Nell’ambito di predisposti servizi finalizzati alla tutela della salute pubblica, il N.A.S. Carabinieri di Roma ha effettuato una serie di controlli nel settore della produzione e commercializzazione di prodotti vitivinicoli, eseguendo 7 ispezioni ad altrettante cantine vinicole site nella provincia capitolina.

In particolare le verifiche, effettuate congiuntamente a personale del Servizio Vigilanza Antifrode dell’Ufficio delle Dogane di Roma 1, hanno consentito di individuare due cantine site nei castelli romani che commercializzavano vino comune da tavola come prodotti a “Denominazione di Origine Controllata” (DOC) o ad “Indicazione Geografica Tipica” (IGT). Tali denominazioni, di cui possono fregiarsi solo vini che hanno seguito rigidi disciplinare di produzione, conferiscono un valore aggiunto ai prodotti e ne consentono pertanto la commercializzazione a prezzi di mercato superiori rispetto ai vini “da tavola”.

Inoltre i Carabinieri del Nucleo laziale accertavano gravi violazioni di carattere amministrativo, quali la detenzione di un ingente quantitativo di vino “IGT Lazio” di ignota provenienza e privo di documenti fiscali di entrata, la presenza di alimenti mancanti di informazioni per la loro rintracciabilità, irregolarità nella tenuta delle registrazioni inerenti le movimentazioni dei prodotti vitivinicoli e nella gestione dei prodotti sottoposti ad accisa, nonché un ammanco di oltre 1.200 ettolitri di vino DOC, non rinvenuto nonostante dai registri risultasse giacente in cantina.

Al termine delle attività sono stati sequestrati 100 hl di vino IGT  irregolarmente detenuti (del valore commerciale di circa 10mila euro), denunciando alla Procura della Repubblica di Velletri i titolari delle due strutture, ai quali sono state elevate altresì sanzioni amministrative per un ammontare complessivo di 20mila euro. Dall’esame dei registri e della documentazione fiscale relativi all’entrata ed all’uscita del vino dalle due aziende sono inoltre risultate vendite di prodotto non fatturate per oltre 700mila euro, determinando così un recupero della relativa I.V.A. non versata all’erario di quasi 150mila euro, per il quale è stata interessata l’Agenzia delle Entrate.


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Data di pubblicazione: 20 settembre 2012, ultimo aggiornamento 16 gennaio 2013