti con febbre di ritorno.

Per sapene di più

Le informazioni riportate hanno scopo esclusivamente informativo: non sostituiscono in alcun modo la consulenza e le indicazioni del medico di medicina generale o dello specialista.



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Data di pubblicazione: 16 luglio 2015, ultimo aggiornamento 18 aprile 2024