Il NAS di Palermo ha condotto una delicata indagine investigativa che ha svelato un sistema illegale ideato da un medico e da una docente universitaria, direttrice dell’Unità Operativa Complessa di Endocrinologia del Policlinico del capoluogo siciliano, volto a prescrivere, fuori dalle strutture sanitarie autorizzate, terapie a base di ormone della crescita (GH). Si tratta di un farmaco, utilizzato illecitamente anche nel doping sportivo, la cui somministrazione è regolata da rigidi piani terapeutici che possono essere prescritti solo da alcune strutture e clinici appositamente autorizzati.

Il ricercatore palermitano e la direttrice del Policlinico in tre anni hanno somministrato privatamente oltre duecento piani terapeutici a base di GH a pazienti che non erano seguiti dalla struttura ospedaliera pubblica e che sono costati all’Autorità Sanitaria Provinciale più di 800 mila euro. Questa, infatti, aveva rilevato un insolito incremento dei piani terapeutici a base di ormone della crescita e segnalato, pertanto, la problematica al NAS il quale ha avviato l’indagine, scoprendo che dal 2013 al 2016 il ricercatore aveva prescritto illecitamente a 133 pazienti, seguiti privatamente, piani terapeutici a base di ormone somatropo, utilizzando il formulario identificativo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Paolo Giaccone”, grazie alla complicità della docente universitaria, clinico prescrittore autorizzato dall’Assessorato regionale per le specifiche prescrizioni.

La posizione del ricercatore è più grave di quella della direttrice, indagata per falso in atto pubblico e abuso d’ufficio, perché il medico, vincolato da un contratto di esclusiva a tempo pieno con il Policlinico, non poteva esercitare attività libero-professionale, ma solo intramoenia. Per il ricercatore è scattata, infatti, anche la denuncia per truffa aggravata ai danni dell’Università degli Studi di Palermo e quella di comparaggio perché svolgeva, dietro compenso, consulenze per una importante multinazionale farmaceutica.

I militari hanno sequestrato al medico beni immobili e denaro per complessivi 104 mila euro, somma equivalente al vantaggio economico conseguito per tre anni e derivante dal contratto di lavoro a tempo pieno che lo vincolava all’Università degli Studi di Palermo, mentre in realtà, in tale arco temporale, lo stesso effettuava attività libero-professionale esterna non autorizzata nonché attività di consulenza privata.


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Data di pubblicazione: 13 marzo 2018, ultimo aggiornamento 13 marzo 2018