Nella mattinata del 10 febbraio, in Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Bologna, Ragusa e Roma, i Carabinieri del NAS di Catanzaro e dei N.A.S. competenti per territorio stanno procedendo alla notifica di 10 avvisi di garanzia, emessi dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, P.M. Michele Sirgiovanni, nei confronti di 7 funzionari pubblici in servizio presso la Regione Calabria e 3 dirigenti di società coinvolte, ritenuti responsabili, a vario titolo, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di avvelenamento colposo di acque, di abuso d’ufficio, di omissione d’ufficio e falso.
Contestualmente, i militari del NAS hanno perquisito ed acquisito documentazione presso gli uffici dei dipartimenti Ambiente, Obiettivi Strategici e Lavori Pubblici della Regione Calabria, presso una società di Vibo Valentia e altre 2 società di Roma.
I provvedimenti sono stati emessi nell’ambito dell’indagine condotta dal NAS di Catanzaro e coordinata dalla suddetta Autorità Giudiziaria, denominata “ACQUA SPORCA DUE”, concernente l’impiego per uso potabile di acqua non idonea al consumo umano attinta dall’invaso “ALACO” ubicato al confine tra le provincie di Catanzaro e Vibo Valentia e distribuita dalla rete idrica pubblica che rifornisce la quasi totalità dei comuni della Provincia di Vibo Valentia ed alcuni comuni del Basso Ionio soveratese, in Provincia di Catanzaro, e rappresenta l’approfondimento di una precedente attività denominata “ACQUA SPORCA”, che ha già portato alla denuncia e successive richieste di rinvio a giudizio a carico di ulteriori 16 indagati, tra funzionari e amministratori pubblici, e dirigenti SORICAL, le cui notifiche sono tutt’ora in corso.
L’attività investigativa condotta dal NAS, che ha comportato lo studio e la comparazione dei dati forniti dalle ripetute analisi eseguite sulle acque campionate ed il meticoloso esame della grande quantità di documenti acquisiti o sequestrati presso vari uffici pubblici sulla realizzazione del bacino artificiale, ha evidenziato che l’invaso dell’Alaco non era mai stato classificato.
In particolare è emerso che, anziché procedere alla classificazione previa analisi delle acque del bacino, erano state analizzate e classificate le acque di due delle numerose fiumare affluenti, pertanto la classificazione in categoria A3 (“acque potabili previo trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione”) dell'invaso, attribuita dalla Regione Calabria, risultava non corrispondere al vero.
Gli inquirenti hanno riscontrato, nel corso delle indagini, una distrazione di fondi originariamente destinati all’implementazione tecnico-organizzativa dell’ARPACAL e dirottati verso un’azienda privata attraverso lo svolgimento di una gara d’appalto del “Sistema di rilevamento quali/quantitativo dei corpi idrici superficiali” della Regione Calabria (piano tutela acque) per la quale è stata illecitamente trovata la copertura finanziaria soltanto dopo la sua aggiudicazione.
Catanzaro, 11 febbraio 2015
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