Ministero della Salute

FAQ - Depressione post partum

Ultimo aggiornamento:  2 aprile 2021

1. Quali potrebbero essere le cause fisiologiche della depressione post partum?

Il periodo del post partum è caratterizzato da importanti cambiamenti fisici. Nelle ore che seguono la nascita del bambino, i livelli di estrogeni e progesterone e degli ormoni prodotti dalla ghiandola tiroidea possono subire un repentino abbassamento e questo può influire sull’umore e sulle condizioni di salute della donna. Inoltre, la fatica del parto (sia naturale che cesareo) è tale che occorrono settimane prima che la puerpera possa recuperare le forze.

2.

Cos’è il “baby blues”?



La depressione post partum va distinta da una reazione piuttosto comune, denominata “baby blues” o “maternity blues”  (blues significa malinconia), caratterizzata da una indefinibile sensazione di malinconia, tristezza, irritabilità e inquietudine, che raggiunge il picco 3-4 giorni dopo il parto e tende a svanire nel giro di pochi giorni, generalmente entro i primi 10-15 giorni dal parto. La sua insorgenza è dovuta principalmente al drastico cambiamento ormonale nelle ore successive al parto (crollo degli estrogeni e del progesterone) e alla spossatezza fisica e mentale dovuta al travaglio e al parto e può verificarsi in oltre il 70% delle madri.



3. Cosa bisogna fare non appena ci si accorge del problema?

È bene parlare con il partner, amici o familiari ed esprimere le proprie sensazioni. Spesso parlare con una persona fidata è già un sollievo.
Se il problema continua è  bene parlarne anche con il proprio medico di fiducia.
Per guarire dalla depressione post partum, bisogna riconoscerla e affrontarla nel modo giusto. Il problema non si risolve da solo ignorandolo o nascondendolo. Al contrario, una depressione a lungo trascurata è causa di grande sofferenza sia per la donna che la vive sia per il suo bambino, che non riceve le cure e l’affetto di cui ha bisogno per crescere sano e felice. Dalla serenità della madre dipende quella del proprio piccolo e viceversa.



4.

Esistono metodi diagnostici per la depressione post partum?



Sì, certamente. Esistono anche strumenti di screening, per esempio l’Edinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS) o Scala di Edimburgo, un questionario di 10 item concepito come strumento di screening per migliorare l’individuazione della depressione post natale nel contesto dei servizi socio-sanitari e può essere utilizzato anche da ricercatori che intendono raccogliere informazioni sui fattori che influenzano il benessere emotivo delle neomamme e delle loro famiglie.
Dagli studi pubblicati risulta che l’EPDS è stato tradotto in oltre 20 lingue diverse; sono stati inoltre effettuati diversi studi di validazione relativi alla versione inglese e altrettanti sulle versioni tradotte in diversi Paesi.

L’EPDS è stato sviluppato negli anni '80, in quanto l’esperienza clinica accumulata sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri mostrava che la depressione unipolare, e in particolare la depressione postnatale, è un disturbo comune che causa molta sofferenza inutile alle donne e alle loro famiglie e che tale depressione poteva influenzare negativamente lo sviluppo e l’accudimento del bambino, la continuità del matrimonio e l’economia della famiglia.

A ogni donna che risulta positiva dovrebbe essere data l’opportunità di avere un colloquio clinico e un ulteriore approfondimento, generalmente entro 2 settimane.



5.

E’ più alta la possibilità per chi ha sofferto di depressione post partum di soffrirne nuovamente in occasione di una seconda gravidanza?



Ogni gravidanza è a se stante, ma va ricordato che tra i fattori di rischio per lo sviluppo della depressione in gravidanza è l’aver avuto una precedente storia di depressione (in particolare durante la gravidanza o il post-partum) o avere familiarità con la depressione. È sempre bene parlare con il medico e chiedere aiuto nel caso si ripresentino i sintomi tipici del disturbo.


Istituto superiore di sanità